Long-Covid, così l’attività fisica “ripara” il sistema immunitario
Il tampone è negativo da settimane, a volte anche da mesi, ma i sintomi non se ne vanno: vertigini, senso di debolezza, dolori muscolari e quella nebbiolina mentale che rende poco lucidi e fa dimenticare anche gli eventi recenti. I medici l’hanno chiamata sindrome del Long Covid (o post-Covid), perché si presenta in seguito ad infezione da Sars-Cov 2, anche se si è manifestata in forma lieve. In Italia si registra una delle prevalenze più alte in Europa, visto che circa il 9% dei pazienti over45 riferisce di aver sperimentato sintomi prolungati dopo il Covid.
Tra le cause di questa sindrome, che ha un grande impatto sulla vita quotidiana delle persone che ne soffrono, ci sarebbe una immuno-disregolazione provocata dal virus: invece di proteggere l’organismo, il sistema immunitario può per così dire perdere la bussola e attaccare le cellule sane, o reagire in modo eccessivo a elementi che di per sé non sono dannosi, come accade nelle allergie.
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Come gestire la sindrome
Al momento, contro questa condizione abbiamo poche armi. In linea generale gli unici trattamenti effettivi sono la terapia cognitivo-comportamentale per migliorare i sintomi cognitivi e favorire la concentrazione e ridurre l’ansia, e i programmi di riabilitazione fisica per ridurre il senso di fatica. Ora però dal Congresso della Società Respiratoria Europea (Ers), ad Amsterdam fino al 1 ottobre, arriva uno studio randomizzato controllato che mostra come l’attività fisica possa aiutare a “regolarizzare” il sistema immunitario nelle persone affette dalla sindrome del Long Covid.
Così aumentano i linfociti
La ricerca, condotta da un team di ricercatori della Loughborough University, nel Regno Unito, ha coinvolto 31 pazienti con diagnosi di Long Covid che in passato erano stati ricoverati in ospedale per l’infezione da Sars-Cov2. I partecipanti sono stati divisi casualmente in due gruppi: il primo gruppo ha preso parte a un programma di riabilitazione di otto settimane basato sull’esercizio fisico, che prevedeva camminata su tapis roulant, ciclismo e allenamento di forza (quel training che ha l’obiettivo di aumentare la capacità dei muscoli di opporsi a un carico esterno, con carichi e trazioni), mentre il secondo gruppo, di controllo, ha ricevuto la terapia standard.
Alla fine del training, analizzando i risultati, i ricercatori hanno notato che i partecipanti del gruppo di allenamento mostravano un significativo miglioramento, rispetto al gruppo di controllo, nel numero di cellule immunitarie cosiddette naive, ovvero i linfociti che non hanno mai incontrato un patogeno e sono quindi ancora “inattivi”. Nello stesso gruppo i ricercatori hanno trovato anche un miglioramento nel numero di linfociti T della memoria, quelle che in seguito all’incontro con un virus o un batterio “ricordano” l’aggressore (per esempio il virus del Covid) per lunghi periodi di tempo, proteggendo l’organismo da infezioni future.
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I benefici dell’esercizio fisico
Le ragioni di questi miglioramenti vanno cercate, dicono i ricercatori, nel fatto che l’attività fisica promuove l’apporto di sangue ai muscoli e agli altri tessuti, riducendo l’infiammazione cronica e creando un ambiente equilibrato per la funzione immunitaria. Con una passeggiata, una corsa, una pedalata in bici cresce il numero di cellule predisposte alla difesa, e contemporaneamente viene migliorata la comunicazione tra di loro, e di conseguenza anche la capacità di gestire in modo coordinato la risposta immunitaria. “Lo studio mostra che le persone con Long Covid sottoposte a un programma di riabilitazione basato sull’esercizio fisico possono ricavare un grande beneficio da questa attività, migliorando la funzione delle cellule immunitarie”, spiega Guido Vagheggini, tra gli esperti Ers in fisiologia respiratoria, “e quindi sperimentando meno sintomi come la fatigue o i dolori articolari. E forse – conclude Vagheggini – avere anche vantaggi nel contrastare il Covid e altre infezioni in futuro”.
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