Fibrillazione atriale, la cura giusta ce la dirà l’intelligenza artificiale

A volte si punta sulla termoablazione. In altri casi l’energia per “spegnere” i punti di partenza dell’aritmia si basa sul freddo. O ancora, con l’elettroporazione, si agisce con impulsi elettrici intensi e rapidi per annullare i punti di partenza della fibrillazione atriale, l’aritmia più diffusa nella popolazione, particolarmente temibili visto che innalza fino a cinque volte il rischio di andare incontro ad un ictus. Ma non sempre questi trattamenti hanno successo. E la conformazione geografica delle zone che fanno da “interruttore” per il disturbo del ritmo diventa la variabile fondamentale per capire se e quanto le terapie risolveranno il quadro.

Per aumentare ancora le probabilità di effettuare questi trattamenti quando davvero possono essere più utili, in futuro, ci aiuterà l’Intelligenza Artificiale. Come? Grazie a modelli sintetici di cicatrici cardiache che ripetono quelle osservabili nel cuore del paziente, permettendo di “prevedere” l’esito delle cure proprio grazie all’AI. A proporre questa soluzione, in una ricerca presentata su Frontiers in Cardiovascular Medicine, sono gli esperti della Queen Mary University di Londra (primo autore Alexander Zotolarev).

Così l’Intelligenza Artificiale dirà chi è più a rischio infarto e non solo

Studio sulle cicatrici

Lo strumento crea modelli sintetici ma clinicamente accurati di tessuto cardiaco fibrotico, ovvero ripercorre le cicatrici che si possono trovare nel cuore e spesso sono alla base del disturbo del ritmo. La fibrosi crea tessuto cicatriziale nel cuore: spesso questo fenomeno segue il naturale processo di invecchiamento, in altri casi dipende direttamente dalla presenza della fibrillazione atriale. Il problema è che queste aree di tessuto fibroso rigido possono interrompere il sistema elettrico cardiaco, causando potenzialmente il battito cardiaco irregolare caratteristico della fibrillazione atriale. Attualmente le cicatrici vengono studiate attraverso speciali risonanze magnetiche. Ed è importante avere questa “mappa” del tessuto fibrotico, visto che può influire sulle possibilità che l’ablazione migliori il quadro clinico del paziente e sia utile per spegnere la fibrillazione atriale. Infatti I tassi di successo di questo approccio sono variabili e trovare una sorta di “valutazione” super partes in termini di appropriatezza appare fondamentale.

Dopo un ictus, con l’Intelligenza Artificiale si può ridurre di un quarto il rischio di ischemia cerebrale e di infarto

Oltre la Risonanza Magnetica

“La risonanza magnetica fornisce informazioni vitali sulla fibrosi cardiaca, ma ottenere un numero sufficiente di scansioni per un addestramento completo con l’intelligenza artificiale è difficile – è il commento di Zolotarev. Abbiamo addestrato un modello di intelligenza artificiale su sole 100 scansioni reali di pazienti con fibrillazione atriale”. Il sistema ha quindi generato altri 100 modelli di fibrosi che imitano accuratamente la cicatrizzazione cardiaca reale: questi sono poi stati impiegati per simulare le prestazioni di diverse strategie di ablazione in varie anatomie di pazienti. Importante: applicando questi approcci creati dall’Intelligenza Artificiale a modelli cardiaci 3D e procedendo con ablazione, si sono avuti in termini in termini di previsione dati altrettanto affidabili di quelli registrati utilizzando dati dei pazienti. Il che significa evitare problemi di privacy e non solo.

Curate bene lo scompenso cardiaco? Ve lo dirà l’Intelligenza Artificiale

Il valore della simulazione

La ricerca evidenzia il ruolo dell’AI come strumento di supporto clinico. Insomma. come segnala Zolotarev, non si punta a sostituire il giudizio dello specialista ma piuttosto a “fornire ai medici un simulatore sofisticato, che consenta loro di testare diversi approcci terapeutici su un modello digitale della struttura cardiaca unica di ciascun paziente prima di eseguire la procedura vera e propria”. Magari, aggiungiamo, con una ancor maggiore appropriatezza ed un più valido controllo dei costi sanitari, anche alla luce dell’impiego delle nuove tecnologie per l’ablazione (la più recente e molto interessante è l’elettroporazione), che permettono di ottenere ottimi risultati nella cura della fibrillazione atriale. “Nella sua forma parossistica la zona da trattare con l’ablazione è indiscutibilmente lo sbocco delle vene polmonari in atrio sinistro, effettuandone l’isolamento elettrico – commenta Giulio Molon, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia Irccs Sacro Cuore di Negrar (Verona). Ma nelle recidive dopo la prima ablazione, oppure nella sua forma persistente, sappiamo che dobbiamo cercare di isolare altre zone dell’atrio sinistro per “spegnere” l’aritmia. Per individuare queste aree, lo studio dell’atrio con Risonanza Magnetica abbinato a tecniche di AI descritto nella ricerca mostra un buon potenziale e potrebbe integrarsi con le tecnologie già in nostro possesso per aumentare l’efficacia dell’ablazione, ridurre il carico di fibrillazione atriale e migliorare i sintomi e la prognosi delle persone che ne soffrono”.

Ictus, con l’intelligenza artificiale la cura è più veloce

Condividi questo contenuto: