Tumori testa-collo, l’immunoterapia riduce il rischio di ricadute
Nei pazienti con un tumore della testa o del collo avanzato ma operabile, l’aggiunta dell’immunoterapia con pembrolizumab, sia prima che dopo la chirurgia, migliora l sopravvivenza libera da recidive rispetto al solo standard di cura, rappresentato dalla radioterapia (con o senza chemioterapia).
Lo studio sull’immunoterapia con pembrolizumab
A dimostrarlo è lo studio clinico Keynote-689 condotto su pazienti con carcinoma squamoso di testa e collo localmente avanzato e resecato (di stadio III o IVA), presentati durante la sessione plenaria del congresso annuale dell’American Association for Cancer Research (Aacr) in corso a Chicago. Dall’analisi dei risultati emerge infatti una riduzione del 27% del rischio di recidiva o morte a distanza di 38,3 mesi (tempo mediano) rispetto allo standard di cura successiva all’intervento chirurgico.
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Il primo risultato positivo in oltre 20 anni
“L’immunoterapia rappresenta già lo standard di cura nella malattia metastatica e, alla luce dei nuovi dati, può cambiare la pratica clinica anche in stadi più precoci candidati a intervento chirurgico – spiega Lisa Licitra, Responsabile della Oncologia medica 3 – Tumori della testa e del collo della Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori di Milano -. Questo è infatti il primo studio positivo in oltre vent’anni nei pazienti con carcinoma squamoso della testa e del collo localmente avanzato. Questi risultati sono significativi e rappresentano una svolta per questi pazienti e per i clinici. Siamo di fronte ad un nuovo regime terapeutico in grado di offrire la possibilità di ridurre il rischio di recidiva e progressione della malattia”.

La riduzione delle altre terapie post-intervento
Grazie all’effetto della terapia preoperatoria con pembolizumab, inoltre, si è osservata una riduzione del numero dei casi destinati a ricevere chemio-radioterapia dopo l’intervento: “Questo effetto di de-escalation del trattamento postoperatorio – aggiunge l’esopera -, è importante perché ha un impatto sulle tossicità e, quindi, sulla qualità di vita dei pazienti”.
“Gli straordinari risultati confermano il potenziale di questo regime di cambiare il panorama di cura per determinati pazienti che affrontano questa difficile malattia – sottolinea Marjorie Green, vicepresidente senior e responsabile oncologia, sviluppo clinico globale, Msd Research Laboratories – Stiamo collaborando con la Fda e con le autorità globali per poter offrire questa nuova opzione ai pazienti il più presto possibile”.
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Cosa sono i tumori testa-collo: i fattori di rischio
I tumori della testa e del collo colpiscono ogni anno in Italia circa seimila persone e possono svilupparsi in diverse sedi, tra cui il cavo orale, la faringe, la laringe, il naso. I principali fattori di rischio sono il fumo, l’alcool e l’infezione da Papilloma virus umano (Hpv). La maggior parte sono carcinomi a cellule squamose che iniziano nelle cellule piatte e squamose che costituiscono il sottile strato superficiale delle strutture della testa e del collo. Il carcinoma a cellule squamose localmente avanzato (La-Hnscc) è un tumore che è cresciuto al di fuori della sede di origine ma non si è ancora diffuso ad altre sedi distanti del corpo.
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