Frutta e verdura? Proteggono (anche) la salute dei polmoni

Una mela al giorno forse non toglie il medico di torno, ma almeno protegge la salute dei polmoni. Quelli delle donne, in modo particolare. Lo mostra uno studio appena presentato all’ERS, il Congresso della Società Respiratoria Europea, dal 27 settembre al primo ottobre ad Amsterdam.

La ricerca – uno studio osservazionale non ancora sottoposto a peer-review – è stata condotta da Pimpika Kaewsri, dottoranda del Centro per la Salute Ambientale e la Sostenibilità dell’Università di Leicester (UK). E dimostra come il consumo quotidiano di frutta (e verdura) possa ridurre gli effetti dannosi delle particelle inquinanti sulla funzione respiratoria, soprattutto nel sesso femminile. Una sorta di scudo naturale sostenuto dall’azione antiossidante e antinfiammatoria di alcune varietà vegetali, a protezione dei polmoni troppo spesso aggrediti da sostanze nocive disperse nell’aria che respiriamo.

Un nemico invisibile

Che l’inquinamento atmosferico abbia conseguenze sulla salute respiratoria è noto da decenni, e sono numerose le evidenze scientifiche del legame diretto tra esposizione all’aria inquinata e riduzione della capacità polmonare. Se si pensa che oltre il 90% della popolazione globale vive in aree dove i livelli di inquinamento atmosferico superano le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le dimensioni del fenomeno appaiono allarmanti. A preoccupare, in modo particolare, sono le PM2.5, particelle microscopiche con un diametro di 2,5 micrometri o inferiore, prodotte principalmente dai gas di scarico dei veicoli e dai processi industriali. E’ quello che chiamiamo “particolato fine”, una delle forme più insidiose di inquinamento, perché la dimensione ridottissima di queste particelle permette loro di penetrare in profondità nei polmoni e nel sistema circolatorio.

Lo studio su 200.000 partecipanti

Allo stesso modo, molte ricerche hanno già sottolineato come un’alimentazione ricca di frutta e verdura sia associata a una migliore funzione respiratoria. Ma fino ad oggi nessuno aveva indagato se esistesse una relazione diretta tra dieta e protezione dagli effetti dell’inquinamento. Per approfondire questo tema, Kaewsri ha analizzato i dati di circa 200.000 persone contenuti nella UK Biobank, la più vasta banca dati contenente informazioni biologiche, sanitarie e relative allo stile di vita, a disposizione degli scienziati per ricerche di interesse pubblico. L’indagine di Kaewsri ha messo in relazione le abitudini alimentari dei soggetti – con particolare attenzione al consumo di frutta, verdura e cereali integrali – con la loro funzione polmonare e l’esposizione alle polveri sottili PM2.5.

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La frutta protegge soprattutto le donne

I risultati dello studio hanno rivelato un dato sorprendente: nelle donne che consumavano quattro o più porzioni di frutta al giorno, la riduzione della funzione polmonare causata dall’inquinamento era significativamente minore rispetto a quelle che ne consumavano di meno. Nello specifico, per ogni aumento di cinque microgrammi per metro cubo di PM2.5 nell’aria, il gruppo con basso consumo di frutta mostrava una riduzione di 78,1 millilitri nella capacità respiratoria forzata (FEV1), mentre il gruppo con alto consumo di frutta registrava una riduzione di soli 57,5 millilitri. “La nostra ricerca ha confermato che una dieta sana è collegata a una migliore funzione polmonare sia negli uomini che nelle donne, indipendentemente dall’esposizione all’inquinamento atmosferico”, spiega Kaewsri. “Ma è emerso che le donne che consumavano quattro porzioni di frutta al giorno o più, sembravano avere una minore riduzione della funzione polmonare associata all’inquinamento atmosferico”. Risultando insomma più protette.

Antiossidanti contro l’infiammazione

Il meccanismo alla base di questo effetto protettivo affonda le radici nelle proprietà naturali della frutta. Gli antiossidanti e i composti antinfiammatori presenti nei frutti potrebbero aiutare a contrastare lo stress ossidativo e l’infiammazione causati dalle particelle sottili, compensando parzialmente gli effetti dannosi dell’inquinamento atmosferico sulla funzione polmonare. A spiegare il maggior effetto nelle donne potrebbe essere il fatto che gli uomini considerati nello studio riportavano in media un consumo di frutta inferiore rispetto alle donne, il che potrebbe spiegare perché l’effetto protettivo sia stato osservato principalmente nel sesso femminile.

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Le implicazioni per la salute pubblica

C’è però da sottolineare un aspetto importante: l’accesso a una dieta sana è vincolato dalle condizioni economiche dei singoli individui, nel senso che non tutti, all’interno di una popolazione, possono permettersi di comprare i cibi più sani. Insieme al grado di istruzione, infatti, lo status socio-economico è considerato uno dei più importanti “determinanti di salute”, ovvero quei fattori che influenzano in modo positivo il benessere generale di una persona. E su questo punto – ricorda a Salute Sara De Matteis, docente di Medicina del Lavoro dell’Università di Torino, e presidente del gruppo di esperti della Società Respiratoria Europea per la salute occupazionale e ambientale, non coinvolta nella ricerca – è importante agire. “Una dieta sana e ricca di vegetali dovrebbe essere promossa nella popolazione a partire dalla scuola primaria, non solo per prevenire le malattie croniche, ma anche per ridurre l’impronta di carbonio delle diete ricche di carne”. Un circolo virtuoso, insomma, tra alimentazione, salute e ambiente.

Non ci sono livelli di inquinamento sicuri

I risultati della ricerca di Kaewsri sono insomma positivi, ma vanno interpretati alla luce delle strategie socio-sanitarie e politiche dei governi. Che – continua De Matteis – non devono sentirsi esonerati dalle politiche ambientali per ridurre l’inquinamento atmosferico. Non esistono infatti livelli di esposizione sicuri. E soprattutto non sarebbe giusto trasferire le responsabilità della politica ai singoli individui, le cui scelte alimentari sono spesso vincolate da necessità economiche. Ben venga la frutta, insomma, ma solo se si agisce contemporaneamente anche sulle cause dell’inquinamento atmosferico. E sulle condizioni economiche della popolazione.

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