Miriam: “Il cancro all’utero e la ricerca di maternità. Una terapia innovativa mi ha dato un futuro”

Miriam ricorda bene quel giorno. “Era un controllo di routine, uno di quelli che fai senza nemmeno pensarci troppo. Non avevo alcun sintomo. Poi, invece, è arrivato il risultato, gli esami successivi, e quella parola che ti spacca la vita in due: carcinoma”.

La maternità, un pensiero fisso

A 38 anni, hostess di volo abituata a guardare il mondo dall’alto, si è sentita crollare. Il pensiero fisso era la maternità: “Credevo che non avrei mai potuto diventare madre. Quello che desideravo da anni sembrava svanito in un attimo”.

Miriam, infatti, da tempo cercava un figlio e si era già rivolta a un centro di procreazione medicalmente assistita. Proprio durante un controllo di routine, tramite Pap test e successivi approfondimenti, arrivò la diagnosi: carcinoma invasivo del collo dell’utero in stadio 1B1, di circa due centimetri. La stadiazione confermava l’assenza di metastasi e di coinvolgimento linfonodale.

Le terapie incompatibili con la gravidanza

Il percorso terapeutico standard avrebbe previsto l’asportazione radicale di utero, tube, ovaie e linfonodi. Una scelta sicura dal punto di vista medico, ma incompatibile con il suo sogno di maternità. È stato allora che l’équipe dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, guidata dal dottor Enrico Vizza, ha deciso di percorrere una strada alternativa.

Un approccio innovativo

Si trattava di un approccio innovativo e conservativo, diverso dalla tradizionale isterectomia radicale. Invece di rimuovere l’utero e gli organi circostanti, i chirurghi hanno eseguito una linfonedectomia endoscopica, cioè l’asportazione dei linfonodi attraverso piccoli accessi, senza ricorrere a un taglio addominale. Hanno poi effettuato una conizzazione, ovvero la rimozione di una parte del collo dell’utero colpita dal tumore. La parte più importante, però, è stata la possibilità di mantenere integro il corpo dell’utero, fondamentale per portare avanti una gravidanza. Questo tipo di intervento, chiamato tumorectomia, consiste nell’asportare la lesione tumorale preservando quanto più possibile il tessuto sano. In altre parole, Miriam è stata curata e messa al sicuro dal punto di vista oncologico, ma senza rinunciare alla chance di diventare madre.

“Non guarire soltanto ma avere ancora un futuro come donna e madre”

“Quando ho sentito che c’era un’altra strada, ho ricominciato a respirare. Non era scontato: rispetto al trattamento tradizionale, era un approccio innovativo, che mi permetteva di sperare ancora. Non guarire soltanto, ma avere ancora un futuro come donna e come madre”.

Ci può essere un figlio anche dopo un tumore

L’intervento, a novembre 2021, riesce. Poi inizia l’attesa: controlli trimestrali, ecografie, Pap test, colposcopie. “Quello è stato il periodo più difficile. Dopo l’azione immediata della chirurgia rimane solo l’attesa, e in quell’attesa ti assale la paura. Ogni visita diventava un banco di prova: prima dell’esito mi tremavano le gambe, poi quando sentivo dire che era tutto a posto, mi sembrava di poter respirare di nuovo”.

Fondamentale il supporto del team: la ginecologa oncologa Emanuela Mancini, la psicologa Stefania Torelli, gli infermieri sempre presenti. “Non mi hanno mai lasciata sola. All’IFO ho trovato una famiglia: medici, psicologi, infermieri… mi hanno accompagnata in ogni passo. Il dottor Vizza per me è stato una guida, quasi paterna: rassicurante, ma sempre chiaro e diretto”.

Due buone notizie

A marzo 2022 la stabilità oncologica è confermata. A giugno arriva la sorpresa: Miriam è incinta. “Non potevo crederci. Dopo mesi di paura e di controlli, quella notizia è stata come accendere la luce in una stanza buia. Ho imparato che non bisogna arrendersi mai, che anche quando tutto sembra perduto la vita può ancora sorprenderti”.

Il 29 gennaio 2023 nasce Matteo. “Stringerlo tra le braccia è stato il coronamento di un sogno, il più grande della mia vita. Ho pianto di gioia, ma anche di liberazione: tutti i mesi di dolore, di angoscia, di attesa si sono sciolti in quell’abbraccio”.

Tumori in gravidanza, le terapie possibili e quando farle

Dopo il parto, Miriam ha valutato la possibilità di una seconda gravidanza, ma ha scelto di proteggere la sua salute. A distanza di due anni ha affrontato un’isterectomia differita, chiudendo il percorso oncologico con consapevolezza e serenità.

Un messaggio per le altre donne

Oggi la sua voce è anche un messaggio per altre donne: “Se potessi dire una sola cosa a chi si trova nella mia situazione, direi di non arrendersi. Anche quando ti sembra che non ci sia più via d’uscita, la medicina, la ricerca e l’umanità dei medici possono aprire strade nuove. Il tumore non deve per forza significare la fine di tutto: a volte, incredibilmente, può essere l’inizio di un futuro diverso, ma ancora pieno di vita e di bellezza”.

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