Le nostre lavatrici ci proteggono davvero dai batteri? Sì e no: ecco perché

Affidiamo alle lavatrici il compito di rendere puliti – e soprattutto igienizzati – i nostri vestiti. Ma siamo sicuri che basti un ciclo di lavaggio per eliminare virus e batteri? La risposta è: non sempre. E in alcuni casi, il rischio di contaminazione potrebbe addirittura aumentare. A sollevare il dubbio è uno studio pubblicato di recente sulla rivista Plos One sotto la guida dalla microbiologa Katie Laird della De Montfort University. Ma anche altre ricerche hanno indagato sulla effettiva capacità delle nostre lavatrici domestiche di sbarazzarsi di agenti patogeni e vale la pena capirne di più anche per adottare eventuali precauzioni.

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Il 50% delle lavatrici non è riuscita ad igienizzare

La ricerca della De Montfort University dimostra che molte lavatrici domestiche non riescono a eliminare completamente i batteri pericolosi, compresi quelli resistenti agli antibiotici, soprattutto durante i cicli brevi e a bassa temperatura. Un problema ancora più rilevante quando parliamo delle divise del personale sanitario, spesso lavate a casa. Il 50% delle lavatrici testate nello studio ha fallito il lavaggio igienizzante nel ciclo rapido e un terzo non ha superato il test nemmeno nel ciclo standard. Inoltre, in molte lavatrici sono stati individuati biofilm: pellicole di batteri annidate all’interno dell’elettrodomestico, resistenti sia ai detersivi comuni sia ai cicli di lavaggio a bassa temperatura.

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Il commento della Società Italiana di Igiene

Ma cosa dice la sanità pubblica italiana su questo tema? Lo abbiamo chiesto a Enrico Di Rosa, presidente della SitI: “In teoria, un lavaggio domestico con detergente comune a 60°C per almeno 10 minuti elimina la quasi totalità dei patogeni”, spiega Di Rosa. “Ma il problema è che le lavatrici domestiche non sono dispositivi standardizzati: la temperatura reale, i tempi e le modalità possono variare molto e quindi non è garantita un’igienizzazione completa”.

In Italia le divise sanitarie non si lavano in casa

C’è però una buona notizia: in Italia, per legge, le divise sanitarie sono considerate dispositivi di protezione individuale (DPI). Questo significa che la loro gestione spetta al datore di lavoro, e non è consentito agli operatori sanitari portarle a casa per lavarle. Tuttavia, Di Rosa ammette che, nella pratica, può ancora capitare. “È previsto che siano lavate da lavanderie professionali. Se qualcuno se la porta a casa, lo fa in modo non conforme. E questo espone al rischio di contaminazioni incrociate, soprattutto se si lavano insieme agli abiti della famiglia”.

Ma le nostre lavatrici sono sicure? Dipende da come le usiamo

Nella vita quotidiana, il rischio di contaminarsi tramite gli abiti è generalmente basso. Tuttavia, ci sono comportamenti che possono aumentare la sicurezza. I lavaggi a 60°C eliminano la maggior parte dei microrganismi, anche se non tutti i tessuti lo permettono. Inoltre, è importante adoperare correttamente i detersivi: “Usare le dosi consigliate in etichetta è fondamentale”, spiega Di Rosa. “Aumentare la quantità di detersivo non solo è inutile, ma può causare irritazioni cutanee. Inoltre, l’asciugatura al sole è preferibile rispetto all’asciugatrice, perché i raggi UV hanno un potere battericida naturale. È importante anche fare attenzione a dove si stendono i panni”, avverte Di Rosa. “Stendere in balconi esposti a traffico intenso può esporre i tessuti a nuovi contaminanti”. Fondamentale ma spesso trascurata è la manutenzione della lavatrice: pulire regolarmente guarnizioni, cassetti e filtri è essenziale. La presenza di cattivi odori o muffe è un segnale da non ignorare.

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Biofilm: il nemico invisibile dentro la lavatrice

Uno dei punti più inquietanti emersi dagli studi è la presenza di biofilm batterici all’interno delle lavatrici domestiche. Una ricerca pubblicata su Frontiers in Microbiology ha trovato batteri come Pseudomonas aeruginosa e Klebsiella pneumoniae nelle parti in plastica di numerose lavatrici. Un altro studio ha identificato ben 94 diversi microrganismi nei biofilm prelevati da lavatrici in Europa, Asia e Nord America, con un terzo considerato potenzialmente patogeno per l’uomo. E alcuni resistono non solo ai farmaci, ma anche ai comuni detersivi.

Divise usa-e-getta e nuove linee guida: le soluzioni possibili

Per Di Rosa, la strada da seguire è chiara: “Non è il caso di vietare il lavaggio domestico tout court, ma va evitato quando si tratta di capi esposti a rischio, come le divise sanitarie. Serve responsabilità e consapevolezza. Dove possibile, è meglio utilizzare strumenti usa e getta oppure affidarsi a lavanderie ospedaliere centralizzate”. E conclude: “Dobbiamo allenare i cittadini a prendersi cura della propria igiene in modo efficace e informato. Le lavatrici non sterilizzano. Ci aiutano a pulire, ma non sono infallibili. E quando si parla di batteri resistenti, la prudenza non è mai troppa”.

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