Herpes zoster, in chi si vaccina minor rischio di infarto, ictus e scompenso cardiaco
Da qualche tempo si sa che l’apparato cardiovascolare potrebbe essere “sotto attacco” in caso di riaccensione dell’Herpes zoster, visto che l’infezione e la risposta dell’organismo potrebbero facilitare la comparsa di infiammazioni e alterazioni vascolari croniche. E quindi favorire un maggior rischio di eventi cardiovascolari. Pensate: una ricerca apparsa qualche tempo fa sul Journal of American Heart Association, condotta dagli esperti del Brigham and Women’s Hospital, ha dimostrato che la recidiva virale si associa a un rischio a lungo termine superiore di oltre il 30% di un grave evento cardiovascolare come un ictus o un infarto.
Ora arriva una prova che corrobora l’ipotesi di tenere sotto controllo il virus. Perché in chi si vaccina (lo studio ha preso in esame persone sottoposte a vaccinazione con vaccino vivo attenuato) calerebbe del 23% il rischio di eventi cardiovascolari, come ictus, insufficienza cardiaca e malattie delle coronarie con ischemia ed infarto. La ricerca, coordinata da Professor Dong Keon Yon della Kyung Hee University College di Seul, ha preso in esame più di un milione di persone ed è stata pubblicata sull’European Heart Journal.
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Protezione per chi è più a rischio
Secondo quanto riporta lo studio, l’effetto protettivo in chiave cardiovascolare della vaccinazione si mantiene fino ad otto anni e sarebbe particolarmente significativo per chi non ha uno stile di vita particolarmente salutare, come i fumatori e chi consuma frequentemente alcolici o non pratica attività fisica, oltre che per gli under-60 e gli uomini.
Nella ricerca sono stati coinvolti 1.271.922 persone di età pari o superiore a 50 anni residenti in Corea del Sud: per tutti sono stati raccolti dati su eventuale vaccinazione per Herpes zoster con vaccino vivo attenuato, combinandoli con informazioni sul benessere dell’apparato cardiovascolare oltre ad altri parametri medici e sociali. In generale, come detto, tra le persone che hanno ricevuto il vaccino, il rischio di eventi cardiovascolari è risultato inferiore del 23%. Ma attenzione: il calo del rischio si è rivelato ancor più significativo e pari al 26% per gli eventi cardiovascolari maggiori (ictus, infarto o morte per malattie cardiache) e per insufficienza cardiaca. L’effetto protettivo è stato più forte nei due o tre anni successivi alla somministrazione del vaccino, ma comunque si è osservata una durata della protezione fino a otto anni.
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L’importanza della prevenzione
Come segnala in una nota della Società Europea di Cardiologia (ESC) lo stesso Yon, “lo studio suggerisce che il vaccino contro l’Herpes zoster può contribuire a ridurre il rischio di malattie cardiache, anche in persone senza fattori di rischio noti, anche oltre la prevenzione dell’Herpes zoster stesso. Esistono diverse ragioni per cui il vaccino può aiutare contribuire a ridurre le malattie cardiache. L’infezione può danneggiare i vasi sanguigni, creando infiammazione e facilitando la formazione di coaguli che possono portare a malattie cardiache. Prevenendo l’Herpes zoster, la vaccinazione può ridurre questi rischi. Il nostro studio ha riscontrato maggiori benefici nei giovani, probabilmente grazie a una migliore risposta immunitaria, e negli uomini, probabilmente a causa di differenze nell’efficacia del vaccino”. Ripetiamo. Pur trattandosi di uno studio molto ampio, che ha seguito una popolazione generale sana fino a 12 anni, i dati sono stati raccolti sul vaccino a virus vivo attenuato. Quindi ora si punta a confermare queste osservazioni con il vaccino ricombinante.
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Perché si teme l’Herpes zoster
L’Herpes zoster, più comunemente noto come “Fuoco di Sant’Antonio”, è la riattivazione del virus varicella zoster che colpisce le strutture nervose. Alla riattivazione, di solito, si associa una dolorosa eruzione cutanea che, nonostante possa manifestarsi in qualsiasi parte del corpo, compare più frequentemente su un solo lato del torace o dell’addome sotto forma di una singola striscia di vescicole.
Le statistiche dicono che più o meno una persona su tre è destinata a sviluppare un episodio di reinfezione nella vita, soprattutto dopo i 50 anni. Sopra gli 85 anni una persona su due fa i conti con il quadro clinico, che compare prevalentemente a livello toracico, anche se ci possono essere altre localizzazioni, e interessa tipicamente un solo lato del corpo. Oltre alle lesioni, che possono comparire anche sul viso, interessando l’occhio e il nervo ottico, possono essere presenti febbre, bruciore e cefalea. Particolarmente temuta, infine, è la nevralgia post-erpetica, che si può mantenere nel tempo anche dopo che sono scomparse le lesioni.
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