Geppi Cucciari, il talento di essere se stessa: è lei la vincitrice di Sanremo

Sanremo – Viva Geppi Cucciari, che non cambia di una virgola il suo stile sul palco dell’Ariston e, nella serata di Roberto Benigni, si prende la scena. Strapazza Carlo Conti, lo prende in giro per i tempi rapidi (“te lo buco quell’orologio”), ironizza sul suo perbenismo, sulla prudenza e – per dirla in poche parole – lo mette in mezzo.

Festival di Sanremo “normalizzato”, troppo composto, che però piace così com’è: record di ascolti, le polemiche come si accendono si spengono. Lei dà la sua zampata: “Quest’anno neanche una pubblicità occulta? Una scarpa anti infortunistica, un adesivo per dentiere? Così facciamo contento il Codacons che non se la prende solo con Fedez”.

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Lancia il sondaggio sulla prossima conduttrice: “Lady Gaga per come canta o Augusta Montaruli per come abbaia”. È rapida, fulmina Conti che la guarda con una certa ammirazione. Gli piace fare la spalla, ed è chiaro che con lei trova pane per i suoi denti. Si diverte anche per quello. “Che progetti hai?”, chiede Geppi, “dimmelo subito se c’è un bambino prodigio anche stasera, che ci fa sentire tutti scemi”.

Da Splendida cornice al Festival di Sanremo, Cucciari è caustica (“cantano Shablo, Guè, Joshua, Tormento… Tutta gente senza onomastico”) e i rapper, inquadrati, ridono divertiti. Perché fa ridere e non spreca mai la battuta. Si parla molto delle donne in questo festival: le cantanti, alcune gattemorte, altre gattevive; delle co-conduttrici.

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Antonella Clerici aveva bisogno di portare le trofie al pesto sul palco per ironizzare sul fatto che qualcuno, quando fu scelta come conduttrice, non volle andare al suo festival perché “sapeva di sugo”? Forse no. Guardiamo oltre: il festival lo ha condotto da primadonna a prescindere – o per merito anche del sugo, visto che da regina del mezzogiorno si era portata dietro tutto il pubblico. E la Rai aveva giustamente puntato su di lei, che avrebbe assicurato grandi ascolti.

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Katia Follesa, Elettra Lamborghini e Miriam Leone avrebbero potuto dire che, forse, lo sketch sull’uomo ideale era vecchio, inutile e di rara bruttezza? Forse sì. Per cambiare le cose bisogna anche esporsi un po’, certo non gliel’aveva ordinato il medico di interpretare quella gag. Gliel’avranno proposto gli autori.

Cucciari, solida, è arrivata a Sanremo rispettosa ma portando fino in fondo se stessa. E lo ha spiegato bene: “Quando accetti un invito da un direttore artistico sei tu che entri nel suo mondo, questo non esula dal fatto che tu ci porti un po’ del tuo… Ci sono tanti pieni e vuoti che si possono riempire con il talento e il mestiere, uno si affida a entrambe le cose”.

In ascolto, ma con il suo temperamento, che è venuto tutto fuori: “Il festival è sempre troppo qualcosa e mai abbastanza qualcos’altro. I contenuti dipendono anche da chi guarda, dagli spettatori: questo vale per chiunque lo pensi, o ci stia dietro. Carlo ha raccolto un’eredità non facile e l’ha portata avanti con la sua personalità e il suo modo di vedere le cose”.

Aveva promesso di accompagnarlo e che sarebbe stata “presente a se stessa”. “Il rispetto non è debolezza, è una scelta”.
Sapersi imporre con intelligenza, anche.

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