Virus sinciziale nei bambini, come funziona la terapia che abbatte i ricoveri

Inizialmente potrebbe essere scambiato per un’influenza o un raffreddore, con tosse, naso che cola, febbre. Ma i sintomi possono velocemente progredire in difficoltà respiratorie che necessitano un intervento medico urgente. Si tratta del virus respiratorio sinciziale che ogni anno fa registrare, solo in Italia, circa 25.000 ospedalizzazioni nei bambini sotto i 5 anni, legate a complicanze quali bronchioliti, broncospasmi, polmoniti. “I bambini fanno fatica a respirare, non mangiano più perché non riescono a prendere il respiro, fino a necessitare il ricovero perché hanno bisogno di ossigeno”, mette in guardia Eugenio Baraldi, Direttore e Professore di Pediatria presso il Dipartimento Salute Donna e Bambino dell’Università di Padova e coordinatore delle linee guida nazionali sulla bronchiolite del 2023, intervenuto nel corso di un panel moderato dalla giornalista Irma D’Aria, in occasione del Festival di Salute a Padova, insieme a Luca Sbrogiò, Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 6 Euganea che è stata tra le prime a coordinare interventi sulla prevenzione del virus sinciziale. Questo virus, che circola nella stagione invernale, da novembre a marzo, rappresenta infatti, come riferisce Baraldi, la principale causa di ricovero al di sotto del primo anno di vita.

La prevenzione

“Non esistono terapie e per anni sono stati usati antibiotici, cortisone, broncodilatatori, ma con scarso successo”, sottolinea Baraldi. La prevenzione è quindi la strada maestra: dal lavarsi le mani, a non baciare i propri figli se si ha il raffreddore. Ed è proprio in quest’ottica che si colloca l’anticorpo monoclonale nirsevimab. “Somministrato a partire dal secondo giorno di vita, non si tratta di un vaccino, ma di un anticorpo che impedisce al virus di penetrare attraverso le vie aeree”, spiega. Blocca infatti le proteine sulla superficie del patogeno che non riesce più a legarsi alle cellule epiteliali delle mucose. “Una forma di copertura “passiva” – differentemente dai vaccini che stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi – ma comunque molto efficace già 3-4 giorni dopo la somministrazione, per i successivi 5-6 mesi”, puntualizza Baraldi.

Virus respiratorio sinciziale: perché tutti i neonati vanno protetti

I dati della ricerca sono positivi. “I risultati sono eccezionali – prosegue -. Gli studi hanno mostrato una riduzione dell’70-80 per cento delle ospedalizzazioni e un calo del 90 per cento dei ricoveri in terapia intensiva – come confermato da uno studio sulla stagione epidemica 2024-2025, coordinato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer – Irccs di Firenze e pubblicato sul Journal of Infection”. Un vero e proprio cambio di paradigma, anche in termini di costi sanitari.

“Ogni anno 150-170 mila bambini ricorrono alle visite pediatriche per il virus sinciziale, con 30.000 accessi in pronto soccorso che in 1 caso su 2 si trasformano in ricovero. Mentre l’ospedalizzazione costa al Servizio Sanitario Nazionale circa 3000 euro, la somministrazione dell’anticorpo solo 300 euro”, riferisce Sbrogiò. Però, per garantire che tutto ciò funzioni è fondamentale “la cooperazione di tutti gli attori in gioco nella salute dei bambini – evidenzia Sbrogliò -. E soprattutto capire che l’amore per i propri figli passa anche per la fiducia verso i professionisti della salute”.

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