Domenico Diele parla del suo incidente in un podcast, ma non regge e se ne va
Come il crimine è il nuovo podcast true crime che racconta storie complesse, belle, strane e soprattutto vere. Nell’ultima puntata la giornalista Lucrezia Carnevale e il content creator Pierpaolo Episcopo si sono occupati del caso dell’attore Domenico Diele, ora molto conosciuto perché uno dei protagonisti della fiction Blanca, seguitissima dal pubblico televisivo. Un caso molto complicato, una vicenda giudiziaria con condanne in carcere e una vittima per omicidio stradale, tanto che alla fine della puntata l’attore non se l’è sentita di continuare ed è andato via dallo studio.
Il podcast parte con i due intervistatori che spiegano la vicenda e ribadiscono a Diele: “Hai carta bianca sulla tua versione dei fatti”. Ma lui ad un certo punto si sente in difficoltà e si rifiuta di concludere la puntata, accusandoli di manipolazione e di “avergli teso un’imboscata”. Domenico Diele, camicia azzurra e calzoni grigi, è seduto sul divano fra Lucrezia Carnevale e Piepaolo Episcopo. L’attore a giugno del 2017 è stato coinvolto in un grave incidente stradale a causa del quale una donna ha perso la vita. In seguito l’attore ha ricevuto una condanna per omicidio stradale aggravato e trascorso gli anni seguenti tra carcere, arresti domiciliari e servizi sociali. Una volta scontata la propria pena è ritornato a recitare.
“Il motivo per cui sono qui oggi è particolarmente impegnativo per me – comincia Diele – tanti anni fa, nel 2017, il 24 giugno alle due di notte, ho avuto un incidente stradale, e il caso che fossi un attore ha amplificato tutto. Ho realizzato quello che era successo mentre lo vivevo, e che una persona fosse morta. Una donna era morta ed io ero positivo a delle sostanze stupefacenti. Un motorino si è scontrato con la mia macchina sull’autostrada. Poi c’è il fatto della patente. Perché non avevo la patente”.
E racconta: “Non dovevo guidare per dodici mesi per una storia avvenuta nel 2009, che mi ha costretto a fare analisi per il rinnovo quattro volte. E la quarta volta non me la hanno rinnovata. Il motivo del fermo nel 2009, che avevo 23 anni, è che mi hanno trovato con tre miei amici a Gioia Tauro con una quantità minima di hashish in macchina, grammi 0,06, e poi erano in macchina, non li avevamo fumati. Quindi ho dovuto fare il rinnovo nel 2010, nel 2011 e nel 2013. Nel 2016, al quarto rinnovo mi ritrovano positivo alla cannabis. E mi hanno detto: ora non puoi guidare per 12 mesi. Quindi quando ho avuto l’incidente stradale, perché stavo tornado da un matrimonio a Matera verso Roma (e non c’erano ne treni ne aerei), non potevo guidare. Continua: “Non so perché mi sono fatto trovare positivo nel 2016. Perché mi stavano distruggendo la vita e la carriera lavorativa. Se quello che è successo a me succedesse a tutti i giovani di 23 anni che comprano del fumo per una canna, poi non consumato… Forse mi volevano come esempio per gli altri. Ma io l’ho vissuta come una persecuzione. Nel 2016 lo sapevo che mi avrebbero trovato positivo perché il thc della cannabis resta nel sangue diversi giorni. E’ beffardo che le droghe leggere siano più rivelabili di quelle pesanti”.
“Dovevo andare a quel matrimonio, era umiliante non poterlo fare per non poter guidare la macchina. Al ritorno parto a mezzanotte verso Roma, tanto pensavo, se mi fermano, mi faranno una multa. Mai avrei immaginato quello che è successo. Svolto sull’autostrada, curva, rettilineo poco illuminato e andavo sopra i 100 Km. Poi mi sono distratto con il telefono cellulare, ero in terza e sento come un ostacolo e poi un impatto, il parabrezza esplode e anche gli airbag, fumo dal radiatore, mi fermo e vedo un motorino incastrato nella macchina. Ho capito di aver investito una persona. Scendo subito per fermare le altre macchine e cercare la persona. L’impatto c’è stato alle 2 e 9 minuti. Andavo a 154,5 km. La velocità del motorino non si sà. Ma aveva le luci spente. E ancora non ho capito se il guidatore, una donna, indossava il casco allacciato. Dopo 10/15 minuti sono arrivati i soccorsi. Arriva l’ambulanza e qualcuno dice ‘il cuore della donna batte ancora’. Poi la polizia mi ha portato via”.
I due intervistatori incalzano Diele: e poi?: “Mi hanno trovato positivo a thc e oppiacei. Ma nessuno si è mai chiesto come è avvenuto l’incidente. Non ero alterato. E’ stata una disgrazia. Gli incidenti succedono a molti”. Lucrezia Carnevale chiede: “Tutti avranno detto, è un attore, drogato, andava veloce creando così un immaginario ostile”. Diele risponde: “Non ero alterato, le sostanze le avevo assunte il giorno prima. Sono stato attaccato da tutti, dai social e dalle associazioni. Poi quando mi hanno arrestato volevo avvertire i miei, chiunque lo avrebbe fatto. E non me lo hanno fatto fare. Mi hanno arrestato e sabato entro in carcere a Salerno. Domenica poi è venuto un signore strano a chiedermi delle cose. E il giorno dopo su tutti i giornali c’era “Diele è un eroinomane e chiede perdono”.
Carnevale chiede: “Ti hanno sostenuto nel tuo ambiente lavorativo?”, Diele risponde: “Si, tutti molto solidali. In carcere sono stati anni difficili. Ho preso anche il Covid”. Poi Domenico Diele, si scusa e lascia lo studio. Lucrezia Carnevale e Pierpaolo Episcopo spiegano al loro pubblico: “C’è una documentazione infinita su questa vicenda. Lui ha sempre raccontato tutta la verità, della patente, della droga e anche che il motorino, come sostiene la sua difesa, fosse senza luci. La pena ora l’ha scontata tutta ed è tornato a lavorare in televisione e nel cinema, ma ciò non toglie che lui sia consapevole di tutto e che si senta tutti i giorni il peso, fortissimo, di aver tolto la vita, senza volerlo, ad una persona. Diele ha ammesso tutte le sue colpe, certo aggravate dal fatto che avesse fatto uso di sostanze, anche se il giorno prima di mettersi in viaggio da Matera a Roma. Ancora oggi c’è chi lo critica, come se avesse provocato lui l’incidente. E questo è, secondo noi, pretestuoso. Noi gli abbiamo comunque fatto sapere che se vuole tornare a parlarci, siamo qui. Ci piacerebbe”.
Condividi questo contenuto:




