Carlo Conti: “L’azienda mi ha chiesto di divertirmi altri due anni con Sanremo”
Sanremo – “Quest’anno è stato bellissimo, la parola d’ordine è stata ‘insieme’. Ci siamo divertiti insieme, lo abbiamo fatto insieme. Vediamo l’anno prossimo se mi viene un’idea, ma penso di sì. Adesso torniamo alla normalità” dice Carlo Conti. “L’azienda mi ha chiesto di divertirmi per due anni col festival. Ho accettato, poi deciderò cosa fare strada facendo. Fare il Festival non è solo condurlo, che alla fine è la cosa più facile, ma è anche organizzazione, direzione artistica, scelta della scenografia, delle luci, degli abiti. Se nel futuro il mio lavoro dovesse servire ad aiutare qualche nuova leva, vedremo se potrò aiutare”.
Sanremo 2025, le news dopo la vittoria di Olly
Numeri record: 13 milioni 427mila spettatori (73.1% di share), il picco di share, pari all’87.3%, è stato raggiunto all’1.56, al momento della proclamazione della vittoria di Olly. Il Festival di Conti batte quello di Amadeus nella media complessiva dello share delle cinque serate: 67,1% contro il 66,2% della scorsa edizione. Ed è record anche per la raccolta pubblicitaria: “Questa edizione” sottolinea l’amministratore delegato di Rai Pubblicità, Luca Poggi “Abbiamo raggiunto i 65 milioni 258mila euro, con un +8.5% rispetto allo scorso anno”.
Le polemiche sul Sanremo “normalizzato”, “sovranista” non toccano Conti. “Secondo me il Festival è il Festival”, dice il conduttore-direttore artistico. “È ‘baudiano’ perché Baudo ci ha insegnato a farlo in questo modo, con le giurie che non vanno d’accordo e le polemiche. L’ho sempre fatto così e credo che il Festival sia, come la metti la metti, una meravigliosa messa cantata in cui inserire chitarra elettrica o l’organo. E’ un rito collettivo che Pippo ci ha insegnato a fare. Spero che sia stato un festival baudiano nel vero senso della parola”. “Normalità” resta la parola preferita, e quindi lunedì tornerà alla vita di tutti i giorni: “Mi sveglierò alle 7 per accompagnare mio figlio a scuola”.
Trionfo Olly a Sanremo: vince l’esordiente ma il finale è tra i fischi
Le polemiche, i fischi, il dissenso fa tutto parte del gioco. “Non l’ho vissuto come una sfida, ho ripreso un lavoro iniziato con l’azienda nel 2015, portato avanti per tre anni, proseguito alla grande da Claudio Baglioni e poi nei cinque straordinari festival di Amadeus. Sono tornato a riprendere un lavoro, per questo è stato facile. Nessuno fa il direttore artistico per se stesso, ma per l’azienda, per la Rai e per il pubblico. E’ come il ct della Nazionale che cerca di vincere i Mondiali: lo fa per la nazione, per l’Italia, per la squadra. Ho cercato di lavorare in questo senso, come hanno fatto i miei amici prima di me. E i risultati mi pare mi facciano sorridere. Adesso il problema vero è per chi lo dovrà fare il prossimo anno: ah già, sono io”.
Quando è stata letta la classifica, sono piovuti fischi. “Vi faccio notare che insieme ai fischi ci sono stati anche boati e applausi quando ho lanciato il televoto per la cinquina finale. Questo fa un po’ parte del dna del festival di Sanremo. Preferisco questo Ariston rispetto a quello di qualche anno fa, quando gi spettatori erano seduti e non facevano niente. Sono stato sorpreso anch’io, come il pubblico, dei risultati. Ma credo che la standing ovation per Giorgia, ad esempio, valga più di un primo posto. Il tempo è galantuomo”.
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Enrico Mentana, in un post, ha fatto notare che gli ultimi tre vincitori (tutti della scuderia di Marta Donà), avevano tutti lo stesso numero al televoto, il 15. “E’ una coincidenza assoluta. Ho fatto solo un favore a una cantante che mi ha chiesto di farsi dare un numero specifico, perché rappresenta l’infinito all’incontrario: me lo ha chiesto con quegli occhioni, non potevo dire di no. Era Clara”.
Il conduttore che ha sempre pedalato, non si offende quando lo definiscono “normalizzatore”. “Essere definito normalizzatore non mi dà fastidio” spiega serafico. “Io sono normale e va bene così. Per me vivere la vita è un gioco da ragazzi e anche il festival l’ho sentito nel mio modo, nel mio stile, con il colore della mia pelle. Pensavo che fosse più che mai importante far sentire la musica. Sanremo normale, con qualche riflessione: c’è stato il messaggio di Edoardo Bove, del santo Padre, al quale mandiamo un abbraccio forte perché si rimetta presto, il ricordo di Fabrizio Frizzi, il Teatro Patologico… Poi ognuno fa le sue riflessioni. Ma se questo è normale, ben venga il normale”.
Poi elenca le cose straordinarie avvenute nel suo festival: “La testimonianza di Edoardo Bove è stata forte e importante. Un ragazzo che ha visto la morte passargli davanti e la sua preoccupazione era per quelli che non hanno avuto la sua fortuna, e sono morte”. Cosa non rifarebbe? “Sabato sera abbiamo finito troppo tardi. Poi mi piacerebbe dare solo le prime dieci posizioni, e non tutte le altre. Ma il vicedirettore Claudio Fasulo mi ha detto che non si può fare, vanno date tutti: aveva ragione lui”. Saluta tutti: “Buona vita”.
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