Disney cancella il personaggio trans da una serie tv: “Lasciamo il tema alla gestione dei genitori”

La via queer ai cartoon è in salita, si sa. Da molti anni prima timidamente, poi con più audacia e in seguito di nuovo con il freno a mano tirato nel mondo dell’animazione si stanno facendo largo personaggi dall’identità di genere più sfaccettata, specchio della società in cui viviamo. Ci sono state coppie di animali dello stesso sesso (Zootropolis), una poliziotta da un occhio solo, Specter, innamorata di una donna (Onward), Greg, il protagonista del corto Out che racconta la difficoltà di un giovane a dire ai propri genitori che è omosessuale.

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Win or lose, la prima serie lunga della Pixar, poteva essere un ulteriore tassello in questa strada verso l’accoglienza della diversità ma non è andata così. Come scrive Variety la serie, che arriverà a febbraio su Disney+, doveva avere tra i suoi protagonisti il primo personaggio trans, ma la casa di produzione ha fatto un passo indietro. Nella serie, che racconta una squadra mista di softball di una scuola media mentre si prepara per la partita di campionato, avrebbe appunto dovuto esserci anche un personaggio trans ma così non è andata. Una fonte ha raccontato a Variety che i riferimenti all’identità di genere di uno dei personaggi sono stati rimossi, influenzando alcune linee di dialogo negli episodi successivi dello show, anche se sembra che non ci fosse un episodio completo dedicato all’argomento. E la spiegazione del passo indietro è stata questa: “Quando si tratta di contenuti di animazione per un pubblico così giovane, sappiamo che molti genitori preferiscono discutere di determinati argomenti con i propri figli secondo i propri termini e tempi”, ha affermato un portavoce della Disney.

Da anni la casa di produzione si fa paladina dell’inclusività e della possibilità per ogni bambino o ragazzo di vedersi riconosciuto nei personaggi raccontati sul grande schermo e, se sul fronte delle serie e del live action passi avanti sono stati fatti, nel mondo dell’animazione c’è ancora una certa resistenza. E in particolar modo dopo la legge passata in Florida, su iniziativa dei repubblicani, due anni fa conosciuta come “non dire gay” che vieta le discussioni sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere nelle scuole statali.

All’epoca era esplosa una grande polemica rispetto alla posizione della casa di Topolino con tanto di sollevazione degli stessi animatori. I film e le serie Disney dedicate ai teenager negli ultimi anni hanno abbracciato il tema dell’orientamento sessuale e raccontato storie di famiglie omogenitoriali: il personaggio di Olivia Rodrigo di High School Musical ha due mamme, mentre la serie Love Victor è la storia della presa di coscienza e del coming out di un adolescente, senza citare le serie young adult di Netflix, dove il tema della transizione è stato sdoganato da tempo (da Sex Education a Heartstopper). D’altronde oltre alla questione sociopolitica c’è anche una questione di opportunità economica: basti pensare che il cartoon Onward, proprio per il personaggio della poliziotta lesbica, è stato bandito da Kuwait, Oman, Qatar e Arabia Saudita mentre la parola “fidanzata” è stata cambiata in un più anonimo “partner”.

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