Malaria, scoperta la chiave che apre le cellule umane al parassita
È una famiglia di proteine a favorire l’ingresso del parassita della malaria nel nostro organismo. Le chiavi molecolari che aprono le cellule umane al Plasmodium falciparum, che ogni anno infetta nel mondo più di 200 milioni di persone e ne uccide oltre 500mila, sono state trovate da un gruppo di ricercatori inglesi.
Le proteine in questione si chiamano Fikk, e ognuna di esse ha uno specifico bersaglio all’interno della cellula. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Microbiology dal gruppo guidato dal Francis Crick Institute di Londra, potrebbe portare a nuovi farmaci in grado di aggirare il problema della resistenza, che rende sempre più inefficaci i trattamenti.
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Il bersaglio perfetto per nuovi farmaci
Ciascuna di queste proteine presenta delle strutture ricorrenti che offrono un bersaglio perfetto per eventuali farmaci capaci di colpirle tutte contemporaneamente. “I farmaci attuali hanno come bersaglio principalmente proteine singole, cosa che rende più probabile l’insorgenza della resistenza ai farmaci – spiegano Hugo Belda, di Francis Crick e Istituto Gulbenkian per la medicina molecolare di Lisbona, e David Bradley della canadese Università Laval, primi firmatari dello studio coordinato da Moritz Treeck –. Sviluppare composti che colpiscano più proteine contemporaneamente, come quelli che bloccano tutte le proteine Fikk potrebbe essere un modo per affrontare questo problema”.
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L’analisi di 2mila campioni
I ricercatori hanno esaminato oltre 2mila campioni provenienti da persone affette da malaria, scoprendo 18 proteine indispensabili per la capacità di Plasmodium falciparum di infettare i globuli rossi dell’uomo, provocando coaguli. Poi, utilizzando anche strumenti come AlphaFold 2, che consente di prevedere la struttura 3D di una proteina, gli autori dello studio hanno rivelato una particolare regione: qui sono presenti le piccole variazioni che rendono ogni proteina Fikk specifica per un determinato bersaglio, ma ci sono anche strutture che rimangono uguali in tutte, e che possono quindi essere attaccate da un singolo farmaco.
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