Vaccini e screening, Italia fanalino di coda per investimenti

Quanto investe l’Italia per la prevenzione, tra cui le vaccinazioni, e la diagnosi precoce, tra cui gli screening oncologici? Dati alla mano, le cifre destinate a questo ambito sono state di 10 miliardi nel 2022 e di meno di 8,5 miliardi nel 2023, con un calo del 18,6% tra i due anni. Rispetto alla spesa sanitaria totale, la quota “prevenzione” è stata, rispettivamente, appena del 4,8% nel 2022 e del 4,5% nel 2023: percentuali che collocano il nostro Paese dietro a quasi tutti i Paesi dell’Europa Occidentale, ben sotto la media dell’Ocse ed ultimo tra quelli del G7. Guardando all’Ue, siamo al decimo posto: per immunizzazioni e screening spendiamo solo 193,26 euro per abitante, contro una media europea di 213,18 euro.

Investimenti troppo bassi, avverte la Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi (Foce), che in un Paese sempre più anziano come l’Italia possono portare a conseguenze molto negative: oltre il 24% della popolazione, infatti, ha più di 65 anni e di questi la metà ha almeno due malattie croniche.

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Più risorse per gli screening oncologici

Nel 2023 l’adesione ai programmi organizzati di screening oncologici è stata irregolare, con valori bassissimi nel Lazio e nelle Regioni del Sud: solo un over 50 su tre, per esempio, ha svolto la ricerca del sangue occulto nelle feci per la prevenzione del tumore del colon-retto – Il 53% e il 46% delle donne ha fatto invece, rispettivamente, la mammografia e l’Hpv-Dna test o il Pap test per la prevenzione del tumore della cervice uterina. “Nel suo Beating Cancer Plan l’Eu aveva chiesto a tutti i Paesi membri di arrivare al 90% di adesione entro il 2025, ma questo è un risultato per noi assolutamente irraggiungibile – dice Francesco Cognetti, Presidente di Foce – Parliamo di tre tumori molto diffusi e che solo lo scorso anno hanno colpito più di 104 mila uomini e donne residenti nel nostro Paese. Test come la mammografia, se eseguiti regolarmente, possono ridurre effettivamente la mortalità per il cancro del seno. È evidente che deve essere incentivata e anche estesa, offrendola gratuitamente alle donne tra i 45-50 anni e a quelle tra i 70-74”. Purtroppo, sottolinea Cognetti, l’emendamento che avrebbe stanziato una somma – benché insufficiente – di 6 milioni di euro in 3 anni per l’estensione dello screening mammografico a queste fasce d’età è stato da poco bocciato in Parlamento. Servono quindi maggiori risorse economiche, ribadisce Foce. Che ricorda che non sono ancora stati introdotti altri importanti nuovi screening quali, per esempio, la Tac spirale per la diagnosi precoce del tumore del polmone nei forti fumatori e la gastroscopia per i tumori dello stomaco.

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Incentivare la vaccinazione contro l’Hpv

Un altro fronte su cui è importante agire è la vaccinazione (gratuita per gli adolescenti e per altre fasce della popolazione) contro il papillomavirus umano, che causa il cancro al collo dell’utero ed è correlato a molti altri tumori. “Questo presidio consentirebbe l’eradicazione totale di oltre 7.500 casi di tumore l’anno in Italia – prosegue Cognetti – Gli ultimi dati nazionali femminili indicano, per la coorte del 2011, una copertura al 45% mentre è del 60% per la coorte del 2010. Anche in questo caso, quindi, siamo molto lontani dalla soglia del 95% suggerita dall’Organizzazione mondiale della sanità per sconfiggere definitivamente in Italia tutti i tumori Hpv correlati”.

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Dal Morbillo all’herpes zoster

Oltre alla prevenzione dei tumori, resta aperto tutto il grande capitolo delle vaccinazioni per le infezioni, sia nei bambini sia negli adulti. Per i primi, i riflettori vanno accesi non solo per il morbillo, che sta facendo registrare sempre più casi e può causare effetti collaterali molto gravi a tutte le età: “Tra i vaccini dell’età pediatrica, quello esavalente protegge i bambini da difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B e le infezioni da aemophilus influenzae tipo b. La copertura raccomandata è del 95% mentre nel 2022 siamo arrivati ad appena il 91%”, sottolinea Alberto Villani, Direttore della Pediatria dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma.

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Anche per quanto riguarda gli adulti i dati non sono incoraggianti: per il vaccino contro l’influenza stagionale siamo poco sopra il 50%, mentre contro il pneumococco non si arriva al 30%. La quota scende addirittura al 5% per l’Herpes Zoster, che ha gravi conseguenze per le persone fragili: “È stato calcolato che solo grazie a questi tre vaccini si potrebbero evitare costi fino a 10 miliardi di euro – ricorda Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della SIMIT- Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – Per gli over 65 e i pazienti oncologici, però, gli obiettivi di copertura salgono Al 75% per influenza e pneumo e al 50% per Herpes zoster”.

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Il Covid è ancora pericoloso per grandi anziani e fragili

Infine, non va dimenticato il Covid: per la stagione 2023-24, solo il 16% degli over 80 (16° posto tra tutti i Paesi Europei) si è vaccinato mentre in altri Paesi europei la media è tra il 60 e il 90%. “A cinque anni dall’inizio della pandemia in molti hanno abbassato la guardia nei confronti di un virus che si considera ormai sconfitto definitivamente – dice Giovanni Rezza, Professore Straordinario di Igiene presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – Il periodo più difficile è ormai passato, però il Covid può ancora rappresentare un problema per milioni di persone. Infatti, nel nostro Paese alcune migliaia di cittadini sono ancora deceduti per Covid nel corso degli ultimi anni. Nei fragili e nei grandi anziani, il vaccino è tuttora utile per ridurre il rischio di forme gravi della malattia”. “Continuiamo ad assistere ad una ingiustificata diffidenza verso i vaccini – aggiunge Sergio Abrignani, Ordinario Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità dell’Università di Milano – È invece palese che grazie ai vaccini siamo usciti dalla pandemia da Covid-19 così come da altre emergenze. Le malattie vaccino-prevenibili sono numerose così come le evidenze prodotte sull’efficacia e sicurezza di questi fondamentali presidi sanitari”.

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Investire nella comunicazione

Insomma, investire soltanto maggiori risorse economiche in questo settore potrebbe non bastare, avverte Cognetti: “Come si evince dal caso dei vaccini, ma anche degli screening oncologici, sono necessarie campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte alla popolazione. Bisogna contrastare false credenze, assurde diffidenze e la sottovalutazione di gravi pericoli per la salute sia della singola persona che dell’intera cittadinanza. E Bisogna evitare – conclude – errori grossolani da parte delle Istituzioni sanitarie del Paese, quali per esempio quello che si è determinato in alcune Regioni italiane per i ritardi realizzati nella vaccinazione di gestanti e/o neonati contro il Virus respiratorio sinciziale che hanno causato danni importanti a molti bambini”.

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