Farmaci per dimagrire rimborsati? Aifa gela medici e pazienti: numeri insostenibili

C’è un gran silenzio nella sala gremita dell’Auditorium Generali al centro congressi di Trieste, che ospita il congresso nazionale della Società Italiana obesità, quando si collega da Roma Pierluigi Russo, direttore tecnico-scientifico di l’Aifa, l’agenzia del farmaco che dovrà decidere – dopo l’approvazione della prima legge al mondo che riconosce l’obesità come malattia cronica – che cosa inventarsi per rimborsare i famosi farmaci che hanno rivoluzionato la terapia consentendo non solo una perdita importante di peso, ma proteggendo anche da rischi cardiovascolari, apnee ostruttive, patologie del fegato, e tutte quelle complicanze strettamente legate alla patologia obesità. Perché è chiaro che non ci sono i soldi per poter aprire a tutti e quindi bisognerà procedere cercando di stratificare tutti quanti per gravità e andando avanti gradualmente. Non a caso Russo ricorda l’arrivo dei farmaci che hanno eradicato il virus Hcv, quello dell’epatite C: sembrava che il bacino di utenza fosse enorme, ma a conti fatti erano decisamente meno, il sistema sanitario ha retto e i pazienti sono stati guariti.

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Qui però i numeri sono più alti e a fronte della quantificazione in milioni Russo alza le mani: numeri insostenibili, li definisce. Di fronte all’ammutolimento della platea, che sperava che l’approvazione di una legge specifica, la prima al mondo, comportasse quasi di conseguenza un riconoscimento in termini di rimborso, il direttore Aifa continua: “Ringrazio la Sio ma a questo punto è importante avere una connotazione e una stratificazione precisa dei pazienti, per fare delle valutazioni. Serve un ulteriore approfondimento per capire quanti sono i pazienti da prendere in carico”. E fa qualche domanda: questi pazienti saranno sempre gestiti nel tempo da uno specialista che li identificherà correttamente da un punto di vista diagnostico? O piuttosto saranno identificati solo dal peso sulla bilancia e dal medico di medicina generale? Quale dovrebbe essere il percorso e chi indagherà su eventuali abbandoni della terapia per gli effetti collaterali? E continua: “Lo dico da subito e sarò schietto – premette, tra il gelo generale, poiché la premessa non fa pensare a nulla di buono – immaginare un’apertura completa a tutti i pazienti con obesità senza diabete è una operazione impossibile in questo momento. Bisogna trovare percorsi per capire come dare delle priorità nella valutazione della presa in carico di questi pazienti”.

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C’è chi si chiede – e lo fa Esmeralda Capristo, responsabile dell’ambulatorio Obesità del Policlinico Gemelli di Roma – perché un diabetico con Bmi 27 ha il farmaco gratis e un obeso con complicanze no. E racconta di alcuni dei suoi pazienti – l’ambulatorio ne segue centinaia all’anno – che hanno esenzione per reddito e i farmaci, al costo medio di circa 400 euro al mese, non possono pagarseli. E poi ci sono quelli che sperano – lo fa anche Luca Busetto, vicepresidente Easo – che il nuovo algoritmo sulle complicanze approvato dalla società europea sia il passo giusto verso quella stratificazione dei pazienti che dovrebbe servire a dare priorità.

I numeri ballano

Intanto i numeri ballano: c’è chi parla di qualche centinaio di migliaia di pazienti candidabili all’esenzione del farmaco e chi accenna a milioni. “Ragioniamo sui 6 milioni di obesi italiani – continua Busetto – se togliamo un 20% di questi che ha il diabete e già ha il farmaco, e poi chi ha già avuto un evento cardiovascolare o un ricovero per scompenso potremmo arrivare a dei numeri ragionevoli. In ogni caso con piano terapeutico, prescrivibilità da parte di specialisti individuati dalle regioni e distribuzione per conto (i farmaci vengono acquistati dalle regioni ma dati al paziente dalle farmacie territoriali, nda) anche il controllo sulle prescrizioni è assicurato”. Ma i numeri certi, sicuri e controllabili che chiede Aifa non vengono fuori.

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Anche il ragionamento che sempre si fa – prevenire eventi cardiovascolari, renali, apnee e tutto quello che è legato all’obesità fa risparmiare in ricoveri, farmaci, esami diagnostici, giornate di lavoro – come sempre non fa breccia. La logica del sistema sanitario – sottolinea Claudio Jommi, del dipartimento di Scienze del Farmaco dell’università del Piemonte Orientale – è quella dei silos, che tiene conto soltanto dei costi sanitari in sé, quelli della gestione della patologia, e non considera la minore ospedalizzazione o la migliore qualità della vita. E tra numeri e diapositive su quello che accade in altri Paesi la certezza è una: anche chi ha messo in atto una politica molto restrittiva sulla rimborsabilità dei farmaci – come il Nice britannico – non ha avuto una riduzione complessiva dei costi. Certo, la questione costi è centrale e importante, una voragine nel sistema sanitario non converrebbe a nessuno. Ma bisogna anche ricordare – e lo fa Roberto Pella, arrivato al congresso di Trieste per raccontare qualche retroscena della sua legge sull’obesità – l’universalità del nostro sistema sanitario, che non lascia indietro nessuno. E promette il riconoscimento dell’obesità nel piano cronicità e l’introduzione nei Lea: “Un passaggio delicato e importante – dice – lavoriamo sulle coperture”.

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