Grace Ambrose dal Paradiso delle signore a Buccaneers: “La soap, la mia scuola. Muccino, uno spasso”

Grace Ambrose, mamma americana e papà italiano, nata a Roma 29 anni fa, ha capito che voleva fare l’attrice quando, a otto anni, è stata folgorata a teatro. Sul palco un saggio di fine anno e bambini della sua stessa età, “volevo disperatamente essere una di loro” ci dice. Oggi, dopo aver recitato per tre stagioni nella soap di Rai1 Il paradiso delle signore, nella serie Non ci resta che il crimine e nell’ultimo film di Gabriele Muccino ha avuto la sua grande occasione.

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È nella seconda stagione della serie Apple in costume The Buccaneers (dal 18 giugno), dal romanzo incompiuto di Edith Wharton, dove interpreta Paloma, una ragazza italiana che ospita Jinny, giovane donna scappata incinta da un marito violento.

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Come è arrivata a girare questa serie?

“Sono mezza americana ma nei progetti internazionali faccio sempre provini per ruoli da italiana. Fino a The Buccaneers però mi hanno sempre scartata perché il mio accento viene ritenuto troppo americano. Questa volta mi sono detta ‘non mi fregano’ e ho mantenuto l’accento italiano tutto il tempo, non solo nel provino. È andata bene e la mia agente per darmi la bella notizia si è finta un corriere e mi ha citofonato a casa con un pacco, Questo è il primo ruolo internazionale per me, è stata una bella soddisfazione”.

Paloma è un personaggio interessante.

“È una ragazza indipendente, estremamente sicura delle sue idee. Paloma si trova a ospitare Guy e Jinny nella loro fuga in Italia, un posto dove si sono nascosti per poter garantire la sicurezza a lei e al suo bambino. È lei a prendersi cura di loro. Trova subito una grande sintonia con Jinny mentre dubita di Guy e delle sue intenzioni. In generale è in allerta nei confronti degli uomini”.

La serie in costume, sentimentale, piena di musica contemporanea, mette l’accento sul tema del controllo, della violenza, del consenso con il personaggio di Jinny. Un tema che ci piacerebbe pensare appartenga all’Ottocento ma la cronaca tutti i giorni ci ricorda che non è così.

“Ciò che mi piace di The Buccaneers è il fatto che parli allo spettatore di oggi. La serie non è del tutto fedele a ciò che era o che noi crediamo che fosse l’Ottocento. Questi personaggi si muovono in una sorta di non tempo e non rispettano i canoni del dramma in costume. Le donne in particolare sono sfacciatamente loro stesse, in questa società non così diversa dalla nostra, che spinge all’omologazione, le donne al silenzio. Jinny soprattutto, ma tutti i personaggi femminili, vengono un po’ messi ai margini. In questa seconda stagione ancor più della prima però tutte le donne faranno sentire la loro voce a partire dalla protagonista Nan”.

Dove avete girato?

“La storia è ambientata a Porto Salvo, vicino a Gaeta. La serie però l’abbiamo girata in Croazia, sono stati scelti luoghi che ricordano un’Italia del passato”.

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La sfida di recitare in inglese con l’accento italiano come l’ha superata?

“Ho dovuto lavorarci come farei per un personaggio che ha un accento diverso dal mio, come se da romana dovessi lavorare sul napoletano. Mio papà parlava inglese con un accento molto forte italiano, ho cercato di imitare il suo modo di parlare. È stato faticoso ma molto stimolante anche perché un accento ti indirizza verso un carattere preciso”.

Quali sono le sue radici?

“Mia mamma è italo americana ma è nata e cresciuta negli Stati Uniti. Poi ha conosciuto mio papà che invece è italiano e si è trasferita qui. Io sono nata a Roma, ma tutta la parte della famiglia di mia mamma vive in America, mentre la famiglia di mio padre viene da Pisciotta vicino a Palinuro, in Campania. Ho tanti parenti e una casa in mezzo a un uliveto. Questa estate però vorrei passare un po’ di tempo in Sicilia, mentre tutti gli anni a Natale vado negli Stati Uniti per stare con mia mamma e mia sorella che vivono nel Michigan. Sono molto emozionata perché per la prima volta tutti i miei parenti americani potranno vedermi. ma soprattutto capirmi. grazie a The Buccaneers”.

Quando ha capito che voleva fare l’attrice?

“Ho visto uno spettacolo teatrale a otto anni e sono rimasta folgorata. In realtà non era uno spettacolo ma un saggio di bambini. A quel punto mi sono iscritta anche io a un corso di teatro. Non è stata una vera epifania, anche oggi mi dico… ‘finora lo sto facendo’. Poi chissà. Dopo il liceo sono andata negli Stati Uniti, a New York, e ho studiato all’American academy per un’estate e poi da lì tanto acting coach”.

Aveva un piano B?

“Più che averlo avuto ce l’ho ancora perché insegno teatro ai bambini. Ho diversi gruppi di età dai 4 ai 12 anniÈ qualcosa a cui non rinuncerei anche se dovesse decollare la mia carriera”.

Lei ha recitato per tre stagioni nel Paradiso delle signore, la soap di Rai1 ambientata nel grande magazzino milanese. Era la Venere Stefania Colombo. Bilancio?

“La mia formazione a dirla tutta è stata quella. In una produzione così, quotidiana, a ritmo continuo, sei obbligato a trovare le tue risorse. Non c’è il tempo per provare o sperimentare, ci vuole una grande immediatezza, allo stesso tempo però è un progetto di nove mesi, 160 episodi. Come attrice ho avuto modo di sperimentare emozioni diversissime, la linea dei personaggi cambia continuamente. È stato un grandissimo regalo per il lavoro ma è stato anche un porto sicuro dal punto di vista umano. Come un lavoro d’ufficio dove vai tutti i giorni”.

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Era nel film di Gabriele Muccino “Fino alla fine”.

“Sì un piccolo ruolo ma per me molto importante, perché era la prima volta che recitavo in inglese, interpreto una ragazza americana. E soprattutto ho conosciuto Gabriele, è stato uno spasso lavorare con lui”.

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È appassionata di musical. Sta provando a entrare in quel mondo?

“Era il sogno di mia mamma. Lei voleva fare l’attrice di musical, sono cresciuta con lei che cantava sempre e insieme suonavamo il piano. L’emozione più grande per me è a teatro assistere a un musical. No, non ci sto lavorando seriamente perché ho paura, è il mio sogno nel cassetto e se ci provo seriamente e non va temo di rimanerci proprio male. Prendo lezioni di canto, ma ci vado cauta”.

Film del cuore?

“Sono cresciuta col Mago di Oz. Nella mia adolescenza poi sono usciti Mamma mia, Hairspray… un’esplosione di energia e gioia. Avevo sedici anni, andavo al cinema e avrei fatto di tutto per essere al posto loro”.

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