Dopo 55 anni, vive la tragedia di un anarchico
Ben al di là di uno spettacolo — che pure c’è, prepotente — oltre ogni appassionata rilettura di Dario Fo (che qui è vitale, per straordinaria macchina scenica) e considerato pure l’inaudito impegno artistico (di regia, teatro, attori, e modalità d’impianto), è necessario dire che il recupero, a 55 anni di distanza, di Morte accidentale di un anarchico di Fo e Rame realizzato da Antonio Latella con compagnia e produzione del Teatro Bellini di Napoli (sarà il primo spettacolo della prossima stagione 2025/26) è un vero ed esemplare gesto politico, ad altissimi livelli.
Nello spettacolo, si è tutti condotti al luogo del delitto, affacciati ai palchi della sala, con la platea occupata dall’enorme sagoma del corpo del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, morto il 15 dicembre 1969, tre giorni dopo la bomba di piazza Fontana, per caduta dal quarto piano della Questura milanese, attribuita a raptus.
A fare da caustico traino al lavoro è, come nel testo, il Matto cui l’istrionico, poliedrico e infaticabile Daniele Russo presta varie identità da fool ad uso di una post-inchiesta immaginaria su fatti e figure di quella tragica sera. Curiosità scomoda cui dà manforte una giornalista tipo l’Espresso (Caterina Carpio). Affettuoso tributo alle maschere di Fo sono i fantocci legati come zaini al questore (Annibale Pavone) e ai commissari (Edoardo Sorgente, Emanuele Turetta). Pantomime pop oggi ancora allarmanti.
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