Gaza, storie da una tenda: i corti dei bambini che commuovono il mondo

Una giornata in tenda racconta la quotidianità di una famiglia sfollata: la mamma di buon mattino sveglia tutti, il marito e i bambini, e dà i compiti: chi deve andare a cercare l’acqua potabile, chi si mette in fila per il bagno, il papà con il bimbo più piccolo va al mercato per comprare un pollo, la mamma è in fila al forno per cuocere il pane, ma tutti tornano senza aver ottenuto nulla, la giornata in un campo profughi è un’avventura impossibile raccontata da 19 bambini rifugiati di Gaza City. Lascia che aggiustino i bambini, realizzato da un gruppo di ragazze tra 9 e 14 anni provenienti da Khan Younis, racconta invece di una famiglia che è appena entrata in una casa nuova, il trasloco, l’arredamento delle stanze, l’entusiasmo dei ragazzi, ma appena tutto è pronto inizia un bombardamento e in poco tempo l’alloggio appena inaugurato si ritrova con le finestre senza vetri, i muri rotti. Il padre vuole lasciare l’appartamento ma i figli della famiglia sono determinati a non andare via, fanno di tutto per aggiustare i muri rotti e il tetto danneggiato con un sistema fantasioso che magari è di difficile applicazione reale ma è un segnale di speranza.

La nonna che risolve tutto è la storia di un ragazzino che ha una camicia troppo grande, ma è l’unica cosa che la mamma ha trovato al mercato, “non ci sono più tutte le misure” gli spiega. Lui si rifiuta di indossarla, sicuro che verrà preso in giro, prova a farsi un abito di foglie ma gli amici gli chiedono ‘credi di essere Tarzan?’, un vestito di scatole di cartone ma non riesce a muoversi. Alla fine è la nonna a trovare la soluzione cucendo insieme pezzi di altri pantaloni e lanciando un nuova moda.

Sono tre titoli della trentina di cortometraggi della sezione Sunday Cinema, forme di resilienza presentata a La Guarimba International Film Festival, il piccolo grande festival di Amantea dal 7 al 12 agosto, arrivato alla tredicesima edizione. Quest’anno torna la grotta dei piccoli, realizzata con il patrocinio dell’Unicef, uno spazio dedicato appunto ai cortometraggi per i più giovani spettatori nel quale saranno presentati i lavori di Haneen Koraz, educatrice e formatrice di animazione stop-motion che, come persona sfollata internamente, ha vissuto nel campo profughi di Deir al-Balah e ha coinvolto bambini e ragazzi in molti laboratori creativi. Nel campo, Haneen e il suo team (Nour A-Jawad e Shorook Darwish) hanno condotto laboratori di animazione per donne e bambini, aiutandoli a far fronte agli orrori che hanno vissuto.

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Il festival calabrese, diretto da Giulio Vita e che quest’anno presenta 190 cortometraggi provenienti da 67 Paesi, è entrato in contatto con il lavoro di Haneen Koraz, tramite l’illustratrice e regista italo srilankese Valeria Weerasinghe, che sta collaborando con Animation Community 4 Palestine, una realtà che si occupa di diffondere su Instagram i diversi corti realizzati dai bambini. “Questa commovente raccolta di cortometraggi racconta le avventure quotidiane, le sfide e i sogni dei bambini che vivono a Gaza – dice Vita – Raccontate attraverso i loro disegni, voci e visioni creative, queste storie catturano momenti sia semplici che non ordinari: com’è vivere in una tenda, quanto si può sentire la mancanza delle uova per colazione o la storia di una giornata trascorsa con una nonna dispettosa. Attraverso l’umorismo, la sincerità e la resilienza, ogni film riflette l’immaginazione senza limiti e lo spirito dei giovani narratori”.

Il 22 agosto 2024 Haneen, Nour e Shorook sono state sfollate da Deir al-Balah, ma non hanno lasciato la Palestina e continuano il loro lavoro. Tutto il ricavato delle proiezioni alla Guarimba andrà ai loro laboratori. Per supportare i workshop di Haneen visitate la pagina GoFundMe.

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