Hulk Hogan, stasera in tv “Rocky III”: cinque curiosità dell’incontro con Stallone

Un tempismo involontario e straordinario: questa sera Canale 8 manda in onda Rocky III, il film in cui compare Hulk Hogan, il wrestler scomparso oggi a 71 anni che conobbe grande popolarità negli anni 80 tanto da essere ingaggiato da Hollywood. Nel film ha il ruolo di Thunderlips, “labbra tonanti”, avversario che il personaggio interpretato da Sylvester Stallone deve affrontare proprio all’inizio del terzo capitolo della saga dedicata a Balboa, in un combattimento per beneficenza. Un incontro che ha prodotto parecchi aneddoti. Eccone alcuni.

1) La lettera: “Ti cerca Stallone”

Ai tempi della realizzazione del film, Hogan lavorava per la World Wide Wrestling Federation (oggi WWE), e un giorno, appena tornato da una serie di combattimenti in Giappone, nell’arena di Allentown in Pennsylvania, dove venivano registrati i programmi tv dedicati al wrestling, gli venne dato un biglietto sul quale c’era scritto che Sylvester Stallone lo stava cercando, e di contattarlo appena possibile. Hulk pensò che si trattasse di uno scherzo, e cestinò il biglietto facendosi una risata. Tornò in Giappone e, al suo rientro negli Stati Uniti, ricevette di nuovo una lettera, con lo stesso contenuto: chiamare urgentemente Stallone. Stavolta non appallottolò la lettera, e pochi giorni dopo partì per Los Angeles.

2) Il contratto firmato sul ring

Quando Hogan arrivò a Los Angeles, e finalmente riuscì ad avere un incontro con Stallone, si decise subito per il provino: era esattamente la figura che la produzione del film stava cercando. E il provino, ovviamente, fu fatto sul ring. Andò benissimo, e fu proprio Stallone a proporgli il cachet: 10 mila dollari. Ma Hogan, che non aveva un manager che trattasse per lui, provò a contrattare: “Facciamo 15 mila”. Stallone chiuse il round: “Ne avrai 14 mila, e chiudiamo così”. E il contratto venne firmato proprio sul ring.

3) Il combattimento e la spalla (quasi) rotta

“Non provateci a casa, recitava un celebre slogan che precedeva anni fa, in tv, la messa in onda dei combattimenti di wrestling. Tutto finto? Certo, ma fatto ad arte, e talvolta con tale trasporto da diventare involontariamente “vero”. Almeno così andò sul set di Rocky III perché, come ha raccontato lo stesso Stallone, durante le riprese il trasporto di Hogan fu tale che, in una scena, quasi gli slogò una spalla. “A un certo punto – racconta Stallone – mi trascinò in un angolo, fece un salto altissimo e piombò con la tibia sulla mia clavicola. Crollai a terra, e dissi: non muovetemi, non toccatemi, dev’essermi uscito un osso di fuori. Per fortuna niente di simile era accaduto, ma mai nessuno mi aveva mai colpito con tanta potenza”.

4) Le dimensioni contano

Secondo il copione, i personaggi dovevano essere molto diversi, diametralmente opposti. Thunderlips doveva avere un aspetto il più possibile terrificante e per questo si puntò sulla sua altezza eccezionale: il wrestler era alto 2 metri (e un centimentro), Stallone un metro e 77. Poteva bastare? No, non era abbastanza. Nemmeno con i suoi 130 chili di muscoli. E fu per questo che, sul ring, Hogan fu “aiutato” da una pedana, come racconta un post pubblicato dal profilo di Sly.

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5) Il salto di Hogan: tre stuntmen all’ospedale

Sempre dai racconti di Stallone nelle interviste dell’epoca, a un certo punto del combattimento Hogan decise di lanciarsi verso il pubblico. Anche in questo caso, vista la stazza del personaggio, il gesto non fu senza conseguenze: tre stuntmen all’ospedale, e lui senza neanche un graffio.

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