Virus Respiratorio Sinciziale, nei casi seri può crescere il rischio infarto (e non solo)
Che i virus respiratori possano mettere a rischio il cuore si sa da tempo. L’infezione da Sars-CoV-2 responsabile di Covid-19 si è rivelata in grado di aumentare il rischio di infarti e ictus, soprattutto nei soggetti fragili come possono essere i cardiopatici. E con l’influenza si impenna la probabilità di andare incontro a complicanze cardio e cerebrovascolari, tanto che la vaccinazione antinfluenzale è fortemente raccomandata per chi è a rischio infarto. Quello che si comincia a vedere, però, è altro. Cioè si scopre che anche ceppi di Virus Respiratorio Sinciziale o RSV, considerati potenzialmente pericolosi per i neonati (tanto che da quest’anno si pratica un’immunizzazione mirata con anticorpi alla nascita nei bimbi che nascono nei mesi freddi tra Ottobre e Marzo), potrebbero determinare nei soggetti ricoverati adulti/anziani e fragili, tassi più elevati di eventuali cardiovascolari rispetto a quanto osservato in soggetti con le medesime caratteristiche cliniche affetti da Covid e virus influenzali.
A dirlo è una ricerca condotta a Singapore (primo nome Liang En Wee) pubblicata su JAMA Network Open.
Influenza, nei primi sette giorni cresce di sei volte il rischio d’infarto
Dati raccolti negli anni
La ricerca è stata realizzata prima della disponibilità dei vaccini per RSV per la popolazione adulta e ha confrontato le probabilità di eventi cardiovascolari, cerebrovascolare o di trombosi oltre al ricovero in terapia intensiva, con o senza evento cardiovascolare, in quasi 33.000 adulti ricoverati per infezione da RSV, influenza o Covid-19 (durante il periodo di maggior circolazione della variante Omicron). L’età media dei pazienti (poco più della metà donne) è risultata di 66,6 anni. Il 63,7% dei pazienti presentava almeno una patologia di base, il 19,5% una malattia cardiovascolare preesistente e il 35,2% diabete.
Dai dati emerge che quasi 11 pazienti su cento con infezione da Virus Respiratorio Sinciziale sono andati incontro a un evento cardiovascolare (99 aritmie, 66 insufficienza cardiaca e 61 episodi di cardiopatia ischemica). Il tipo più comune di aritmia è stata la fibrillazione atriale o il flutter. A rischio sono risultati in particolare coloro che avevano già particolari condizioni di rischio, con una probabilità più che doppia di evento cardiovascolare acuto tra i pazienti affetti da RSV rispetto a quelli affetti da influenza o Covid-19. In particolare nei pazienti con RSV è stata osservata una maggiore probabilità di aritmia, scompenso cardiaco e altri eventi cardiovascolari rispetto ai pazienti con Covid non sottoposti a richiami vaccinali. Solo per gli eventi cerebrovascolari come gli ictus nei pazienti con RSV è stata osservato un minor rischio rispetto ai soggetti con infezione da Sars-CoV-2 che avevano ricevuto il richiamo.
Covid, danni al cuore in un paziente su 5 anche per chi si è ammalato in forma lieve
Cosa può accadere al cuore
Stando a quanto ipotizzano gli autori della ricerca, le manifestazioni cardiache del Virus Respiratorio Sinciziale sarebbero legate a diversi meccanismi. Oltre al danno diretto del virus stesso sul miocardio ci sarebbe una risposta eccessivamente intensa all’infiammazione con impatto sull’attività cardiaca. Inoltre in corso di infezione il corpo deve ovviamente fare sforzi maggiori per rispondere a quanto avviene, e questo porterebbe ad un più intenso lavoro dell’apparato cardiovascolare (con incremento di frequenza cardiaca e ipertensione) per la presenza della patologia di bronchi e polmoni. “Per anni, si è sottovalutato il ruolo dei virus respiratori, perché non si indagavano le cause scatenanti della mortalità, specialmente quella del sistema cardio e cerebrovascolare – commenta Claudio Costantino, docente presso il Dipartimento Promise dell’Università di Palermo – Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Paolo Giaccone” del capoluogo siciliano e Presidente SItI (Società Italiana Igiene) per la Sicilia. Di conseguenza, se un soggetto moriva per arresto cardiaco, veniva indicato questo come prima causa di morte, e spesso una eventuale febbre o infezione delle alte o basse vie respiratorie nei giorni e settimane precedenti non veniva né indagata né analizzata come possibile causa scatenante. Non dobbiamo mai dimenticare che tutti i virus respiratori sono in grado di esacerbare condizioni cliniche preesistenti, quali patologie croniche polmonari, cardiovascolari, renali, epatiche, oncologiche ed ematologiche, reumatologiche”.
Miocardite, ecco come un virus può sabotare il battito cardiaco e arrestare il cuore
Indicazioni per la vaccinazione mirata
Gli autori dello studio, vista la possibilità di procedere con una vaccinazione mirata, propongono quindi una possibile indicazione specifica: “gli individui con una storia di patologia cardiaca preesistente appaiono a maggior rischio di eventi cardiaci acuti durante il ricovero ospedaliero per RSV e quindi dovrebbero essere vaccinati in via prioritaria”. D’altro canto, il Calendario Italiano per la Vita (quinta edizione del Dicembre 2024) raccomanda l’utilizzo del vaccino contro l’RSV in soggetti di età pari o superiore a 75 anni (indipendentemente dallo stato clinico) e di età pari o superiore a 60 anni affetti da patologie cronico degenerative.
“La raccomandazione riprende quella dei Center for Diseases Control and Prevention Statunitensi (negli USA nella stagione 2023/24 sono stati vaccinati oltre 6 milioni di over 60) ed al momento è stata inserita nella stagione 2024/25 nell’offerta del Calendario Vaccinale della Regione Sicilia, con indicazioni sovrapponibili a quelle del Calendario della Vita – conclude Costantino”.
Herpes zoster, in chi si vaccina minor rischio di infarto, ictus e scompenso cardiaco
Condividi questo contenuto: