David Bowie, in mostra gli appunti dell’artista su “un musical del diciottesimo secolo”

Londra – Ha cantato il viaggio di un astronauta fra le stelle e recitato al cinema la parte di un uomo caduto sulla Terra, ma il suo ultimo desiderio era scrivere un musical ambientato nell’Inghilterra del Settecento. È il progetto a cui David Bowie stava lavorando in gran segreto, prima di scomparire nel 2016 a sessantanove anni. I suoi collaboratori lo hanno scoperto soltanto dopo la morte del grande cantante inglese, aprendo una stanza del suo studio a New York di cui soltanto lui aveva la chiave. E adesso tutti i materiali per The spectator (Lo spettatore), questo il nome che aveva dato all’opera, saranno a disposizione del pubblico a una mostra che apre il 13 settembre al Victoria and Albert East Storehouse, il magazzino del celebre museo londinese, a Hackney, nell’East Side della capitale.

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“Fin dall’inizio, ho sempre desiderato scrivere per il teatro”, aveva confidato in un’intervista alla Bbc nel 2002. I suoi assistenti, quando sono entrati nello studio, hanno trovato quaderni di appunti, una parete di post it gialli con scenette, personaggi e battute, block notes pieni di disegni e schizzi, per portare in scena proprio uno spettacolo del genere, del quale Bowie intendeva fornire testi e liriche. “Un musical del diciottesimo secolo”, si legge su uno dei fogliettini. Il titolo viene da un giornale chiamato The spectator che uscì dal 1711 al 1712 raccontando mode, curiosità e crimini della Londra dell’epoca.

Bowie era rimasto colpito da vari episodi, come la rivalità tra due sorelle, una bella ma vanitosa, l’altra d’aspetto più anonimo ma di buon cuore, per sposare un pretendente: “Potrebbe essere una buona sotto trama”, osserva. Ma anche dalla storia di un tizio che sapeva imitare il nitrito di un cavallo e l’abbaiare dei cani. E appare particolarmente affascinato dai delitti e castighi del tempo: scrive sulla folla che si accapiglia per vedere un’impiccagione, parla di un ladruncolo che si era guadagnato l’affetto dell’opinione pubblica, del poliziotto che lo fa arrestare e portare al patibolo, di una gang composta da giovani di buona famiglia che si ubriacavano e aggredivano uomini, donne e anziani nelle strade.“È comprensibile che fosse affascinato da quel periodo”, commenta Bob Harris, uno storico dell’università di Oxford. “Londra era la più grande città d’Europa, con una popolazione di mezzo milione di persone e una stampa scatenata che descriveva follie e tendenze del momento. Era una città eccitante, dinamica, piena di contraddizioni”. La Bbc azzarda che Bowie ci rivedesse l’Occidente dei suoi ultimi giorni, alle prese con la Brexit, Trump e crescenti diseguaglianze. “Un’analogia dell’avidità” scrive in una pagina del quadernetto. Per vedere i 200 reperti del progetto occorre prenotare un appuntamento online sul sito del Victoria & Albert. Chissà se ora qualcuno riprenderà gli appunti dell’autore di Space oddity per realizzare il “musical di David Bowie”.

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