Esercizio fisico, un alleato contro l’Alzheimer

L’Alzheimer è la forma più comune di demenza. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), questa patologia riguarda infatti circa il 60-70% delle persone affette da demenza, che sono più di 55 milioni in tutto il mondo. Al momento non esiste una cura definitiva, né per l’Alzheimer né per le altre forme, ma esistono farmaci in grado di rallentare la progressione dei sintomi. Inoltre, la comunità scientifica sta studiando gli effetti di approcci non farmacologici – non in sostituzione, ma come complemento alla farmacoterapia. Uno fra tutti: l’esercizio fisico. Tanto che l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha inserito l’esercizio fisico come possibile raccomandazione per i pazienti affetti da demenza nelle sue ultime linee guida.

Alzheimer, possibile un nesso con le infezioni intestinali da citomegalovirus

Conferme dalla ricerca sugli animali

Una raccomandazione che trova conferma in uno studio appena pubblicato su Brain Research, sebbene condotto su animali. La ricerca, coordinata da Robson Gutierre dell’Almeria Institute of Integrative Science di São Paulo (Brasile), non ha preso in considerazione modelli animali affetti da Alzheimer, ma semplicemente animali anziani. Dimostrando che cinque minuti di esercizio fisico aerobico al giorno riduce la quantità di aggregati di proteina tau e di placche amiloidi nel cervello.

Anche se non sappiamo ancora esattamente quali siano le cause scatenanti dell’Alzheimer, l’accumulo di queste sostanze è, per così dire, fra i sospettati. O, meglio, sappiamo che l’accumulo di aggregati proteici e di placche amiloidi viene spesso osservato nel cervello dei pazienti che soffrono di Alzheimer. Inoltre, negli animali l’esercizio fisico avrebbe ridotto il livello di infiammazione dei tessuti cerebrali, un fattore di rischio per molte patologie legate all’invecchiamento.

Editing genetico contro Alzheimer e altre malattie. Si testa una nuova tecnologia

Le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità

Per quanto riguarda gli esseri umani, diversi studi mostrano che la scarsa attività fisica è uno dei fattori che contribuiscono all’insorgenza della malattia di Alzheimer. Non solo, sempre più ricerche sembrano indicare che l’esercizio fisico può essere un ottimo alleato contro la patologia (non solo a livello preventivo quindi), specialmente quando si tratta di forme di grado lieve o moderato. Tanto che nelle linee guida dell’Iss sulla diagnosi e il trattamento delle demenze, pubblicate nel 2023 e aggiornate a maggio del 2024, sono stati inseriti come possibile intervento sia l’esercizio fisico aerobico sia quello non aerobico.

“Non si tratta di una prescrizione assoluta, ma piuttosto di una raccomandazione da considerare nel contesto di un approccio migliorativo delle condizioni di vita delle persone con demenza”, precisa a Salute Antonio Guaita, geriatra e direttore della Fondazione Golgi Cenci di Abbiategrasso, fra gli esperti che hanno partecipato alla stesura del documento.

“Ci sono anche studi che mostrano, seppur in modo meno evidente rispetto agli effetti sui sintomi cognitivi, miglioramenti dell’autonomia nella vita quotidiana e della qualità di vita complessiva nei malati che praticano attività fisica. Inoltre, l’esercizio sembra migliorare la qualità del sonno dei pazienti”, prosegue l’esperto.

Alzheimer e Parkinson, il rischio aumenta per chi ha la pancia

I possibili meccanismi

Non sappiamo con certezza su quali meccanismi l’attività fisica agisca per migliorare alcuni sintomi delle demenze e in particolare dell’Alzheimer, però ci sono delle ipotesi sufficientemente fondate, spiega ancora Guaita.

In particolare, l’esercizio fisico sembra migliorare la vascolarizzazione intracranica, che tende in generale a essere peggiore nei pazienti con Alzheimer. L’attività fisica, poi, tende a migliorare il funzionamento della glia, che è una sorta di sistema immunitario del nostro sistema nervoso centrale e che svolge moltissime funzioni, dal mantenimento delle sinapsi alla regolazione dei processi infiammatori. Infine, l’esercizio fisico sembra favorire il corretto funzionamento dei sistemi fisiologici adibiti alla rimozione degli accumuli di sostanze tossiche dal cervello.

Poco è meglio di niente

Ma quali sono gli esercizi particolarmente raccomandati e con quale frequenza dovrebbero essere effettuati? “Dagli studi emerge che a fare la differenza è la partecipazione attiva da parte del paziente, che è possibile solo se le indicazioni vendono adattate in base alle esigenze di ciascuno”, sottolinea Guaita.

“Bisogna comunque tenere conto che la capacità di comprendere istruzioni complesse può essere compromessa nelle persone con Alzheimer, quindi, è importante non dare solo indicazioni vocali, ma mostrare anche fisicamente quello che va fatto, in modo che la comunicazione non passi solo attraverso il linguaggio verbale e non implichi un grosso lavoro cognitivo”.

Dal punto di vista pratico, per quanto riguarda durata e frequenza consigliate per l’esercizio fisico in questi pazienti vale la regola del “poco è meglio che niente”, prosegue l’esperto. In condizioni ottimali, cioè laddove la malattia non provochi particolari impedimenti, l’indicazione e di fare attività fisica due o tre volte per settimana. E per attività fisica aerobica si può intendere anche la semplice camminata, spiega Guaita. Inoltre, la durata di ciascuna sessione deve essere contenuta, in modo da evitare episodi di frustrazione o di eccessiva stanchezza. “Un esercizio fisico che genera distress, cioè stress inteso in senso negativo, è controproducente – conclude l’esperto – In sostanza, dobbiamo metterci in un’ottica di promozione del benessere della persona, senza badare alla performance atletica in sé”.

Condividi questo contenuto: