Stenosi aortica, più rischi (forse) se c’è insulino-resistenza, anche prima del diabete

Non solo l’età che avanza, la pressione alta o il diabete conclamato. Anche la resistenza all’insulina, che si verifica quando la risposta all’ormone da parte delle cellule non è ottimale con conseguente necessità di aumentarne la produzione da parte del pancreas, potrebbe rappresentare un potenziale fattore di rischio per lo sviluppo della stenosi aortica, la più comune patologia delle valvole cardiache.

A mettere in guardia, segnalando come questo quadro potrebbe anticipare anche da anni la comparsa del diabete di tipo2, è una ricerca apparsa su Annals of Medicine coordinata da Johanna Kuusisto, del Kuopio University Hospital in Finlandia. Lo studio ha preso in esame uomini over-45, indicando proprio in questa sorta di “anticamera” del diabete (a rischio soprattutto le persone obese ed in sovrappeso) una condizione da seguire con attenzione sotto l’aspetto del benessere cardiovascolare.

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Più attenzione alla salute metabolica

Lo studio ha esaminato le informazioni relative ad oltre 10.000 uomini di età compresa tra 45 e 73 anni, senza alcun segno di patologie valvolare all’inizio, nell’ambito della ricerca Metabolic Syndrome in Men (METSIM). All’inizio dello studio, i ricercatori hanno misurato diversi biomarcatori, inclusi quelli correlati all’iperinsulinemia e/o alla resistenza all’insulina. I soggetti sono stati seguiti mediamente per quasi undici anni e in questo periodo in 116 soggetti è stata diagnosticata la stenosi aortica. Sono stati identificati diversi biomarcatori correlati alla resistenza all’insulina, come l’insulina a digiuno, l’insulina a 30 minuti e 120 minuti dopo carico orale di glucosi, la proinsulina e il peptide C nel sangue, che sono risultati associati ad un aumento del rischio della malattia della valvola. Soprattutto, questa associazione si è mantenuta anche considerando altri fattori di rischio noti, come l’indice di massa corporea (BMI) elevato o la presenza di ipertensione. Per lo studio sono stati escluse le persone che soffrivano di diabete.

“Questa nuova scoperta evidenzia che la resistenza all’insulina può essere un fattore di rischio significativo e modificabile per la stenosi aortica – segnala in una nota Johanna Kuusisto. Dato che la resistenza all’insulina è comune nelle popolazioni occidentali, la gestione della salute metabolica potrebbe essere un nuovo approccio per ridurre il rischio di stenosi aortica e migliorare la salute cardiovascolare nelle popolazioni anziane”.

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Come si manifesta la stenosi aortica

La valvola aortica ha il compito di immettere sangue destinato all’intero organismo, spinto dal ventricolo sinistro del cuore, aprendosi e chiudendosi regolarmente. In caso di stenosi il flusso di sangue e ossigeno risulta limitato. Nel tempo, la valvola si ispessisce e si irrigidisce, costringendo il cuore a lavorare di più per pompare efficacemente il sangue in tutto il corpo. E questo può condurre a scompenso cardiaco.

Sul fronte dei sintomi, il quadro soprattutto nelle fasi iniziali può non dare segnali eclatanti. Nelle forme più severe possono manifestarsi stanchezza, dispnea con difficoltà respiratorie, palpitazioni o a volte anche dolore al torace. A rischio sono soprattutto le persone anziane, gli ipertesi, i fumatori e chi soffre di diabete. Spesso quest’ultima condizione si lega alla necessità per il corpo di produrre più insulina per mantenere normali livelli di glucosio, portando a livelli elevati di insulina nel sangue, ovvero all’iperinsulinemia.

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Prospettive in prevenzione

Agire presto, insomma, appare fondamentale. Magari anche ricercando i segni della resistenza all’insulina per comprendere su chi puntare l’attenzione e lo screening. “Questo studio su larga scala propone una nuova scoperta molto interessante ed indica che la resistenza all’insulina è importante nella patogenesi della stenosi aortica – commenta Giancarlo Tonolo, direttore della Struttura complessa Diabetologia Asl Gallura e presidente nazionale SIMDO (Società Italiana Metabolismo Diabete Obesità) -. Ovviamente siamo però solo all’inizio. Per capire se le misure generalmente adottate per aumentare la sensibilità all’insulina riducano il rischio di stenosi della valvola saranno necessari però ulteriori studi”. Va ricordato in ogni caso, che siamo di fronte ad una patologia estremamente comune, con una prevalenza che cresce di pari passo con l’età. Si va dallo 0,1% nei soggetti di età pari o superiore a 50 anni al 2,6% nei soggetti di età pari o superiore a 75 anni.

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