Melanoma, nei giovani è il terzo tumore
Melanoma, quando “batterlo” sul campo vale ben più di uno “scudetto”. Insidioso e aggressivo, se non identificato precocemente, è in drammatico aumento: in Italia, in 20 anni dai 6.000 casi registrati nel 2004 si è arrivati a quota 15.000, più del doppio. E il nesso c’è tra un campionato di calcio e il tumore cutaneo più temibile, quello della squadra. Anzi, del “fare squadra”. Tutti uniti, a seconda delle proprie competenze. Perché come per una partita di pallone il gioco si basa sulla perfetta intesa tra gli atleti, così nella battaglia al melanoma la vittoria dipende proprio dalla sintonia del team sanitario.
Il 70% dei melanomi nasce da nei nuovi
E che la situazione attuale esiga iniziative d’attacco senza che nulla sia tralasciato, lo ribadisce Paolo Ascierto. Il presidente della Fondazione Melanoma e direttore di Oncologia, Immunoterapia e Terapie innovative dell’Istituto tumori Pascale di Napoli, in queste ore sta lanciando l’allarme da “We in Action”, il meeting multidisciplinare dedicato alla prevenzione e alle nuove frontiere nella lotta contro le neoplasie cutanee che, iniziato ieri chiuderà i battenti alle 16 di oggi: “Mai come ora è necessario che istituzioni, clinici e cittadini facciano squadra. A partire da una grande campagna di screening sulla popolazione che preveda per i nei un controllo all’anno dal dermatologo per i soggetti a maggior rischio”. Le parole di Ascierto non riassumono solo una proposta, ma si inquadrano nel razionale di una patologia oncologica che, al terzo posto per frequenza in entrambi i sessi, non ammette ritardi, diagnostici e terapeutici. Soprattutto nei giovani per i quali il melanoma oggi risulta terzo per incidenza.
La “mappatura dei nei” non è il semplice controllo. Cosa fare per la diagnosi precoce del melanoma
Il sole, il tipo di carnagione, i raggi ultravioletti, le protezioni che includono l’abbigliamento e il monitoraggio periodico, ecco alcuni dei fattori che entrano in gioco. La pelle chiara, ad esempio, rappresenta un elemento fondamentale, lo sanno tutti. In Australia, rivela il professore, il melanoma è stato il tumore che ha maggiormente falcidiato la popolazione, particolarmente esposta ai danni dei raggi solari e alle conseguenti modificazioni in senso neoplastico delle cellule cutanee. Ma come mai se ne parla al passato? “Perché proprio lì, grazie agli screening di massa – risponde Ascierto – sono riusciti a sconfiggerlo, riducendone drasticamente l’incidenza. Si può fare tanto in tema di prevenzione. Anche indossare una maglietta dal tessuto speciale, per un atleta, può essere utile, dal momento che coprirsi soltanto non basta, i raggi Uv superano le comuni barriere. Jannik Sinner, il campione del tennis, è un esempio calzante: il colore chiaro della pelle, come i suoi occhi, sembrano testimoniaremcaratteristiche origini irlandesi. E per lui è fondamentale proteggersi con estrema attenzione. Cosa che, mi consta, lui già fa”.
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Il melanoma, se scoperto in fase iniziale, ha una probabilità di guarigione superiore al 90 per cento: non significa soltanto più vite salvate, ma anche risparmi per il Servizio sanitario nazionale. “Diagnosticato precocemente – conclude il presidente della Fondazione – permette di ridurre il ricorso a trattamenti che, nei casi più gravi, diventano necessari. Lo screening non è un costo, ma un investimento: questa è la via per sconfiggere il melanoma”.
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