Fegato di maiale modificato funziona per 10 giorni in paziente in morte cerebrale: prima volta
Il mondo dei trapianti sembra a un passo da una rivoluzione, destinata cambiare la vita di moltissimi pazienti che oggi sono costretti ad attendere un organo che potrebbe non arrivare mai. Gli xenotrapianti – ovvero l’impianto di organi animali geneticamente modificati – macinano infatti successi a passi da gigante, e in molti ormai sono convinti che nei prossimi anni inizieranno a diffondersi realmente nella pratica clinica.
Uno dei traguardi più recenti in questo campo arriva dalla Cina, dove un team di ricerca coordinato dalla Fourth Military Medical University ha appena effettuato con successo il primo trapianto di fegato di maiale su un essere umano in stato di morte cerebrale. Un esperimento, assolutamente preliminare rispetto al trapianto di organo in un paziente vivente, descritto in uno studio appena pubblicato sulle pagine di Nature.
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Gli xenotrapianti
L’idea di utilizzare organi di animale per sostituire quelli umani danneggiati da traumi o patologie esiste da moltissimo tempo. Ma è solo negli ultimi anni che inizia a sembrare una strada realmente percorribile. E il merito è non solo dei progressi fatti dalle tecniche chirurgiche moderne, ma soprattutto di quelli arrivati nel campo dell’ingegneria genetica: con le tecnologie di editing genetico più innovative, infatti, oggi è possibile modificare il genoma dei maiali – già di per loro estremamente simili agli esseri umani sul piano genetico – per ridurre il rischio di rigetto, e massimizzare l’efficienza degli organi che verranno trapiantati nei pazienti umani.
I precedenti
Nel 2022 un team dell’Università del Maryland ha effettuato il primo trapianto di cuore di maiale geneticamente modificato in un essere umano, ripetendo poi l’exploit l’anno seguente. In entrambi i casi, i pazienti sono morti per insufficienza cardiaca nell’arco di un paio di mesi dal trapianto a causa di condizioni di salute preesistenti e dell’infezione da parte di virus suini arrivati con il nuovo organo. Più successo si è avuto per ora con i trapianti di rene: il primo è stato effettuato verso la fine del 2024, concludendosi con il decesso del paziente per cause non legate alla funzionalità renale, e da allora ne sono stati effettuati già altri cinque, tra Stati Uniti e Cina, con molti dei pazienti che per ora rimangono in salute, e sono potuti tornare alla loro vita quotidiana. Per il fegato – altro organo per cui si effettuano moltissimi trapianti ogni anno e per cui esiste quindi un’importante carenza di donatori – le cose sono un po’ più complicate.
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Un organo complesso
“Cuore e rene sono organi con funzioni semplici: il primo è fondamentalmente una pompa, mentre il secondo è deputato alla produzione delle urine”, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa organizzata da Nature Lin Wang, ricercatore della Fourth Military Medical University di Xi’an che ha coordinato lo studio. “Il fegato ha funzioni molto più complesse: modula il sistema immunitario, produce la bile, l’albumina. È quindi un organo molto più difficile nell’ottica di uno xenotrapianto, perché tutte le funzioni che svolge nell’organismo dei maiali devono essere mantenute anche in quello degli esseri umani”.
Le sperimentazioni sul fegato in fase iniziale
È per questo motivo che le sperimentazioni sugli xenotrapianti di fegato sono ancora in fase molto iniziale. Nel loro studio, i ricercatori cinesi hanno utilizzato il fegato prelevato da un maiale nano, con sei geni modificati in modo da eliminare alcuni meccanismi coinvolti nel rigetto, migliorarne la compatibilità e ridurre il rischio di infezione con virus suini. Trattandosi di uno studio preliminare, il fegato è stato trapiantato su una persona in stato di morte cerebrale, previa autorizzazione da parte dei famigliari, con una operazione definita di “trapianto ausiliario” che prevede l’impianto dell’organo in una sede diversa da quella naturale, i modo da lasciare in sede l’organo originale.
I risultati
L’esperimento è durato 10 giorni, al termine dei quali il fegato di maiale è stato rimosso per volontà dei parenti del ricevente. Nel frattempo, i ricercatori hanno monitorato la funzionalità del fegato impiantato, il flusso di sangue al suo interno, la risposta infiammatoria dei tessuti e la produzione di bile e di albumina. A detta degli autori dello studio tutti i parametri sono risultati soddisfacenti. Nonostante questo, è presto per dire se lo xenotrapianto di fegato si rivelerà effettivamente un’opzione percorribile.
Capire se può tenere in vita un essere umano
“Bile e albumina sono state prodotte in quantità inferiore a quella che si vede in un fegato umano, e quindi non possiamo dire se sarebbero sufficienti per supportare il nostro organismo – ha sottolineato Wan – l’esperimento comunque per noi si è concluso con un successo: abbiamo stabilito che il fegato di maiale può sopravvivere e funzionare nel corpo umano. Il prossimo passo sarà capire se può tenere in vita un essere umano: in realtà abbiamo già effettuato un esperimento di questo tipo proprio nelle scorse settimane, sostituendo il fegato di una persona in stato di morte cerebrale, e dovremmo pubblicare i risultati nei prossimi mesi”.
Una opzione ponte
Se i risultati degli esperimenti del gruppo di Wan continueranno ad essere positivi, il ricercatore immagina un futuro in cui gli xenotrapianti di fegato di maiale potrebbero rappresentare un’opzione “ponte”, per permettere ai pazienti con insufficienza epatica grave di attendere in sicurezza la disponibilità di un organo umano. Visto lo stato di avanzamento della ricerca, è impossibile però fare previsioni sui tempi che serviranno per trasformare gli xenotrapianti di fegato in una realtà clinica.
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