I Am Martin Parr, il ritratto del fotografo più pop del Regno Unito. Ora in streaming su MYmovies ONE
«L’unico modo per amare il mondo è trovarlo divertente» ? sostiene Martin Parr, fra i più grandi fotografi documentaristi del nostro tempo. E infatti lui nel mondo ci si tuffa, con il suo obiettivo mette a fuoco la realtà nella sua banale quotidianità, seguendo le persone nelle loro più piccole – forse anche misere – attività di tutti i giorni.
Attraverso uno humour squisitamente britannico che fonde kitsch, grottesco ed empatia, Parr manifesta la sua autentica curiosità per l’umanità catturandone i gesti nelle situazioni più comuni.
Senza crudeltà, ma anche senza filtri, i suoi scatti ritraggono la realtà così come si manifesta, nella sua più spontanea assurdità.
Critica sociale, eccentricità, ironia e vicinanza umana sono gli ingredienti caratteristici delle immagini di un fotografo rivoluzionario, che ha fatto dell’uso della saturazione dei colori e della luminosità brillante i suoi elementi distintivi.
Eppure c’è stato un tempo in cui l’universo pop e visionario di Parr prendeva forma in bianco e nero. Ce lo racconta il collega Lee Shulman nel documentario I Am Martin Parr (2024), incursione nel dietro le quinte degli scatti dell’artista, ma anche narrazione dell’evoluzione del suo lavoro e del suo stile.
Attraverso le testimonianze di fotografi, galleristi e artisti ? da Grayson Perry al bassista dei Madness Mark Bedford, passando per la moglie Susie ? ripercorriamo la storia di Parr a partire dalla sua infanzia quando, trascinato dal nonno fotografo amatoriale e dai genitori appassionati birdwatcher, inizia a prendere in mano un obiettivo, per non lasciarlo mai più.
Negli anni ’70 arrivano i primi lavori, senza l’uso del colore però, perché secondo la visione dell’epoca «un fotografo serio doveva scattare in bianco e nero»: già qui, tuttavia, si intravede la sua filosofia artistica, la tendenza al documentario sociale, il suo spirito eccentrico e umoristico.
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Negli anni ’80 arriva la svolta al colore: Parr si tuffa nelle spiagge di New Brighton per fare di sdraio, ombrelloni, picnic sulla sabbia, persone stese al sole nelle posizioni più bizzarre il suo laboratorio sperimentale.
Instancabile e prolifico lavoratore, nel corso della sua carriera ha pubblicato oltre cento raccolte e ha dato vita a una fondazione che sostiene il lavoro di giovani fotografi documentaristi.
Ancora oggi, ama trascorrere le sue giornate fotografando e, grazie al film di Shulman, abbiamo la possibilità di seguirlo da vicino, vedendolo all’opera mentre si mimetizza tra la folla alla ricerca di quegli attimi fuggenti di tragicomica quotidianità.
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