Brad Pitt al limite, velocità e destino sul circuito di F1
Roma – F1 è stata l’esperienza più viscerale della mia vita. Lo sport è la mia religione»: Brad Pitt, 61 anni, scende in pista e sfida Tom Cruise, un anno di più, per realismo acrobatico. E mentre l’agente di Mission: Impossible sullo schermo ci consegna immersioni sottomarine e acrobazie aeree senza pari, Pitt scatena l’adrenalina alla guida dei bolidi di Formula 1 nel film diretto da Joseph Kosinski (quello di Top Gun: Maverik, in sala il 25 giugno con Warner. «Non so come ce l’ho fatta — confessa Brad Pitt in collegamento dalla conferenza di Città del Messico — è stata l’esperienza più viscerale mai vissuta». Nel film è un idolo anni Novanta, che era stato costretto al ritiro dopo un incidente. Trent’anni dopo viene richiamato in pista dal proprietario di una squadra che rischia di chiudere (Javier Bardem), come mentore di un giovane pilota Ma la corsa verso la salvezza è ostacolata anche dalle tensioni interne. Un film spettacolare e un personaggio iconico «come nella vita lo è Brad Pitt», ride il regista.
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Il legame Hollywood e la F1 ha radici profonde. A Le Mans, circuito su cui Paul Newman e Patrick Dempsey hanno corso sul serio, Steve McQueen ha girato il film omonimo, ricostruzione semi-documentaristica della gara del 1970. Lo stesso Brad Pitt nel 2016 è stato starter in quel circuito: all’epoca non aveva ancora provato l’ebbrezza della corsa «andavo solo in moto, ho fatto un giro di pista con Alex Wurz». Stavolta l’immersione è stata totale.
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Le riprese si sono svolte durante i veri weekend del Gran Premio, ad esempio quello di Silverstone del 2023, usando fotocamere montate sui bolidi per catturare speciali effetti visivi e una realistica forza G. «Quando Joseph ci ha parlato di questo suo piano audace di girare all’interno della vera stagione di F1, inserendoci fisicamente nelle auto… è stato l’avverarsi di un sogno. Ho cercato per decenni di realizzare un film sulle corse — auto, moto, qualunque cosa — ma non ero mai riuscito a concretizzare. Questo film è stato diverso da ogni cosa fatta nei miei decenni di carriera. Sarò sempre grato a Joseph per questa follia visionaria». Fondamentale il coinvolgimento, da produttore dell’ex campione Lewis Hamilton «che a sua volta ha portato dentro tutti noi. Tantissimo del suo vissuto è entrato nel film. Così abbiamo cominciato a prepararci, ad allenarci, frequentando il paddock. Alla fine ci siamo ritrovati a guidare auto per quasi due anni, nel corso della realizzazione del film: confesso che quasi vorrei poterlo girare di nuovo da capo, perché adesso sono diventato un pilota niente male».
La passione per lo sport di Brad Pitt è assoluta, «mi appassiona da sempre. Per me è una religione». Quello del paddock è un microcosmo ricco di storie: «Ogni pilota, ogni membro del team, ha la sua lotta personale i suoi demoni, le sue motivazioni. — spiega — Anche il mio personaggio ha avuto una prima esperienza in F1 che è andata male. Credeva di aver fatto pace con quel fallimento, di averlo sepolto costruendoci una nuova condizione. Ma poi la vita ti rimette di fronte a ciò che hai lasciato in sospeso. Queste sono le storie che mi toccano: quelle in cui ci ritroviamo a confrontarci con ciò che credevamo di aver superato».
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