Infarto e ictus, con semaglutide scende il rischio in chi ha il diabete
Diabete, sovrappeso e obesità aumentano il rischio di infarto e ictus. Ed è quindi fondamentale, pur con l’attenzione allo specifico caso e alle strategie da tenere in base alle indicazioni del medico, proteggere al meglio dalle patologie cardiovascolari chi si trova in queste condizioni. Su questo fronte, la prevenzione farmacologica segna un passo avanti. Nei soggetti ad elevato rischio cardiovascolare per la presenza di diabete o anche per sovrappeso ed obesità pur se in assenza dell’incremento patologico della glicemia, il trattamento con semaglutide consente di ridurre le probabilità di infarto, ictus o morte per cause cardiovascolari.
A dirlo sono due studi presentati al congresso dell’American College of Cardiology (ACC) in corso a Chicago che mostrano una diminuzione dei rischi grazie all’assunzione di questo agonista del GLP-1 in soggetti per i quali il trattamento farmacologico risulta indicato, appunto per la presenza di diabete ed obesità.
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L’impatto preventivo in chi soffre di diabete
Sul fronte delle persone con diabete di tipo 2 ad elevato rischio cardiovascolare per la presenza di patologie a carico di cuore e vasi o di malattia renale cronica, buone notizie vengono dai risultati dello studio internazionale multicentrico SOUL. Lo studio, co-diretto da John Buse e Matthew Cavender, dell’Università della Carolina del Nord, ha preso in esame la versione orale del farmaco dimostrando che può ridurre significativamente gli eventi cardiovascolari nelle persone con diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari aterosclerotiche e/o malattie renali croniche.
“Gli attacchi cardiaci e gli ictus sono tra le complicanze più comuni e devastanti del diabete – è il parere di Buse”. Lo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine in concomitanza con la presentazione al congresso, ha coinvolto 9650 soggetti con queste caratteristiche, sottoposte a trattamento con semaglutide per via ora o placebo e monitorate per cinque anni. Il trattamento con farmaco attivo (nel 49% dei casi con aggiunta di un farmaco inibitore SGLT2 ovvero di una gliflozina come parte del trattamento standard), ha ridotto del 14% il rischio di infarto, ictus e morte per cause cardiache. Attenzione. Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC), ricorda come “l’effetto di protezione cardiovascolare sia netto, oltre che indipendente dall’eventuale trattamento con altri farmaci indicati nella terapia per il diabete (SGLT2). L’utilizzo della pillola con semaglutide migliora la salute di cuore e vasi e previene la progressione dell’aterosclerosi. L’agonista GLP-1 ha un’efficacia superiore rispetto a qualsiasi altra terapia orale anche nella riduzione dei valori di emoglobina glicata e nella diminuzione del peso corporeo, e tutto questo si traduce in una consistente azione protettiva sull’apparato cardiovascolare”. Il tutto, va detto, con un’ulteriore conferma di sicurezza e tollerabilità d’uso di semaglutide.
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Quanto pesa la glicemia sul cuore
Il diabete rappresenta uno specifico fattore di pericolo per la circolazione: le persone con diabete di tipo 2 presentano un sostanziale raddoppiamento delle probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto a quelle che non presentano la patologia metabolica, pur se appare difficile sapere quali indicatori specifici possano rivelare chi corre i maggiori pericoli legati alla malattia. Rimane però nella pratica una certezza.
“Una persona con diabete su tre ha anche una malattia cardiovascolare, perciò, è cruciale avere terapie che possano incidere su entrambe le condizioni – precisa Ciro Indolfi, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia (FIC). Il meccanismo d’azione e gli effetti di semaglutide orale rendono questo trattamento il gold standard per intervenire tempestivamente sulla riduzione del rischio cardiovascolare nelle persone con diabete di tipo 2”.
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L’esperienza della vita reale
Oltre il diabete, come si sa, sovrappeso e soprattutto obesità rappresentano elementi di pericolo per la salute cardiovascolare. In questo senso, seppur con monitoraggi limitati nel tempo nella vita reale, il trattamento con semaglutide per via iniettiva si è associato ad una riduzione del 57% del rischio relativo di infarto, ictus e mortalità per tutte le cause e ad una diminuzione del 45% considerando anche il rischio relativo di ricoveri ospedalieri per scompensa o procedure di angioplastica. I dati emergono dallo studio internazionale retrospettivo e osservazionale SCORE, condotto su 27.963 persone adulte con malattia cardiovascolare conclamata in sovrappeso od obesi, ma senza diabete di tipo 2. “Grazie al suo meccanismo d’azione unico, che consente il controllo della glicemia ma anche una riduzione consistente del peso corporeo, questo farmaco è una valida opzione per tutte le persone ad alto rischio cardiovascolare indipendentemente dalla presenza del diabete e/o dell’obesità – conclude Perrone Filardi. Semaglutide inoltre protegge cuore e vasi a prescindere dalla formulazione scelta, perché è efficace sia per via iniettiva sia per via orale, e in gruppi diversi di pazienti che sono accomunati da un alto rischio cardiovascolare e dalla presenza di una delle indicazioni per l’utilizzo del farmaco, che sia la glicemia alta o il peso in eccesso”.
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