L’Italia prima nella ricerca sul diabete: premio Minkowski a Teresa Mezza
Aula strapiena, al congresso Easd, l’appuntamento europeo dedicato al diabete, quest’anno in corso a Vienna. Perché il premio Minkowski è uno dei riconoscimenti più prestigiosi per ricercatori sotto i 45 anni che si siano distinti per i loro studi sul diabete. E dopo 5 anni il premio torna in Italia per la terza volta in settant’anni con Teresa Mezza, ricercatrice dell’Università Cattolica di Roma- Fondazione Policlinico Gemelli che, oltre a un premio in denaro, ha l’onere di una lettura in sessione plenaria di 45 minuti per raccontare ai colleghi di tutto il mondo perché i suoi studi si sono meritati il premio 2025.
Abito color ocra aderente e tacco a spillo, Mezza sale sul palco con il suo pancione di 7 mesi – aspetta Ginevra – ed è preceduta da un video di presentazione che tiene insieme l’Università Cattolica, con tutti i suoi colleghi, i pazienti, gli studenti. Ma anche la parte più personale della sua vita, con i libri di disegni per bambini che usa con la primogenita, la preparazione della cena. Scienziata e mamma: la mia famiglia serve a ricaricare le batterie, spiega. E ringrazia il marito Vincenzo, la bimba Beatrice, tutto il suo gruppo di lavoro e soprattutto il suo mentore, il professor Andrea Giaccari, con il quale lavora insieme a un gruppo che si occupa specificatamente di endocrinologia dell’intestino e di studio delle malattie metaboliche
Mezza studia da sempre il ruolo della resezione del pancreas nell’esordio della malattia, proprio come Minkowski stesso – medico e fisiologo nato in Russia da genitori ebrei – che dimostrò nel 1889 come la rimozione del pancreas in un animale comportasse il diabete.
Predire l’arrivo della malattia
Mezza, 40 anni, una figlia di 4 anni e una in arrivo, è nata a Benevento ma si è trasferita a Roma a 20 anni per studiare Medicina alla Cattolica. Ha lavorato due anni negli Stati Uniti, al centro di Diabetologia della Harvard Medical School di Boston. . Mezza racconta con entusiasmo il senso delle sue ricerche. “Il diabete è una malattia che comporta un lento declino della funzione del pancreas fino ad arrivare al segnale dell’iperglicemia. Ma la malattia comincia anche 15 anni prima – ragiona – e allora l’idea è stata di studiare pezzetti di pancreas di pazienti sottoposti a intervento per tumori benigni e contemporaneamente studiare gli stessi pazienti per capire come funziona il pancreas e il loro metabolismo con test molto accurati. E analisi che ci hanno permesso di capire che prima di vedere le cellule che producono insulina ormai morte c’erano una serie di difetti e meccanismi di compenso non evidenziati da ricerche precedenti. E questo apre la strada alla prevenzione della malattia con l’idea di cercare di predire chi è più a rischio di sviluppare la malattia e trovare nuove cure”.
Chi sviluppa diabete e chi no
Il rischio di ammalarsi infatti non è legato alla mancanza di parti di pancreas, o almeno non soltanto. “Nei pazienti con metà pancreas – continua Mezza – vediamo che alcuni sviluppano diabete e altri no. Oggi prediciamo il diabete quando la glicemia comincia ad alzarsi a digiuno ed è di fatto già patologia. Ma con i biomarcatori riusciremo a predire chi ha il pancreas che funziona peggio e svilupperà malattia. Attraverso un prelievo di sangue saremo in grado di individuare microRNA circolanti che predicono la riduzione della funzione del pancreas. Abbiamo studi in corso non ancora pubblicati ma sono ottimista: il prossimo futuro è nella diagnostica di laboratorio. E se vogliamo davvero prevenire il diabete dobbiamo concentrarci su questo organo”.
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