Gattopardo, Conte di Montecristo, Arte della gioia: quando la serie riporta il romanzo in classifica

Sulle edizioni storiche compaiono le fascette con i volti dei protagonisti: Kim Rossi Stuart, Deva Cassel, Benedetta Porcaroli, Saul Nanni con lo sguardo rivolto al lettore–spettatore avvolgono il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Tecla Insolia a testa in giù sul romanzo di Goliarda Sapienza e poi il libro di Alexandre Dumas pubblicato a puntate nel 1844 tornato negli scaffali dei più venduti.

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La serialità riporta romanzi storici in classifica. Non è una novità, succede ciclicamente, talvolta è un fenomeno che balza agli occhi con più forza perché arrivano sulle piattaforme più o meno contemporaneamente diverse serie tratte da libri e hanno successo. Come qualche anno fa era accaduto che nel giro di poche settimane i romanzi rosa di Julia Quinn, i gialli di Maurice Leblanc e i polizieschi di Alicia Giménez Bartlett erano tornati prepotentemente nelle classifiche delle vendite grazie agli adattamenti seriali che ne erano stati fatti.

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Eccoci di nuovo qui quindi a registrare in classifica il ritorno di alcuni classici. La scorsa settimana Il Gattopardo, pubblicato da Feltrinelli, era primo tra gli ebook, mentre questa settimana è settimo nella narrativa italiana. Il libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, l’aristocratico siciliano che si ispirò alla figura di suo bisnonno per tratteggiare quella del principe di Salina e lavorò al romanzo fino ai suoi ultimi giorni di vita (morì il 23 luglio del ‘57 per un tumore ai polmoni) senza vederne mai la pubblicazione è un classico spesso indicato anche nelle letture scolastiche e colpisce che sia di nuovo vendutissimo.

La scorsa settimana invece nelle classifiche dei tascabili c’erano L’arte della gioia di Goliarda Sapienza (primo) e Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas (terzo). Il primo è stato adattato da Valeria Golino e i suoi collaboratori in una serie in sei episodi che ha avuto l’anteprima al festival di Cannes, è uscita al cinema e ora è interamente disponibile su Sky e Now. Racconta la storia della bambina, poi adolescente, poi giovane donna Modesta nella Sicilia di inizio Novecento e arriva a metà del romanzo, supponendo una seconda stagione per la seconda metà. Un romanzo che – destino che lo accomuna a quello di Tomasi di Lampedusa – l’autrice non vide mai pubblicato, un libro disturbante, provocatorio, audace che Goliarda Sapienza terminò di scrivere nel 1967 ma che il marito, ormai vedovo, fece pubblicare a sue spese con una piccola casa editrice soltanto nel 1998. Un libro che raggiunse il successo in Francia, prima poi di essere nuovamente pubblicato in Italia dai colossi Einaudi e Mondadori. “Troppo scomoda Modesta per gli anni Settanta italiani – commenta la traduttrice e biografa Nathalie Castagné – Una donna senza ‘morale’ capace di uccidere per arrivare ai suoi obiettivi, che desidera, che vive la sessualità senza inibizioni, che non esita a rompere convenzioni e ruoli sociali, come sarebbe potuta passare nell’Italia democristiana ancora in lotta per il divorzio, l’aborto”.

Il secondo pubblicato come feuilletton sul Journal des débats tra il 1844 e il 1846 e parzialmente ispirato a fatti reali, presi a prestito dalla biografia di Pierre Picaud, ha avuto moltissimi adattamenti nel corso del tempo tra cinema e serialità. Soltanto quest’anno il film francese con Pierre Niney e Piefrancesco Favino (nel ruolo dell’Abbate Faria) è stato proposto su Canale 5 come una miniserie, mentre la versione con Sam Claflin nel ruolo del Conte ha avuto un boom di ascolti su Rai 1 riportando anche il romanzo, in Italia pubblicato da Einaudi, nuovamente in classifica.

Il rapporto tra romanzi e serialità è di osmosi: il successo dei primi innesca l’adattamento e le serie rilanciano la popolarità dei libri in un processo virtuoso che allarga la platea dei lettori. Saghe di successo, che siano i fantasy storici alla Trono di spade o i gialli alla Sherlock Holmes, per non parlare poi del fiorire della fiction italiana grazie ai gialli di Antonio Manzini sul vice ispettore Rocco Schiavone o Marco Malvaldi e i suoi vecchietti del BarLume, ma anche Mina Settembre di Maurizio De Giovanni, Imma Tataranni di Mariolina Venezia, ma prima ancora quel caso senza precedenti che sono stati i gialli di Andrea Camilleri e i suoi adattamenti.

Un fenomeno che ha esempi naturalmente anche nel mondo anglosassone, un caso su tutti: Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood. Pubblicato nel 1985, il romanzo distopico immagina che gli Stati Uniti sono rimasti solo due (Alaska e Hawaii) mentre gli altri 48 sono diventati la Repubblica di Gilead, un regime totalitario teocratico di ispirazione biblica vetero-testamentaria, dove l’infertilità delle donne per colpa dell’inquinamento ha diviso la società in classi: le Ancelle, rosse, donne schiave per la riproduzione, le mogli in blu che gestiscono la casa insieme alle “Marta” in grigio, infine le Zie, in marrone, sorta di Kapò che controllano le Ancelle. Il romanzo è stato adattato prima in un film e in uno spettacolo e infine in una serie di grande successo con protagonista Elisabeth Moss nei panni di June Osborne, un’ancella che riesce a ribellarsi. L’ultima stagione, la sesta, arriva l’8 aprile, chissà che non torni in classifica anche il romanzo dell’autrice canadese.

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