Stress dopo i traumi di guerra: si affrontano a cavallo
“Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo” declamava il Riccardo III di Shakesperare. Versi che oggi rivestono un’importanza ben più profonda, se si considera come questo animale riesca ad entrare in connessione con l’essere umano, a sciogliere le emozioni, a dare fiducia, ad aiutare nelle relazioni con gli altri. Il cavallo è uno degli animali più coinvolti negli Interventi Assistiti con gli animali, ed è stato il protagonista di “Veterani in sella”, progetto a cui ha preso parte il Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale (Scic) dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con lo Stato Maggiore dell’Esercito. I risultati dello studio pubblicati sul numero di gennaio-febbraio 2025 della Rivista di Psichiatria.
Il progetto
Gli Interventi Assistiti con gli Animali sono una pratica riconosciuta con valenza terapeutica in molti campi, educativa, cognitiva, riabilitativa. “Veterani in sella” è il primo progetto di IIA in Europa dedicato a militari tornati da missioni operative con disturbi post traumatici e, a volte, disabilità fisiche importanti.
“Alla base di tutto c’è una ricerca approfondita portata avanti dal gruppo del Scic che si occupa di IIA e che parte proprio dallo studio dei meccanismi attraverso cui gli animali agiscono sull’essere umano” spiega la dottoressa Francesca Cirulli, neurobiologa e dirigente di ricerca del Centro di Riferimento per le Scienze comportamentali e la Salute Mentale dell’Istituto Superiore di Sanità che, assieme alla dottoressa Barbara Collacchi, ha seguito lo studio.
Un cane? Riduce l’ansia e salva il cuore
Un aiuto a reintegrarsi
Questo specifico progetto è nato con l’obiettivo di aiutare i veterani della Difesa a reintegrarsi nella società attraverso il cavallo. “Stiamo parlando di uomini che, a causa di episodi traumatici durante l’impiego operativo, sentono di aver perso la loro identità e il loro ruolo nell’esercito – prosegue la dottoressa – e l’animale arriva come cuneo emozionale attraverso cui ritrovarsi e ritagliarsi un ruolo diverso, imparare una tecnica equestre diventa una novità che ci permette di lavorare su noi stessi”. Il cavallo diventa tramite per superare blocchi psicologici e tornare a sentirsi parte della società.
Le sedute per 9 mesi
Per nove mesi, da ottobre 2022 a giugno 2023, undici militari tra i 40 e i 60 anni con problematiche legate a stress post traumatico o coinvolti in vissuti traumatici, si sono trovati presso il Centro di Riabilitazione Equestre (C.R.E.) “Girolamo De Marco” all’interno della caserma del Reggimento Lanceri di Montebello a Roma.
“L’attività era standardizzata, – spiega la dottoressa Cirulli – con un inizio e una fine ben precisa. Si incontrava il cavallo, si faceva grooming (entrare in contatto con l’animale attraverso ad esempio la spazzolatura, momenti importanti per creare una connessione profonda) poi si saliva in sella per circa 30-50 minuti”. Scesi dal cavallo, c’era il saluto dall’animale e si passava alla seconda parte della sessione, fondamentale, il momento sociale.
Meno stress e ansia, più difese immunitarie: perché vivere con un animale domestico fa bene alla salute
Raccontarsi e parlare di emozioni
I partecipanti si sedevano insieme e interagivano esprimendo sensazioni e opinioni, creando momenti di scambio. “C’erano discussioni guidate dal terapista per mettere insieme emozioni, pensieri e far emergere l’identità personale, il vissuto del singolo e le aspettative future”. L’effetto degli incontri non si esauriva nella giornata perché i veterani arrivavano da ogni parte d’Italia, quindi c’era il viaggio, l’incontro, il pranzo insieme, tutti passaggi che sottolineavano anche l’aspetto sociale e ludico.
I risultati
Le sedute sono state tutte seguite da un team di psicoterapeuti per la valutazione degli eventuali cambiamenti. I risultati più evidenziati sono stati la modifica del senso di autonomia, una maggiore confidenza nelle azioni, la capacità di intraprendere determinati esercizi, una sicurezza più spiccata.
“Dato fondamentale è stato anche l’aumento della capacità di confidarsi e di lasciarsi andare. I militari, soprattutto se operativi, hanno l’attitudine a contenere le emozioni, fa parte del loro ruolo. Arrivare a farli parlare di sé, del loro vissuto, è stato difficile ma molto importante”.
I cavalli
Belli, bravi e fieri: i cavalli messi a disposizione dal Reggimento Lancieri di Montebello dell’Esercito sono stati un tramite fondamentale e un supporto psicologico unico per superare i traumi. Ogni quadrupede che ha preso parte al progetto è stato valutato dal punto di vista comportamentale, per accertarsi che fosse in un ottimo stato fisico e mentale. Sono state fatte anche delle rilevazioni sul loro benessere per verificare che non ci fosse uno stato di stress. Inoltre, tutti gli operatori coinvolti nel progetto sono stati formati secondo le Linee guida nazionali.
Gli Interventi Assistiti con Animali
Cavalli e cani si sono evoluti insieme all’uomo, tra loro esiste una comunicazione non verbale che dura da secoli e crea legami profondi e, se ben supportata, consente di ridurre i sintomi di ansia e depressione, aiuta a vincere la solitudine e a relazionarsi.
“In uno studio di un anno con pazienti schizofrenici – racconta la dottoressa Cirulli – abbiamo visto su scale standardizzate che vengono usate per i disturbi psicotici un miglioramento rilevabile”. Il cavallo si è dimostrato più volte un ausilio fondamentale per pazienti con disturbi motori ma anche con patologie psichiatriche importanti.
E’ necessario far capire a più persone possibili la potenzialità che gli animali hanno di aiutarci: “Quando una persona sta male spesso si entra nella routine della cura e si perde attenzione sull’individuo – conclude la dottoressa Cirulli – Oggi sembra non esserci tempo di prendersi cura del singolo mentre il cane, come il cavallo, riporta l’attenzione sulle cose importanti, sulla persona, sul suo benessere, sulla qualità di vita”.
Condividi questo contenuto: