Coppola e Herzog, due monumenti alla Mostra di Venezia: la storia del cinema sbarca al Lido
VENEZIA – Hanno 82 e 86 anni, sono due monumenti del cinema mondiale e del cinema hanno fatto la storia così come la loro presenza segnerà questa 82esima edizione della Mostra di Venezia. Werner Herzog e Francis Ford Coppola insieme, alla cerimonia d’apertura, sul palco, il primo a raccogliere il Leone d’oro alla carriera, il secondo chiamato a celebrarlo con la laudatio ufficiale. Altro che rinunciare alle scene, altro che farsi da parte, anzi, ciascuno a tener viva quell’idea radicale e intransigente del cinema che ha caratterizzato le loro opere perché, come afferma l’autore tedesco, «non sono ancora finito».
Uno ha esplorato la natura selvaggia, l’animo umano e le sue follie, da Fitzcarraldo a L’enigma di Kaspar Hauser passando per Aguirre, furore di Dio, o i più recenti Into the inferno e The fire within: a requiem for Katia and Maurice Krafft, storie di vulcani e di ricercatori coraggiosi. Coppola, grande architetto di saghe familiari e indagatore di utopie civili, è di ritorno da un recente intervento al cuore e insieme al collega è pronto a formare un’immagine potente di resistenza artistica: due autori che non hanno mai smesso di interrogarsi, di mettersi in gioco, di cercare nuove strade.
Il direttore della Mostra, Alberto Barbera, ha definito il regista bavarese “un camminatore instancabile”, ” un cineasta fisico”, “esploratore del visibile e del’invisibile”. Herzog ha appena terminato il documentario Ghost elephants che presenterà fuori concorso alla Mostra giovedì 28 agosto e ha già in cantiere Bucking fastard, un nuovo film girato in Irlanda, oltre a un lungometraggio d’animazione tratto dal suo romanzo The twilight world, mentre presterà la voce a un personaggio nel prossimo progetto animato del regista premio Oscar Bong Joon-ho. Intanto domani, 26 agosto, esce con Feltrinelli Il futuro della verità, il libro in cui Herzog si interroga su come ci si possa orientare in un mondo in cui le fake news dominano sempre più i social media, dove regna la disinformazione e persino gli esperti di intelligenza artificiale lanciano l’allarme sul suo sviluppo incontrollato.
A Coppola è affidato il discorso celebrativo: il regista, Leone d’oro alla carriera nel 1992, autore di capolavori come Il padrino e Apocalypse now, arriva in laguna convalescente dopo l’ablazione al cuore effettuata in ospedale a Roma il 5 agosto scorso. Ma il suo spirito non è meno combattivo. Ha appena concluso la tournée mondiale di Megalopolis, il suo film-sogno da 120 milioni di dollari, autofinanziato e accolto da reazioni contrastanti. Non pago, ha annunciato il prossimo progetto: Glimpses of the moon, tratto dal romanzo di Edith Wharton, che girerà in gran parte tra Italia e Francia.
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La presenza congiunta di Herzog e Coppola alla cerimonia di apertura, che sarà condotta dall’attrice Emanuela Fanelli, trasforma l’inaugurazione della Mostra in un evento simbolico: il confronto e l’incontro tra due visioni di cinema che hanno segnato la seconda metà del Novecento e oltre. In fondo, lo dice Herzog con parole semplici e potenti a proposito del Leone d’oro alla carriera: «Questa medaglia non è la fine. È solo un altro passo. Io sono ancora qui. E lavoro come sempre».
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