Mammografia più Intelligenza Artificiale: il test “due in uno” dirà il rischio d’infarto

Lo screening mammografico può salvare la vita di una donna. Consente di identificare presto una possibile lesione tumorale e quindi di iniziare precocemente con le terapie, aumentando le possibilità di una guarigione completa. Ma forse, in futuro, potrebbe offrire anche di più. Perché si potrebbe puntare su una sorta di “screening “due in uno”.

Con la mammografia, infatti, Potremmo arrivare a sospettare quanto e come una donna rischia l’infarto. Come? Grazie ad un algoritmo di intelligenza artificiale che combina quanto emerge dall’esame del seno con l’età della donna. Stando ad uno studio apparso online su Heart (primo nome Jennifer Yvonne Barraclough del George Institute for Global Health di Sydney), queste valutazioni potrebbero offrire previsioni affidabili quanto i classici sistemi di valutazione del rischio. Il tutto, con un innegabile vantaggio per le casse dei sistemi sanitari visto che lo screening mammografico potrebbe diventare anche un momento di analisi mirata del rischio cardiovascolare, con conseguente messa a punto di strategie preventive su misura con una particolare attenzione al genere. Le malattie cardiovascolari e i relativi fattori di rischio tendono infatti ad essere sottostimati e sottotrattati nelle donne.

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Non solo calcio

Da tempo si sa che l’entità dei depositi di calcio all’interno delle arterie, insieme alla densità dei tessuti mammari, potrebbero essere associati al rischio di sviluppare patologie cardiovascolari. Secondo alcuni studi, le donne che presentano accumuli di calcio nelle arterie presentano un rischio di ictus e patologie cardiovascolari innalzato del 51%. Quindi questo potenziale segno di problematiche circolatorie va indagato, visto che può aiutare a definire un eventuale rischio iniziale o legato all’invecchiamento.

Le informazioni ottenute sarebbero particolarmente utili sotto i 60 anni, stando almeno ad alcune osservazioni scientifiche. Ma i dati vanno presi con grande attenzione: si è visto infatti che anche i depositi di calcio possono non risultare associali ad elementi che definiscono il rischio, come il fumo e l’obesità. Per questo gli studiosi in questa ricerca hanno puntato a comprendere se e quanto un’analisi con l’IA di tutte le caratteristiche della mammella, ricavate da immagini mammografiche di routine, potesse essere più accurata nella previsione del rischio cardiovascolare.

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Analisi approfondite

Sono state studiate così 49.196 donne con un’età media di 59 anni, iscritte tra il 2009 e il 2020 al registro di coorte Lifepool e residenti a Victoria, in Australia. Tutte le partecipanti hanno fornito informazioni su età, abitudine al fumo, consumo di alcol, Indice di Massa Corporea (BMI), eventuale storia di diabete, ipertensione, ipercolesterolemia ed impiego di farmaci. Inoltre sono stati considerati l’eventuale menopausa, la storia riproduttiva e l’uso di terapia ormonale, nonché fattori che potenzialmente influenzano la struttura interna del seno, come radiazioni, interventi chirurgici e cancro. All’inizio della ricerca, circa il 5% delle donne era fumatrice, il 62% aveva un BMI superiore a 25, il 6% soffriva di diabete di tipo 2, il 33% assumeva farmaci per il colesterolo alto, il 27% per l’ipertensione e l’11% assumeva un farmaco anticoagulante. Nel periodo di osservazione (in media quasi 9 anni), 3392 di queste donne hanno avuto un primo “evento” cardiovascolare: coronaropatia (2383); infarto (656); ictus (434) o insufficienza cardiaca (731).

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Il test “due in uno”

Come detto, i ricercatori hanno sviluppato un algoritmo di intelligenza artificiale basato sull’insieme completo delle strutture e delle caratteristiche interne del seno ricavate dalle immagini mammografiche, oltre all’età della donna, per prevedere il rischio di gravi malattie cardiovascolari nell’arco di 10 anni. L’algoritmo si è dimostrato efficace quanto i moderni punteggi di rischio basati sull’età e su vari fattori clinici, tra cui lo strumento neozelandese “PREDICT” e il calcolatore “PREVENT” dell’American Heart Association. Insomma: l’esame mammografico può fornire indicazioni preziose. Ma soprattutto ha un vantaggio: permette di essere “opportunisti”.

Lo scrivono gli stessi autori dello studio: “un vantaggio fondamentale del modello di mammografia che abbiamo sviluppato è che non ha richiesto l’anamnesi aggiuntiva o dati della cartella clinica e ha sfruttato un processo di screening del rischio esistente, ampiamente utilizzato dalle donne”. Insomma. La mammografia ha il potenziale per essere uno strumento di valutazione del rischio “due in uno”, offrendo efficienza sia per la comunità che per il sistema sanitario. Per una prevenzione su misura.

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