Fibrillazione atriale per lui, tachicardia per lei: così il genere incide sul ritmo del cuore

Il cuore della donna tende più facilmente ad accelerare e a sviluppare tachicardia. Quello dell’uomo invece va più facilmente incontro ad aritmie vere e proprie, come la fibrillazione atriale. Dietro a questa sommaria differenza di genere nelle tendenze dei battiti cardiaci, con più comune aumento della frequenza nelle donne e maggiori alterazioni patologiche negli uomini, ci sarebbe la predisposizione genetica. In particolare, a spiegare l’accelerazione dei battiti nella donna ci sarebbero livelli più elevati di due specifici geni, TBX3 e HCN1. Al contrario, un identikit genetico maggiormente predisposto all’infiammazione e quindi allo sviluppo di disturbi elettrici lungo le vie di controllo del cuore, con conseguenti aritmie, sarebbe più comune negli uomini. A spiegare perché le donne tendono ad avere battiti cardiaci più rapidi mentre gli uomini sono più inclini a sviluppare ritmi irregolari come la fibrillazione atriale è arrivata una ricerca degli esperti dell’Università dell’Ohio, coordinata da Vadim Fedorov e pubblicata su Circulation: Arrythmia and Electrophysiology.

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La chiave nel nodo senoatriale

Per spiegare cosa accade, bisogna concentrare l’attenzione sul nodo senoatriale. Questo è il pacemaker naturale, che in pratica innesca (ovviamente senza che ce ne rendiamo conto) ogni battito cardiaco normale. La sua attività seguirebbe schemi genetici legati al genere. Le donne possiedono geni che aiutano il loro cuore a battere più velocemente, mentre negli uomini sono presenti reti genetiche che più facilmente potrebbero portare a a problemi cardiaci come appunto la fibrillazione atriale e conseguente rischio aumentato di ictus. “Abbiamo scoperto per la prima volta che i geni che controllano il funzionamento del nodo senoatriale sono influenzati dal genere – commenta in una nota Fedorov. Questo aiuta a spiegare perché le donne hanno generalmente una frequenza cardiaca più rapida e sono più inclini a sperimentare una tachicardia sinusale inappropriata, mentre gli uomini corrono un rischio maggiore di disturbi della frequenza cardiaca come il blocco di conduzione e la fibrillazione atriale”.

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In futuro terapie di genere

Gli studiosi hanno preso in esame cuori umani donati alla ricerca per studiare specificamente gruppi di geni legati alle cellule “segnapassi” del nodo senoatriale. Si tratta di unità cellulari che sono responsabili della generazione e del mantenimento della frequenza cardiaca. Hanno analizzato geni e vie coinvolte nella stimolazione, nel metabolismo, nell’infiammazione e nel rimodellamento legato alla fibrosi, identificando modelli distinti legati al genere. “Le donne hanno mostrato livelli più elevati di TBX3 e HCN1, due geni chiave che contribuiscono a ritmi cardiaci più rapidi – fa sapere Ning Li, coautore dello studio. Al contrario, i cuori maschili presentavano una maggiore attività nelle reti geniche correlate all’infiammazione e alla produzione di collagene, che possono interferire con la segnalazione elettrica e aumentare il rischio di aritmie”.

In futuro, grazie a queste analisi, si potrebbe arrivare a terapie di genere per le aritmie. “La ricerca offre un interessante contributo a terapie sempre più mirate e specifiche per ogni singolo paziente, evidenziando una diversa presentazione genetica tra uomini e donne che potrebbe sfociare in un diverso approccio nelle misure di prevenzione e nella terapia delle aritmie, con scelte più specifiche di farmaci o di procedure di ablazione – commenta Giulio Molon, direttore della Cardiologia presso l’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Ed è un passo avanti importante nella medicina di genere che sta sempre più valorizzando un approccio dedicato, in cardiologia, alla donna”.

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Come nascono i battiti

Il cuore è un muscolo involontario, che riesce a far partire da solo gli impulsi della contrazione e trasmetterli fino alla più periferica delle sue cellule. Tutto questo grazie ad un “centro direzionale” delle contrazioni che si chiama nodo del seno. Questo è un organo piccolo come un grano di miglio, che si trova nell’atrio destro, vicino al punto in cui sboccano le vene cave. In questo “granello” quasi invisibile ma tanto importante, quasi per miracolo, nasce in maniera del tutto autonoma lo stimolo alla contrazione che si propaga prima all’atrio, dando il via alla contrazione del miocardio in questa zona. Poi il “segnale” passa al nodo atrioventricolare, la “stazione” che smista e fa da filtro evitando che un’attività elettrica tropo veloce (ad esempio per fibrillazione atriale) scenda ai ventricoli. In pratica quindi protegge da frequenze atriali eccessivamente elevate. La linea prosegue verso il basso nel fascio di His, che nasce dal nodo atrioventricolare e scende biforcandosi presto in una branca sinistra ed una destra. Infine, con “binari” sempre più piccoli, i segnali scendono poi verso la parte più bassa dei due ventricoli.

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