Dolcificanti, se li usiamo con intelligenza possono essere alleati della salute

E se il “dolce” non fosse il nemico? In un mare di titoli allarmistici, una prova solida rimette le cose al loro posto: sostituire lo zucchero con dolcificanti può aiutare davvero a tenere il peso sotto controllo – senza mandare in tilt il microbiota.

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Un nuovo studio

Un nuovo clinical trial randomizzato europeo pubblicato su Nature Metabolism ha arruolato 341 adulti e 38 bambini con sovrappeso/obesità in quattro centri (Atene, Copenaghen, Maastricht, Pamplona). Dopo 2 mesi di dieta ipocalorica (?5% di calo ponderale), gli adulti sono passati a 10 mesi di dieta “libera ma sana” con meno del 10% di energia da zuccheri. Qui la randomizzazione: un gruppo ha sostituito i prodotti zuccherati con equivalenti contenenti dolcificanti e “sweetness enhancers” (dall’aspartame alla stevia, dai polioli come eritritolo/sorbitolo fino a carboidrati a digestione lenta e fibre dolci come gli inulino-oligosaccaridi); l’altro gruppo ha continuato con zucchero, restando sempre sotto il tetto del 10%. Risultato? In un anno, chi usava dolcificanti ha mantenuto 1,6 ± 0,7 kg di perdita in più rispetto al gruppo zucchero, senza differenze nei marker cardiometabolici. Nei bambini non si sono osservate differenze significative.

Il microbiota intestinale

La parte più interessante è “dentro” l’intestino. Nel sottogruppo analizzato, il microbiota degli adulti che hanno sostituito lo zucchero ha virato verso un profilo più “metabolicamente favorevole”: maggiore abbondanza di batteri produttori di acidi grassi a catena corta (SCFA) come Megasphaera, Megamonas, Dialister, Prevotella, Eubacterium, ecc., e un incremento di taxa produttori di metano. In parallelo, le vie metaboliche dei microbi indicavano più fermentazione di fibre e carboidrati complessi. Tradotto: una comunità più attrezzata a estrarre energia “buona” dalle fibre, potenzialmente utile a stabilizzare il peso nel tempo.

L’Oms e i dolcificanti

Perché questa storia conta? Perché nel 2023 l’OMS aveva emesso una raccomandazione condizionale a non usare i dolcificanti per il controllo del peso, basata soprattutto su studi osservazionali (che non dimostrano causa-effetto). Questa RCT lunga un anno – con dieta realistica, sostituzioni concrete e analisi del microbiota – aggiunge un mattone di qualità alla bilancia delle prove: usati al posto dello zucchero, all’interno di una dieta sana, i dolcificanti aiutano a mantenere il calo. Da notare: la linea OMS non riguardava la sicurezza tossicologica né aggiornava le dosi giornaliere ammissibili (ADI), che restano materia di altri comitati.

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Attenzione alla qualità della dieta

Il messaggio pratico, per chi lotta con zuccheri e calorie, è semplice e liberante: i dolcificanti non sono una bacchetta magica – né una licenza a “mangiare di più perché tanto è light” – ma uno strumento efficace di aderenza. Rendono sostenibile nel tempo una dieta a basso contenuto di zuccheri, cioè esattamente il contesto in cui in questo studio funzionano. Attenzione solo alla tolleranza individuale (i polioli, in eccesso, possono dare disturbi gastrointestinali) e alla qualità complessiva della dieta: fibre, proteine adeguate, verdura e attività fisica restano i veri pilastri.

Take-home messages

Ref:

https://www.nature.com/articles/s42255-025-01381-z

Aureliano Stingi, dottore in biologia molecolare, lavora nell’ambito dell’oncologia di precisione e longevità

Instagram: Aureliano _Stingi X: @AurelianoStingi

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