Giancarlo De Cataldo ricorda Giorgio Faletti: “Non si vantava del talento”
ROMA – “Era un uomo che amava la vita, ha messo il talento in tutte le cose che ha fatto. Di vite, Giorgio Faletti, ne ha vissute almeno tre, e forse non bastano», dice Giancarlo De Cataldo. Comico, cantante, scrittore di best seller, sceneggiatore, sapeva farci ridere e commuovere; con Signor tenente, canzone indimenticabile, arrivò secondo al Festival di Sanremo nel 1994 e vinse il premio della critica. A undici anni dalla morte — il 4 luglio 2014 — viene celebrato col documentario Signor Faletti di Alessandro Galluzzi e Michele Truglio (anche autore con De Cataldo, Giuseppe Colella, Giovanni Filippetto; la consulenza è della moglie di Faletti, Roberta Bellesini), in onda stasera alle 21.20 su Rai3.
Giancarlo De Cataldo davanti alla sede della Cassazione
Un ritratto dell’attore che con Io uccido, best seller internazionale, diventò uno degli scrittori italiani più letti al mondo. «La cosa che gli dispiaceva di più», dice De Cataldo, tra i testimoni del film con Antonio Ricci, Nino Frassica, Paolo Conte, Angelo Branduardi, Paolo Fresu, Fausto Brizzi e Nicolas Vaporidis «era quando dicevano che i libri non li avesse scritti lui. Come sempre certe offese definiscono chi le pronuncia, non chi le riceve».

“Mio marito Giorgio Faletti, un grande narratore che temeva l’oblio”
«Non ci ha legato un’amicizia intima», spiega De Cataldo, «ma è stata una buona conoscenza, un rapporto privilegiato, negli anni si era creato un legame. Con Faletti ho condiviso momenti bellissimi. Ricordo quando ci ritrovammo in finale al Premio Camaiore: lui con Io uccido, io con Romanzo criminale e la giuria fece vincere il più debole, cioè il mio libro. Quando Einaudi organizzò l’operazione del giallo italiano, con i migliori autori, era perplesso, gli spiegai che senza di lui era impensabile». Ricorda i viaggi a New York e in Messico, le grandi mangiate «perché Giorgio», racconta l’ex magistrato, «non si tirava mai indietro. Era una persona estremamente divertente e profonda, dotata di grande sensibilità. Io ho amato Appunti di un venditore di donne, che era ambientato negli anni di piombo. Giorgio entrò in un contesto dominato da noi autori “sociali” con una storia piena di suspense, commovente». Popolare, amato dal grande pubblico (Drive in, e i film che lo consacrano, come Notte prima degli esami in cui interpreta il perfido professore soprannominato “la carogna”), Faletti rompe gli schemi.
«Per me il documentario avrebbe dovuto intitolarsi Minchia, signor Faletti», dice De Cataldo, «quella canzone segna un prima e un dopo, ebbe un effetto dirompente. Faletti ha sperimentato cadute e risalite, ma parlava sempre con saggezza. In fondo era un comico in declino quando ha vissuto la sua terza vita, quella di scrittore, un rilancio potentissimo. Non si vantava. Però, come tutti noi provinciali, era contento di tornare a Asti, dai compagni di scuola che lo avevano guardato un po’ così». La rivincita senza arroganza ha un sapore dolce.
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