Enrico Lucherini: lacrime, commozione e sorrisi ai funerali del press agent dei divi

Non è una lucherinata. Le lacrime – tante – si mescolano alle risate al funerale di Enrico Lucherini. Nella chiesa di San Bellarmino, a Roma, nel cuore dei Parioli, a due passi dalla sua casa, dal bar dove faceva colazione con il tavolino invaso dai giornali, c’è la famiglia del cinema e la sua famiglia, quella da cui fuggiva alla cena di Natale, come racconta con ironia il nipote Fabrizio. “C’erano parenti che non vedeva mai. Chiedeva : ‘Ma chi è quello?’, poi, quando si scartavano i regali, urlava: ‘Riciclato!!’”. Quindi il gran finale per la via della fuga, gettando il sospetto di essere stato avvelenato: “A quel punto salutava: ‘Scappo. Ho mal di pancia, il pesce era andato a male, la maionese era impazzita’. Lo diceva per raggiungere quella che considerava la sua vera famiglia, Gianluca, Irene e Nunzio”.

E Pignatelli, l’amica Ghergo e Bertolami sono seduti nelle prime file, insieme a Benny Lucherini, la nipote. Chissà se il press agent, scomparso a 92 anni, sapeva quanto gli volessero bene tutte le persone riunite in questa chiesa. C’è una sua foto, in cui sorride, ai piedi della bara. L’amministratore delegato di Medusa, Giampaolo Letta, sale sull’altare per le letture sacre, il parroco di San Bellarmino, don Antonio Magnotta, racconta come Lucherini fosse davvero libero e come la passione per il cinema abbia guidato la sua vita.

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Giuseppe Tornatore ricorda quando, timido regista che doveva fare promozione, poteva contare sulla sua presenza solida e rassicurante. “Caro Enrico – ha detto il premio Oscar- converrai con me come tutto questo non ti si addica. In questo momento ti vedo come un attore fuori ruolo. Quando ero ospite negli studi televisivi si metteva seduto in prima fila, dietro le telecamere, e mi faceva segno di sorridere. Hai lavorato tutta la vita non solo perché la gente amasse i film, ma perché i film amassero la gente. E quando hai avvertito che il mondo stava tornando verso l’oscurità hai preferito fare un passo di lato. Questa tua ultima lucherinata non ci è piaciuta ma ti vogliamo bene lo stesso”.

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Applaudono il produttore Riccardo Tozzi, l’avvocato Giorgio Assumma, Margherita Buy, Monica Guerritore con il marito Roberto Zaccaria, la presidente dei David di Donatello, Piera Detassis, il neo presidente di Cinecittà, Antonio Saccone, il direttore del Tg5, Clemente Mimun, Roberto D’Agostino, Marisela Federici, i registi Marco Risi, Vincenzo Salemme e Valerio Ruiz, la presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, Laura Delli Colli, l’agente cinematografica Moira Mazzantini, insieme a Cristiana Caimmi, Riccardo Tinnirello, Saverio Ferragina.

Carlo Verdone arriva con il fratello Luca. Nel suo saluto a Lucherini, si mescolano rimpianto e dolcezza. “Con Enrico abbiamo perso un po’ di leggerezza e quel sorriso che solo lui sapeva darci. Non era solo grande professionista ma anche grande psicologo, capiva subito le persone. Qualche sera fa” spiega il regista-attore “sono stato al ristorante, seduti nella sala c’erano altri due registi. Io ho salutato, mi hanno riposto con un cenno ma nessuno si è avvicinato. Io devo ringraziare Enrico perché era tra i pochi nell’ambiente del cinema che sapeva aggregare. Aveva la battuta tagliente ma era una persona profondamente buona. Sapeva sdrammatizzare le nostre ansie, è stato preziosissimo. Abbiamo perso un punto di riferimento importante. Io lo ringrazio per tutti i consigli che mi diede a inizio carriera”.

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Giovanni Malagò è commosso, ma il suo ricordo è esilarante. C’è la pura essenza di Lucherini, che l’estate, “per 25 anni, trascorreva la vacanze nella mia villa di Sabaudia. Gliela lasciavo”, racconta l’ex presidente del Coni “io andavo in barca, lui la odiava. Ma prometteva di occuparsi di tutto, e aveva trasformato la signora Katia, che si occupava della casa, in una formidabile pr. La sera, mentre innaffiava le piante, si faceva raccontare tutto quello che accadeva nelle altre ville. Siamo stati amici per 50 anni, penso di essere diventato una persona migliore anche grazie a Enrico”.

Lucherini odiava la retorica, era il primo a sdrammatizzare. E mentre in tanti si asciugano la lacrime, dopo che il parroco ha finito di aspergere la bara con l’acqua benedetta e l’incenso, parte la musica di That’s entertainment. Ma il saluto finale all’uomo che ha custodito i segreti dei divi e creato notizie dal nulla, è sulle note di Fai rumore di Diodato. Quel rumore che mancherà a tutti i suoi amici.

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