Gli Shkodra Elektronike all’Eurovision, tra anima albanese e vita italiana
BASILEA – Tutta l’Italia, canta Gabry Ponte. Un pezzo che ha caratterizzato Sanremo e che oggi sembra quasi profetico anche per l’Eurovision. Perché, oltre a Lucio Corsi e allo stesso Ponte, approdato all’Eurovision attraverso San Marino, c’è un altro pezzo d’Italia sul palco di Basilea. Gli Shkodra Elektronike sono albanesi ma vivono in Italia, esattamente in Cadore.
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Vengono da Scutari ma sono ormai italiani a tutti gli effetti: Kolë Laca e Beatriçe Gjergji vivono e agiscono nel nostro Paese ormai da tempo. Si sono conosciuti proprio attraverso la musica: “Siamo arrivati qui io nel 1997 e Kolë nel 1992 – racconta Beatrice – e ci siamo conosciuti per caso. Io vivevo a Perugia e con la mia band di allora volevo proporre una cover di un brano albanese. Andai su YouTube per capire se qualcuno l’avesse mai fatta e ho trovato un video di Kolë che rifaceva proprio quella canzone in un modo che trovai fantastico. Gli ho scritto su Facebook, ci siamo conosciuti e poi è nato il progetto”.
“La cosa buffa – aggiunge Kolë – è che col tempo abbiamo scoperto che sua madre e mia nonna sono migliori amiche. E’ successo che parlando tra di loro si sono dette che i loro ragazzi avevano conosciuto una persona che proveniva da Scutari e che stavano suonando insieme. A forza di domande hanno scoperto che eravamo proprio noi due”.
La speranza è quella di veder accadere quello che auspicano nella loro canzone: “La nostra canzone parla proprio di questo, di un minuto di mondo giusto. Speriamo che quel minuto capiti a noi per poter portare l’organizzazione in Albania nel 2026”. Il loro arrivo in Italia è stato piuttosto avventuroso: Kolë è arrivato a Trieste a vent’anni (“Insieme a quelli famosi”, scherza) ma con una borsa di studio universitaria. Beatrice invece aveva sei anni e è sbarcata da vera immigrata: dopo vari cambi di città si è stabilita a Perugia. La loro totale integrazione non li ha però allontanati dalle radici musicali del loro Paese: “Noi siamo partiti riarrangiando con sonorità elettroniche canzoni tradizionali scutarine, alcune di queste vecchia anche più di 100 anni – spiega Kolë – da ragazzo pensavo fosse musica vecchia. Quando ho cominciato a suonare quei brani ho capito fossero moderni: quello che portiamo all’Eurovision ha una parte del testo in albanese letterario, che è quello che canta, Beatrice, e un’altra in dialetto ghego, che è quello parlato a Scutari. Le storie di questa canzoni raccontano vicende legate all’immigrazione: per questo sono ancora attualissime”.
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