Tumore al seno, la cura dipende anche dal peso

Lo si ripete ormai da molti anni: ogni tumore al seno è diverso, così come ogni paziente è diversa. E nella personalizzazione della terapia c’è da prendere in considerazione anche l’indice di massa corporea (Bmi). Già perché, in media, chi è affetto da obesità ha un rischio più alto di recidive e ha esiti peggiori. In particolare, quando il tumore al seno è di tipo Her2 positivo (circa il 20% di tutti i casi), il rischio di mortalità è più alto in chi ha un Bmi superiore a 25 rispetto a chi è normopeso. Insomma, l’obesità e il sovrappeso non solo aumentano il rischio di ammalarsi di tumore del seno, ma possono anche compromettere le probabilità di guarigione.

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La buona notizia

Fin qui, nulla di nuovo. La novità è però una buona notizia: uno schema di chemioterapia “intensiva” (dose-dense), somministrata a intervalli di tempo più brevi rispetto a quella tradizionale, è efficace nella prevenzione delle recidive indipendentemente dal peso delle pazienti, quindi anche in caso di obesità.

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Così il sovrappeso peggiora la prognosi

Il tumore al seno Her2 positivo, lo ricordiamo, tende a crescere velocemente ed è più aggressivo di quello ormono-sensibile, ma oggi può essere contrastato con terapie mirate molto efficaci. Qui, però, il sovrappeso sembra giocare un ruolo molto importante. Lo ha dimostrato una analisi condotta nell’ambito dello studio Aphinity, pubblicata sull’European Journal of Cancer, che ha coinvolto quasi 5 mila pazienti con tumore iniziale Her-2 positivo, di cui il 47% in sovrappeso o con obesità. “Lo studio ci ha permesso di scoprire un’associazione preoccupante – spiega Lucia Del Mastro, professore ordinario e direttore della Clinica di Oncologia Medica dell’Irccs Ospedale Policlinico San Martino – Università di Genova, che ha partecipato ad entrambe le ricerche – Le pazienti con un Bmi superiore a 25 sembrano avere un rischio aumentato di recidiva e di morte per tumore al seno del 27% rispetto alle pazienti normopeso o sottopeso. Inoltre, lo studio ha anche rilevato che le pazienti sovrappeso e obese hanno un rischio maggiore del 38% di morire per qualsiasi causa rispetto alle altre”. Non solo: le pazienti con il Bmi più alto sono anche quelle che hanno interrotto più spesso la chemioterapia post-intervento rispetto alle donne normopeso (14% vs. 9%). Il che, spiega l’oncologa, suggerisce che l’eccesso di peso può rendere la terapia più difficile da tollerare.

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Una chemio più intensiva e più efficace

C’è però anche un secondo studio, questa volta condotto nell’ambito del trial GIM2 (pubblicato nel 2024 sulla rivista Esmo Open), che fornisce indicazioni utili per migliorare la prognosi di queste pazienti nella pratica clinica. In questo caso parliamo in generale di donne con tumore al seno in fase iniziale ad alto rischio di recidiva (del tipo Her2-positivo, ma non solo), già diffuso ai linfonodi ascellari. “In questo studio abbiamo messo a confronto la chemioterapia tradizionale a ‘intervallo standard’ con la più intensa ‘dose-dense’, somministrata in un arco di tempo più breve”, spiega Del Mastro. L’analisi – condotta su quasi duemila pazienti di cui quasi un terzo sovrappeso e oltre il 19% con obesità – indica che con questo schema terapeutico l’eccesso di peso non peggiora di per sé la prognosi a lungo termine, ossia nei 15 anni di osservazione. “Il regime dose-dense è risultato il più efficace, indipendentemente dal fatto che la paziente fosse normopeso, sovrappeso o con obesità”, riprende l’oncologa. I numeri sono chiari: nelle pazienti normopeso la chemioterapia ‘dose dense’ riduce il rischio di recidiva del 13% rispetto a quella standard, nelle pazienti in sovrappeso del 28% e in quelle con obesità addirittura del 30%.

Obesità ed effetti collaterali

Un aspetto importante è che alle pazienti con obesità non è stata somministrata una dose di chemioterapia inferiore per via del loro peso, fatto invece osservato in diversi contesti clinici. Queste, però, hanno mostrato una maggiore incidenza di alcuni effetti collaterali gravi, come la neuropatia (5,4%) e il dolore osseo (4,7%), rispetto alle normopeso (2,2% e 2%, rispettivamente).

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Le conclusioni

“I due studi ci danno indicazioni fondamentali su come l’eccesso di peso e la chemioterapia si combinano nel trattamento del tumore al seno, con un impatto sulle strategie di cura per le pazienti – conclude Del Mastro – La pratica di sotto-dosare la chemioterapia per evitare la tossicità nelle pazienti con maggiore Bmi non ha fondamento: il regime più efficace, quello’ dose dense’, deve essere il trattamento di prima scelta per tutte le pazienti ad alto rischio di recidiva, indipendentemente da un elevato indice di massa corporea”.

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