Alessandro Proto, il venditore di bugie. La sua storia in un docufilm

ll nome può dire poco, ma certe storie è importante ricordarle. Perché è pieno di truffatori, ma Alessandro Proto li batte tutti. Si può convincere il mondo della finanza di essere un grande imprenditore, l’immobiliarista che vende le case di George Clooney e Brad Pitt? Di detenere l’1 per cento di Fiat, l’1,2 di Mediaset, lo 0,8 di Unicredit, lo 0,5 di Mediobanca, lo 0,7 di Generali, di voler comprare il Torino, il Lecce, il Parma? Alessandro Proto costruisce un castello di bugie, nel 2012 decide di scendere in campo: si candida alle primarie del Pdl e pochi mesi dopo viene arrestato per truffa. Il docufilm L’impostore — La storia di Alessandro Proto, scritto da Marco Tursi e Egilde Verì, in onda il 28 aprile su Sky Crime e in streaming su NOW, ripercorre la parabola di un criminale geniale e spregiudicato.

Nel 2012 annuncia di aver comprato il 2,8 per cento di Tod’s, di voler scalare Rcs e di candidarsi alla presidenza di Unicredit. Basta una carta intestata con cinque righe di comunicato stampa per essere protagonista di paginate. Un castello di menzogne, truffa una donna malata di cancro; come titolare del fondo Caronte, promette di prestare soldi alle imprese in difficoltà. Il piccolo imprenditore padovano che si è fidato è disperato: «Mi hanno pignorato la casa dove vivevo con la mia famiglia». Il giornalista Andrea Sceresini indaga, Proto si racconta attraverso i messaggi vocali. Incontra Greta, un’ex collaboratrice, ancora affascinata: ricorda le riunioni in cui il mago delle truffe spiegava come si diventa venditore. Valeria M., nel 2010 sua fidanzata, lo descrive come «l’uomo perfetto che esaudiva tutti i miei desideri, anche quelli inespressi». Niente è come appare. «Proto ha la terza media», dice Riccardo Staglianò «è figlio di un’infermiera e di un padre che ha avuto problemi con la giustizia».

Cresce a Lambrate, ma lascia Milano e va a vivere da una zia in Val Seriana. Vende enciclopedie porta a porta, è il migliore: sempre vestito elegante, si accredita. «Avevo capito come apparire agli occhi delle persone. A 22 anni ho aperto la mia prima agenzia immobiliare. Il motto è: “Non serve fare, basta raccontare e far credere”.

A fine 2009 Clooney stava con la Canalis e voleva vendere Villa Oleandra. Ebbi un’intuizione, chiamai un giornalista del Corriere della sera. Mi fece domande, non risposi. Il giorno dopo mi ritrovai su una pagina intera. Al giornalista mandavo il bocconcino, loro lo trasformavano in un piatto». La Proto group apre il primo ufficio in Galleria del Corso, con vista sulla Madonnina. «La mia definizione di successo è fare qualcosa che gli altri non hanno mai fatto». A ottobre 2012 annuncia che ha messo insieme un gruppo di investitori che vogliono acquistare Rcs, spara alcuni nomi. «Faccio una ricerca: le prime tre persone non esistevano, le altre non hanno mai risposto» chiarisce Staglianò.

Gianni Barbacetto è netto: «Lui è un impostore, ma i giornali fanno bruttissima figura». Scrive sul Fatto che è un millantatore e Proto lo minaccia: «Mi dia qualche settimana che mi compro il giornale e la metto a pulire i cessi». Gli interessano i soldi, ma soprattutto che la gente lo percepisca ricco. Il suo modello, dice la ex fidanzata, è Silvio Berlusconi. Le fa credere di avere un locale a Barcellona, che la sorella e la madre vivono lì: non esisteva nessuno. «Alla fine si sarà inventato 15, 16 identità, mi rendo conto della follia e gli scrivo una mail: “Ho scoperto tutto, dimmi solo perché l’hai fatto”. Mi risponde: “Non cercare di capire perché se dovessi capire davvero impazziresti”». Troppo comodo.

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