Demi Moore: “La stella sulla Walk of fame? Ora sento di averla meritata”

In The Substance l’inizio e la fine della vertiginosa parabola della diva incarnata da Demi Moore erano concentrati sulla sua stella della Walk of fame di Hollywood. Adesso però l’attrice l’ha avuta veramente. Moore ha finalmente la sua stella sulla Walk of fame di Hollywood: “Sono felice che arrivi ora, non prima. Oggi posso apprezzarla davvero, sentire che è meritata”. L’attrice, 63 anni, deve a quel ruolo disturbante la candidatura all’Oscar e un grande ritorno al cinema e nelle serie tv. È tra i protagonisti di Landman, la serie che torna per una nuova stagione su Paramount+ dal 16 novembre.

Demi Moore: “All’inizio della mia carriera ho sottoposto il mio corpo a torture e diete folli”

Qui interpreta Cami Miller, figura femminile al centro del nuovo capitolo della saga americana sul potere e l’energia petrolifera, creata da Taylor Sheridan con Andy Garcia e Billy Bob Thornton.

In questa lunga conversazione con la stampa internazionale, l’attrice parla del suo rapporto con la terra, del senso di casa e di maternità, della scrittura di Sheridan, del suo percorso personale e della condizione delle donne a Hollywood e nel mondo. La terra, la casa, la perdita. Moore riflette sul significato del titolo Landman, “l’uomo della terra”, partendo da un piano personale. “Molti sognano di comprare un pezzo di terra — dice — alcuni per sfruttarlo, altri per proteggerlo. Io ho sempre avuto un rapporto particolare con la terra perché da bambina mi sono spostata molto. Il mio senso di casa è nato tardi, in Idaho, dove ho potuto costruire un rifugio immerso nella natura, edè lì che mi sento radicata e la mia anima che trova pace”.

Riporta alla mente un episodio semplice ma che racconta molto di lei: “La scorsa estate ho salvato delle paperelle appena nate e ora ne ho trentasei che tornano ogni giorno a farsi nutrire. Quella terra è un santuario, un modo per preservare la natura e, allo stesso tempo, me stessa”. Lavorando a Landman Moore ha scoperto un mondo, quello del petrolio “una realtà che conoscevo poco. Sheridan non prende una posizione politica, mostra i rischi, i pericoli, le conseguenze. Io stessa ho perso un cugino di ventidue anni, morto su una piattaforma petrolifera. Per questo per me è un tema che va oltre la fiction”.

Taylor Sheridan e la scrittura delle donne. Demi Moore spiega cosa la affascina del lavoro del creatore di Yellowstone: “Taylor disegna personaggi complessi e situazioni che oscillano tra profondità e intrattenimento. Ha un dono raro: scrive le donne con rispetto e curiosità. Penso a 1883, dove il racconto passa attraverso lo sguardo di una ragazza che diventa adulta. In Landman succede lo stesso: Cami non è un’eroina perfetta, ma una donna che attraversa lutto, potere, scelte difficili”.

Parlando di petrolio, corre la mente alla storica serie Dallas, ma secondo l’attrice quella serie pop rifletteva un’America diversa: “Negli anni Ottanta parlavamo di milionari, oggi di miliardari. La disuguaglianza, la crisi climatica, la fragilità politica: tutto è cambiato. Viviamo un tempo difficile e abbiamo bisogno di storie che, pur mostrando la durezza del mondo, ci offrano anche un po’ di sollievo”.

Per prepararsi al ruolo, Moore ha incontrato alcune donne del Texas che dirigono aziende energetiche. “Taylor e sua moglie Nicole mi hanno presentato imprenditrici straordinarie di Fort Worth. Tra loro Kit Moncrief, che dopo la morte del marito ha preso in mano l’azienda, e Cami Goff, attiva non solo nel petrolio ma anche in altri settori. Da loro è nata la mia Cami Miller. Sono donne forti, dirette, tutt’altro che fiori delicati”. In Landman Cami è madre, e la relazione con Monty (Jon Hamm) è al centro della sua vita. Anche nella realtà, spiega “io sono madre di figlie adulte, ma restano sempre le mie bambine”.

Sul tema del potere femminile a Hollywood Demi Moore ricorda: “Negli anni Ottanta creare una propria casa di produzione era quasi impensabile. Io l’ho fatto per mettermi alla prova, non per diventare un simbolo. Ma se oggi attrici come Sydney Sweeney o Zendaya trovano ispirazione in quella scelta, ne sono profondamente commossa”.

Ragiona sul rapporto tra controllo e vulnerabilità: “Il controllo nasce dalla paura della vulnerabilità. Ma la vulnerabilità è ciò che ci unisce. È lì che riconosciamo la nostra umanità. Quando scelgo un ruolo, spesso è per comprendere meglio quella parte fragile di me stessa”.

Qualcuno definisce Cami una moglie trofeo, pur sottolineandone l’evoluzione durante la serie. Ma l’attrice precisa “no, non è una moglie trofeo. Piuttosto una donna che ha costruito con il marito la propria vita. Dopo la sua morte si trova a guidare un’azienda senza esserne esperta, e deve imparare in fretta. Quello che scopre, però, è che la realtà che eredita è diversa da quella che credeva. La sua curva di apprendimento è ripida, ma è lì che cresce”.

Landman e The Substance, per e Moore certificano una nuova fase della sua carriera: “Avevo smesso di trovare ruoli che mi stimolassero. Mi chiedevo se il mio percorso fosse finito. Poi è arrivato The Substance, e con lui la possibilità di vedermi di nuovo. Ma dovevo essere io la prima a cambiare sguardo. Non era il copione a mancare: era la mia decisione di ricominciare. Ora mi sento viva, curiosa, felice di affrontare personaggi complessi, donne della mia età che non si accontentano”. E aggiunge: “Non scelgo i ruoli pensando alla mia eredità, ma al loro senso. Quando ho fatto Soldato Jane sapevo che poteva avere un impatto culturale, e credo che lo abbia avuto. The Substance a modo suo lo fa di nuovo. Penso al messaggio, ma solo se è autentico: deve nascere da dentro, non dall’esterno”.

Sul suo stato d’animo attuale confessa: “È un momento buono. Landman è diversa da tutto ciò che ho fatto. L’ho detto a Taylor quando mi ha chiamata in Texas: non c’era una sceneggiatura, solo la sua storia. Mi ha chiesto di fidarmi, e l’ho fatto. Ora voglio solo vedere dove mi porterà questo viaggio”. Chiude con un sorriso: “Non si tratta più di controllo o di carriera. Si tratta di gioia. E per me, Landman, è proprio questo: un ritorno alla gioia”.

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