Influenza B in Italia: quando ci sarà il picco di casi

Il picco sta per arrivare, è previsto a giorni, entro marzo. L’influenza B, a fine stagione invernale, è il nuovo virus che attacca gli italiani, specie bambini e ragazzi. È  il primo “regalo” di primavera, e colpisce più spesso l’intestino, senza però risparmiare le vie respiratorie. Un virus in grado di contagiare velocemente e riempire i Pronto soccorso (specie pediatrici) degli ospedali.

Influenza B, i sintomi più diffusi del virus intestinale

Di cosa si tratta

Ma di cosa stiamo parlando? Cos’è l’influenza B? Il termine influenza si riferisce alla malattia causata dal virus influenzale, ma è in genere usato non correttamente perché spesso associato a tutte quelle malattie simili provocate da altri patogeni respiratori virali. La classificazione dei virus influenzali è di tipo A, B, o C in base alle nucleoproteine e alle proteine della matrice.
Perché si parla di influenza B? Perché è uno dei sette generi di virus che fanno parte della famiglia Orthomyxoviridae, dei virus a RNA a singolo filamento e polarità negativa. Vengono distinti tra di loro per le differenze nelle nucleoproteine e nella proteina matrice. Mentre l’Influenzavirus A provoca tutte le pandemie di influenza e infetta l’uomo, nonché i mammiferi e gli uccelli, la B riguarda solo l’uomo (e qualche caso di pinnipedi, in particolare le foche).

Le classi di influenza

Ma non finisce qui, perché ci sono anche l’Influenzavirus C, che colpisce umani e suini, e l’Influenzavirus D, che infetta suini e bovini.
Gli altri tre generi sono gli isavirus, che non riguardano gli uomini, ma pesci, vertebrati e invertebrati. I casi di influenza B sono meno frequenti rispetto alla A, che viene considerata influenza stagionale per antonomasia e che presenta picchi in pieno inverno. Invece, l’Influenzavirus B spesso è più presente nel passaggio tra l’inverno e la primavera. Colpisce soprattutto le persone con difese immunitarie ancora non pienamente formate o indebolite. Il primo caso è quello dei bambini e dei ragazzi, che vanno a scuola e quindi in un ambiente in cui i virus circolano più facilmente; i secondo coinvolge gli anziani.

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Pregliasco: “Le tre caratteristiche del contagio”

“Parliamo, sbagliando, di stagione e di virus influenzale”. Esordisce in questo modo il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi di Milano. Poi entra nel merito: “Con la pandemia Covid ci siamo resi conto che i virus respiratori in circolazione sono molti e che la stagione influenzale da anni prosegue oltre l’inverno – spiega -. A dare filo da torcere è la famiglia dei virus Orthomyxoviridae, in pratica dell’influenza, gruppo che prevale nell’ambito della classica stagione influenzale, ossia in inverno”.

“Il virus che ci inquieta di più è il tipo A, che è quello  pandemico, un mix che infetta uomo, suini e volatili,  quindi ricombinante e più preoccupante sul versante pandemico – prosegue Pregliasco -. Il contagio si riconosce dalla presenza di tre caratteristiche: febbre oltre i 38, almeno un sintomo respiratorio e uno sistemico. Inoltre, mentre il virus A presenta più varianti, il B si riduce a due, tant’è che il vaccino è diventato quadrivalente.  Modificandosi con minor frequenza attacca di più bambini, ragazzi e anziani, ossia le persone maggiormente vulnerabili. Il virus dell’infleunza B circola in primavera, quando la scia della A si è esaurita e quindi riesce ad avere spazio e a prevalere”.

I sintomi: come curarsi

I sintomi dell’influenza B sono molto simili a quelli della A. Comprendono febbre, che può anche essere molto alta, tosse, mal di gola, naso chiuso e che cola, starnuti, stanchezza, dolori muscolari e articolari. Inoltre, ed è ciò che si vede in questi giorni negli ambulatori medici, può dare anche dolori addominali e disturbi gastrointestinali.
Cosa fare se si accusano questi sintomi? Non vanno presi antibiotici, perché si tratta di un’infezione virale. Semmai servono degli antipiretici per far abbassare la febbre e degli antinfiammatori per alleviare gli altri sintomi. L’influenza B può durare da una settimana a dieci giorni ed è bene stare a riposo per sconfiggerla, perché anche in questo caso non mancano le complicanze: nei casi più gravi può portare a polmonite, bronchite, miocardite e sepsi. È importante dunque consultare il pediatra o il medico di famiglia, soprattutto in presenza di febbre alta, nei bambini piccoli e nelle persone fragili, per ricevere la terapia più adatta.
Infine, oltre alle precauzioni igieniche, la vaccinazione è essenziale per prevenire l’influenza. In Italia, sono disponibili vaccini antinfluenzali quadrivalenti che coprono due ceppi di tipo A e due di tipo B.

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Bartoletti: “Ambulatori medici pieni”

Il polso della situazione, negli ambulatori dei medici di famiglia, lo dà Pierluigi Bartoletti, vice segretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg). Che spiega: “Marzo è un mese difficile per le malattie respiratorie e intestinali. Ed è iniziato con sbalzi di temperatura, passaggi dall’asciutto al bagnato, insomma non l’avvisaglia della primavera”.
“Negli ambulatori dei colleghi si vedono tanti casi di virus intestinali che provocano nausea, vomito e diarrea, anche forte soprattutto nella popolazione lavorativa: 30-50enni – agiunge -. Inoltre, vediamo ancora qualche polmonite virale, ma il Covid sembra scomparso dai radar”.

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