Infarto, le lesioni “pericolose” nei vasi diranno chi è a rischio recidiva grazie all’AI

Arrivare presto in ospedale quando si ha un infarto è fondamentale. La rapidità delle cure consente di limitare il danno cardiaco e ridurre le conseguenze a lungo termine. Ma il vero problema inizia dopo. Nonostante terapie mirate e controlli accurati dei fattori di rischio – come colesterolo LDL e pressione arteriosa – circa un paziente su sei va incontro a un nuovo infarto entro due anni. E sapere in anticipo chi corre più rischi potrebbe fare la differenza.

A dirlo è uno studio coordinato da Jos Thannhauser e Rick Volleberg del Centro Medico Universitario Radboud di Nimega, pubblicato su European Heart Journal. A rispondere a questa domanda, in futuro, potrebbero essere le valutazioni da parte dell’Intelligenza Artificiale delle immagini raccolte all’interno delle arterie coronariche grazie a una telecamera miniaturizzata.

Lo studio, condotto su 438 pazienti reduci da infarto, mostra come una combinazione di tecnologie avanzate – una telecamera miniaturizzata che fotografa dall’interno le coronarie e un sistema di Intelligenza Artificiale – possa individuare le placche più vulnerabili, cioè quelle che potrebbero causare un nuovo evento cardiovascolare.

Infarto e placche delle coronarie, l’Intelligenza Artificiale dirà chi rischia di più

Come funziona la telecamera

La tecnologia utilizzata si chiama tomografia a coerenza ottica (OCT). Inserita in un vaso sanguigno tramite un catetere, permette di visualizzare con una risoluzione microscopica la parete delle arterie coronarie. È già usata nella pratica clinica per guidare l’angioplastica e verificare il corretto posizionamento degli stent. Ma finora l’attenzione dei medici si è concentrata solo sul punto dell’occlusione responsabile dell’infarto. L’idea dei ricercatori olandesi è stata diversa: mappare intere arterie e, grazie all’AI, analizzare le immagini in profondità. I risultati sono promettenti: l’algoritmo ha saputo identificare le placche pericolose con la stessa precisione dei laboratori specializzati – considerati il gold standard internazionale – e soprattutto ha predetto con più accuratezza di altri metodi chi avrebbe avuto un nuovo infarto o un decesso nei due anni successivi.

Così l’Intelligenza Artificiale dirà chi è più a rischio infarto e non solo

Terapie ad personam

“Se sappiamo chi ha placche ad alto rischio e dove si trovano, in futuro potremmo personalizzare la terapia farmacologica o persino posizionare stent preventivi – spiega in una nota Volleberg”. L’ipotesi apre scenari di medicina sempre più su misura, in cui non solo si cura l’infarto, ma si prevengono le sue recidive. Oggi, però, l’analisi completa delle immagini OCT è complessa e viene eseguita solo in pochi laboratori altamente specializzati. L’intelligenza artificiale potrebbe trasformare questo passaggio in una procedura di routine, rapida e accessibile. “Siamo ora un passo più vicini alla scansione integrale delle coronarie nella pratica clinica – osserva Jos Thannhauser, coordinatore della ricerca – ma ci vorranno ancora alcuni anni prima che diventi realtà”.

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Una nuova frontiera

“Il messaggio per i pazienti resta chiaro: i controlli sui fattori di rischio, la corretta assunzione dei farmaci e gli stili di vita sani sono oggi l’arma più potente per prevenire recidive – fa sapere Italo Porto, Ordinario di Malattie Cardiovascolari all’Università di Genova e cardiologo Interventista. Ma la prospettiva aperta dalla ricerca olandese è quella di una cardiologia sempre più predittiva, dove l’AI diventa alleata dei medici per anticipare il rischio prima che il cuore torni a “spezzarsi”.

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