Claudio Gioé, il ritorno di Màkari: “In questa stagione vincono i sentimenti”
ROMA – Gaetano Savatteri, scrittore di Recalmuto (Agrigento) e creatore del giornalista e investigatore Saverio Lamanna, negli anni Ottanta con altri giovani ha creato la rivista letteraria Malgrado tutto che ha avuto firme prestigiose, Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri. Quando nel 2021 la casa di produzione Palomar (la stessa di Montalbano) ha presentato la serie Màkari dai romanzi di Savatteri il confronto è stato inevitabile.
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Tra la serie dalle repliche infallibili e la nuova saga arrivata alla quarta stagione (dal 19 ottobre su Rai 1 per quattro domeniche sera) però ci sono tanti chilometri quanti quelli che separano la Vigata immaginaria di Camilleri e la Màkari, storpiatura dell’esistente Macari, pochi chilometri da San Vito Lo Capo, di Savatteri. A partire dall’uso del dialetto come è stato lo stesso scrittore a sottolineare: “La mia generazione è nata nell’italiano. Sciascia, Camilleri, Pirandello sono grandi scrittori che traducono dal dialetto all’italiano, ma la mia generazione è stata diversa. Io poi sono figlio di insegnanti, in casa si parlava italiano. Il dialetto per la mia generazione è destinato all’affetto, all’insulto o alla saggezza dei proverbi. I miei personaggi parlano italiano perché pensano in italiano”.
E dei suoi personaggi l’ex giornalista ora scrittore Lamanna, rientrato in Sicilia dopo che la carriera da portavoce politico è naufragata, interpretato da Claudio Gioé è sicuramente il più amato. E l’attore palermitano – una lunga gavetta tra cinema e tv (I cento passi, La meglio gioventù, Squadra antimafia – Palermo oggi, La mafia uccide solo d’estate) – al personaggio di Lamanna è profondamente grato: “Dopo tanti anni di fatica, provini e anche tempo a non lavorare Màkari è stata sicuramente una svolta che mi ha permesso di sperimentare sfaccettature diverse come la commedia che ho fatto raramente. Augurerei a chiunque di avere un personaggio che dura nel tempo, se c’è tra i colleghi chi fa lo schifiltoso, dovrebbe cercare un altro lavoro”.
Nel piccolo borgo in provincia di Trapani ora Saverio Lamanna ha trovato tutto quello che gli mancava: l’ispirazione per scrivere romanzi, l’amore della giovane architetta Suleima (Ester Pantano), l’amicizia di Piccionello (Domenico Centamore) con la sua ironia e il suo approccio filosofico, nonché il suo assurdo look fatto di t-shirt improbabili e infradito, e della ristoratrice Marilù (Antonella Attili). Ma all’inizio di questa quarta stagione tutto viene rimesso in discussione: Suleima deve partire per alcuni mesi a Malta per un lavoro, riappare la vecchia fiamma Michela in procinto di sposarsi, ma soprattutto appare dal nulla, Arianna, quattordicenne dark e arrabbiata col mondo che… potrebbe essere la figlia che non ha mai saputo di avere. La interpreta la sedicenne Giovanna Rosace, alla prima prova sullo schermo.
“Quest’anno c’è tanto pepe nei sentimenti che attraversano i personaggi, Lamanna sarà messo a dura prova – dice Gioé – dovrà affrontare la separazione dolorosa con Suleima che segue le sue aspirazioni professionali e la pena di non stare insieme. Dovrà confrontarsi con il ritorno improvviso della professoressa Michela con la passione per i gialli di Lamanna che metterà in crisi la sua storia d’amore. Ma soprattutto sarà investito da una sorta di paternità e avere a che fare con un’adolescente arrabbiaa sarà una prova ardua per Saverio totalmente impreparato. Ne verranno fuori scontri emotivamente coinvolgenti e divertenti che lo porteranno a chiedersi se essere paternalista o essere paterno”.
Scritta da Leonardo Marini e diretta da Monica Vullo e Riccardo Mosca, la serie ha tutte le caratteristiche per continuare a durare finché il pubblico continuerà a premiarla con gli ascolti. Nella serie c’è una battuta di Lamanna che dice “per certi scrittori il successo è come l’elio per i palloncini”. Savatteri commenta: “Spero di non essermi gonfiato come un palloncino, ma non posso ignorare che i personaggi sappiano che c’è una fiction. Ora Lamanna è consapevole di essere un scrittore ma pirandellianamente sa che c’è un altro Lamanna, che è Claudio Gioé e che è più famoso di lui. Per ora vado avanti perché è divertente, non sono ancora Conan Doyle che fece morire Sherlock Holmes per poi farlo risuscitare. Oggi scrivo pensando ai volti degli attori come immagino i miei lettori facciano leggendo i libri. È un gioco virtuoso tra reale e immaginario”.
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