Francesca Michelon: “Mi hanno accusato di aver provocato la morte di mio padre, Stefano D’Orazio”

Francesca Michelon ha deciso di postare. Lo fa a due mesi dalla sentenza del tribunale di Roma che ha riconosciuto che Stefano D’Orazio, il batterista dei Pooh scomparso nel 2020, è suo padre. Il post su Facebook è lungo e articolato. “Tutto è iniziato nel 2006 quando ho scoperto che il mio padre biologico non era la meravigliosa persona che mi aveva cresciuta, ma il batterista di una nota band”. Una scoperta che definisce “uno shock molto profondo” che apre dentro la ragazza un vero e proprio baratro.

Poi l’incontro con D’Orazio: “La primissima frase che mi aveva detto la ricordo ancora molto bene: ‘Ringrazia tua madre se sei viva, io le avevo proposto una crociera per liberarsi di te, menomale che non ha accettato!!!’. Per me si trattava di un’uscita divertente fatta per sdrammatizzare”. Un incontro si conclude tra i sorrisi e la promessa di volersi conoscere meglio, senza alcun rancore o imbarazzo.

Michelon precisa poi che “in tutte le occasioni in cui ci siamo visti io avevo sempre specificato che non volevo nulla da lui”, che è capitato che D’Orazio le comprasse un computer e non per sua richiesta. Dopo undici mesi, però, la loro frequentazione si interrompe. Tre anni di silenzio. Poi D’Orazio che “improvvisamente inizia ad andare in TV e giornali, lamentando che tra i suoi più grandi rammarichi nella vita c’era proprio quello di non aver avuto figli. Quelle sue dichiarazioni erano come pugnalate”.

Poi la ragazza gli fa recapitare una lettera scritta da un avvocato: “Dopo tre anni di umiliazioni ero giunta alla conclusione che non fosse giusto, che non mi ero meritata niente di tutto quello che era successo e quindi, avevo provato ad attirare la sua attenzione in quel modo”. Nulla cambia e così decide di intraprendere un’azione legale: “Non per soldi, non per fama o altro, perché avrei avuto davvero tante occasioni per approfittare della situazione, e in dieci anni non ho mai fatto nulla al riguardo, ma perché, crescendo, ho compreso che un figlio non si rifiuta così, e che il segno che lascia un atteggiamento simile può essere indelebile”.

Michelon racconta il suo dolore: ““Mi sono sentita dare della parassita, qualcuno ha addirittura scritto che avrei passato la vita dentro e fuori i tribunali vivendo in funzione di un tornaconto economico e nient’altro. E in coda al lungo post, la Michelon parla (senza citarla) della moglie di D’Orazio “Il processo è così ricominciato dopo la sua scomparsa ed è stata una guerra contro di me che va ben oltre ogni immaginabile previsione, in cui, tra le altre cose, sono stata accusata di aver provocato la sua morte”. Infine: “Quanto ancora devo sopportare? Quanto ancora posso stare zitta? Io non sono solita esporre i miei fatti personali, non l’ho mai fatto e avrei preferito continuare, ma non posso davvero accettare che vengano ribaltate le carte in questo modo. È troppo doloroso. E io non ce la faccio più”.

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