Fedez, il ritorno live è con le scuse a Sinner: “Colpa mia, non mi sono fatto capire”

Un palco minimal al centro, poco più che un monolitico rettangolone nero messo lì a fare la diagonale da un angolo all’altro del parterre, e una gabbia di led carica di immagini sospesa in alto e pronta a calare da un momento all’altro. E al centro della scena, Fedez, anche lui in total black, pronto a dare il via alla prima delle due date del suo “Ritorno a casa”, a dieci anni dalla prima volta qui, con il pianoforte di Bimbi per strada (ovvero Children di Robert Miles). È solo sul palco, attorniato dal pubblico che riempire tutti e quattro i lati di un Forum sold out. Insieme alle canzoni sfilano i visual, dal rosso di sfondo a immagini di megalopoli affollate a disegni robotici in bianco e nero che si muovono insieme ai bassi isterici da disco di “Sapore”. «Sono senza parole ragazzi, grazie mille. Sono passati dieci anni dal mio primo Forum, è bellissimo tornare a casa», dice prima che le note di introduzione ad Assenzio fanno urlare i fan. Un pezzo molto amato a giudicare da come viene cantato da tutti, o quasi. Ma è sul ritornello reggaeton che Fedez chiede alla sua gente di saltare e andare a tempo. «Le mani, Milano» ed è così che parte una specie di ola. «Il prossimo brano mi ha consacrato d’ufficio nell’élite dei grandi cantautori», dice come fa sempre nel caso della canzone che sta per annunciare. «Se per Guccini c’è l’Avvelenata e per De André c’è Bocca di rosa, per me c’è Pensavo fosse amore invece…».

Non c’è band né qualcosa che gli assomigli, Fedez ha deciso di tenere il palco da sé, con le basi sotto a pompare bassi che sconquassano l’aria e riempiono ogni spazio intorno. Ma è prima di Tutto il contrario, che già tempo fa gli ha procurato grane e polemiche a non finire (vedi Tiziano Ferro) che Fedez affonda sul tema caldo di questi giorni. Eh sì, proprio il caso sollevato per la rima su Jannik Sinner, ovvero: “L’italiano ha un nuovo idolo si chiama Jannik Sinner / Purosangue italiano con l’accento di Adolf Hitler”. E dunque, atteso all’angolo, Fedez non si nasconde: «Come faccio sempre, anche questa volta ho preparato delle strofe inedite. È successo un putiferio, quindi ci tengo a precisare», dice. «Ho scritto due righe per chiarire, ma preferisco parlarne davanti a voi e non dietro a uno schermo. Credo che se una rima non viene capita l’errore è di chi l’ha scritta. Tutto il contrario è un brano in cui prendo delle tesi e le porto all’esasperazione. Dico una cosa ma intendo il contrario. Ma in questo caso è stato un tentativo riuscito malissimo, volevo utilizzare la stessa lente per gli atleti che nascono in Italia e spesso non vengono considerati italiani per il colore della pelle, applicato al più grande sportivo italiano che abbiamo in Italia. Non ci sono riuscito e l’unica cosa che posso fare davanti a voi è chiedere scusa». Caso chiuso? Per Fedez sì, che dopo il pezzo infila Faccio brutto, Bella storia, Generazione boh.

Fedez si scusa con Sinner: “Parole sbagliate, non sono riuscito a spiegarmi”

Il canovaccio non cambia nemmeno per Problemi con tutti (Giuda) ma la prima variazione al tema arriva su 21 grammi con Fedez su una pedana che sale in alto nascondendosi all’interno della gabbia sospesa. Per L’hai voluto tu torna sul palco, che vive di riprese live e grafiche psichedeliche, mentre sembra dare enfasi alle parole del testo nel passaggio in cui canta “Ti fermano per strada perché sei qualcuno, ti chiedono le foto perché sei qualcuno, ti invitano alle feste perché sei qualcuno, e quante volte tu più che qualcuno avresti voluto essere qualcun altro”. Poi si mostra in un momento di commozione sincera: «Dieci anni fa su questo palco c’erano una persona a me molto cara», dice riferendosi a Fausto Cogliati, scomparso a 66 anni lo scorso gennaio. «Una persona che ha prodotto i miei primi dischi e l’anno scorso purtroppo ci ha lasciati, volevo dedicargli questo brano». La canzone è Sembra semplice, seguita da Piccole cose e Meglio del cinema. Si toglie la maglietta rimanendo a torso nudo per una Disco Paradise che fa ballare tutto il palazzetto. È il momento delle hit estive, dato che ora prende a cantare La dolce vita e poi Italiana, pezzo pubblicato nel 2018 con J-Ax.

Poi si ferma. «Leo, Iaia, questa è per voi», dice anticipando Prima di ogni cosa e facendo riferimento ai figli. Segue L’amore eternit e ormai il Forum è tutto suo. «Scateniamoci», dice ed entra Emis Killa per cantare insieme Sexy shop. «Da quanti anni ci conosciamo?», gli chiede alla fine. «Da una cifra fra’», risponde Emis Killa. «E quante volte abbiamo litigato?». «Più di quelle che si sanno». Sorrisi, saluti e poi Fedez che si fa serio: «Se non fosse per questa canzone credo che non sarei qui, senza battito non c’è musica, e la musica è il mio antidoto che uccide il rumore di fondo». Battito è il pezzo, la canzone portata all’ultimo Sanremo. E in tema Festival, arriva infine il turno di Marco Masini che sale sul palco intonando Bella stronza, fatta insieme all’Ariston nella serata delle cover. Cita Orwell per introdurre Si scrive schiavitù si legge libertà mentre per Cigno nero arriva Francesca Michielin a strappare applausi e a cantare facendosi largo tra un corpo di ballo vestito di nero e a volto coperto. Insieme fanno anche Chiamami per nome. «A X Factor si è rifiutata di farlo e se la sta facendo sotto», dice ora Fedez mentre lei sale sulla pedana semovente già calcata in precedenza dal rapper. «Ma possiamo dire una cosa, Milano? Questa sera è tutto Magnifico”. Il Forum canta, torce dei cellulari accese e agitate a tempo nel buio. Dopo Allucinazione collettiva, che allude in più punti a Chiara Ferragni dice: «I nostri racconti vanno avanti ma la storia non ci cancella, e io non rinnegherò mai una storia che ha dato vita a due figli stupendi». Si commuove, la voce rotta, ma poi cambia completamente registro con la sfacciataggine di Bocciofili e di Dai cazzo Federico. «Che chicca vi ho dato eh. Ma ora c’è qualcosa di delirante, voi non ci pensate. Saltate». E parte Alfonso Signorini (Eroe Nazionale) tra visual da videogame anni Ottanta e fuochi pirotecnici che sbuffano da terra verso l’alto, precedendo «una versione drum ‘n’ bass» di Mille con Orietta Berti accolta da un enorme applauso.

«Ti è piaciuta questa versione?», le chiede alla fine. «Tutto mi è piaciuto», risponde lei. Anche al Forum è piaciuta ogni cosa, pare. Anche “Vorrei ma non posto”, che accompagna, insieme a “Senza pagare”, il live verso la fine. Il ritorno a casa di Fedez è compiuto, mentre in metrò, sulla via del ritorno, ragazzi e ragazze cantano a squarciagola le sue canzoni.

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