I figli degli altri, un grande affresco al femminile sul tema della maternità. Guarda il film in streaming su MYmovies
Un’altra vita. È quella che sogna Rachel, un’insegnante di lettere di quarant’anni. Ama il suo lavoro, frequenta con entusiasmo le lezioni di chitarra, è legatissima alla sua famiglia, mantiene un ottimo rapporto con il suo ex ed è soprattutto innamorata di Ali. Non sa ancora se può avere figli anche se li vorrebbe.
Intanto conosce Leila, la figlia di quattro anni del suo compagno e ci si affeziona. Comincia così ad occuparsene come se fosse sua. In realtà per Rachel la situazione è più complicata di quello che sembra, sia nel rapporto con la bambina, sia nella relazione con Ali.
C’è un continuo scarto tra desiderio e la realtà nel quinto lungometraggio diretto da Rebecca Zlotowski, anche sceneggiatrice. Lo stesso che c’era in Planetarium e in Un’estate con Sofia, altri ritratti al femminile dove le protagoniste sembrano vivere in parallelo ‘un’altra vita’.
I figli degli altri si maschera da commedia sentimentale, soprattutto nella parte iniziale con la Tour Eiffel illuminata, i baci nelle passeggiate per Parigi di notte.
In realtà c’è un profondo dolore nel volto di un’ottima Virginie Efira, in un altro ruolo che rivela la capacità dell’attrice belga (naturalizzata francese) di entrare nel cuore di figure complesse come aveva già dimostrato quando è stata diretta, per esempio, da Justine Triet (Tutti gli uomini di Victoria) e soprattutto Paul Verhoeven (Elle, Benedetta).
Rachel infatti si porta dentro le cicatrici del suo passato e si confronta con il tempo che passa; il ginecologo, interpretato dal grande documentarista statunitense Frederick Wiseman le dice: “Se lei vuole avere figli, il momento è adesso”. I figli degli altri è certamente un film sulla maternità: il modo in cui la protagonista guarda Leila mentre dorme, l’abbraccio e le lacrime con la sorella dopo che è nato il suo bambino, il rapporto con il suo studente Dylan che ha sempre difeso malgrado il basso rendimento scolastico.
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Ma mostra anche la fragilità delle relazioni sentimentali e tutti gli elementi esterni che fanno parte della quotidianità che potrebbero metterle in crisi da un momento all’altro. Roschdy Zem, nel ruolo di Ali, ama Rachel. Ma forse non basta. È diviso tra quello che prova per la sua compagna, le responsabilità nei confronti di Leila e il rapporto mai risolto con la sua ex, Alice (Chiara Mastroianni), mamma della bambina.
C’è una scena che per la protagonista rappresenta un brusco risveglio: dopo essere scesa dal treno, Leila inizia a correre perché vuole la madre. Questo sarà il primo segnale di rottura, l’inizio di un continuo contrasto tra allontanamenti e avvicinamenti, prima dell’epilogo sottolineato anche con una didascalia.
I figli degli altri, inoltre, parla d’amore ma anche di morte: il riferimento alla scomparsa della madre di Rachel morta in un incidente quando aveva nove anni, la mamma di una compagna di judo di Leila gravemente malata.
Presentato in competizione alla 79esima Mostra d’Arte Cinematografica del Cinema di Venezia, il film richiama direttamente anche Kramer contro Kramer. Virginie Efira può apparire come la versione al femminile di Dustin Hoffman. Il modo in cui Rachel cerca di costruire un rapporto con Leila somiglia a quello di Ted Kramer con il figlio Billy dopo essere stato lasciato dalla moglie. Poi c’è una citazione diretta ed è l’uso nella colonna sonora del concerto per Mandolino RV 425 di Antonio Vivaldi.
Infine, come ha sottolineato Rebecca Zlotowski parlando di Virginie Efira “la sua intelligenza recitativa, la sua generosità, la sua dignità, la pongono come erede di quelle protagoniste femminili la cui ombra aleggiava sopra il film: Meryl Streep, Jill Clayburgh e Diane Keaton”.
In queste parole, emerge il modello verso il dramma al femminile del cinema statunitense tra la seconda metà degli anni Settanta e gli Ottanta. Oltre a Kramer contro Kramer, I figli degli altri guarda anche a Spara alla luna di Alan Parker e Una donna tutta sola di Paul Mazursky, che vedevano protagoniste proprio Diane Keaton e Jill Clayburgh.
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