Il cinema si mobilita per Gaza, appelli e manifestazioni alla Mostra di Venezia: “Bisogna reagire”
Il Lido di Venezia si prepara ad accogliere non solo il red carpet e il glamour della Mostra del Cinema ma anche mobilitazioni e proteste legate al dramma in corso a Gaza, con l’obiettivo dichiarato di rompere il silenzio e dare voce all’orrore di un conflitto che continua a mietere vittime civili.
Laura Morante: “Su Gaza noi artisti dobbiamo alzare la voce, restare zitti è da mostri”
Due sono gli appelli principali che stanno circolando tra artisti, registi, e operatori culturali, a testimonianza di un sentire comune che cresce e si fa sempre più urgente. Il primo è il nuovo appello del collettivo #NoBavaglio, firmato da nomi di spicco del panorama artistico italiano come Fiorella Mannoia, Valeria Golino, Moni Ovadia, Corrado Guzzanti, Laura Morante, Gabriele Salvatores, Paolo Rossi e molti altri. “Condanniamo il genocidio in corso a Gaza e tutte le guerre globali” si legge nel documento, che rivendica anche la libertà d’espressione, il diritto all’informazione, e il ruolo sociale e politico dell’arte. Il testo sostiene apertamente la manifestazione convocata per sabato 30 agosto, alle ore 17, presso Santa Maria Elisabetta al Lido.
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Accanto a questo, viene rilanciato anche l’appello diffuso durante l’ultimo Festival di Cannes e aggiornato alla luce dell’aggravarsi della situazione a Gaza. Firmato da figure di rilievo internazionale come Pedro Almodóvar, David Cronenberg, Alfonso Cuarón, Yorgos Lanthimos e Mark Ruffalo, il testo prende spunto dalla tragica uccisione della fotogiornalista Fatma Hassona – protagonista del film Put Your Soul on Your Hand and Walk di Sepideh Farsi – per ribadire la responsabilità etica del mondo artistico. “Rifiutiamo di permettere che l’arte sia complice dell’orrore. Bisogna reagire. Bisogna chiamare le cose con il loro nome”, recita l’appello.
Anche la selezione ufficiale della Mostra non resta indifferente. Due film affrontano direttamente la questione palestinese: The voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania, che racconta la storia vera di una bambina rimasta intrappolata in un’auto sotto attacco a Gaza, e Who is still alive di Nicolas Wadimoff, che dà voce ai sopravvissuti in fuga dalla Striscia di Gaza.
Gaza, denunciato un ufficiale per la morte di Hind Rajab, la bimba uccisa mentre chiedeva aiuto
Il film della regista tunisina Kaouther Ben Hania ricostruisce un fatto di cronaca accaduto il 29 gennaio 2024 quando i volontari della Mezzaluna rossa ricevettero la telefonata di una bimba, Hind Rajab, rimasta intrappolata in un’auto a Gaza, al momento unica sopravvissuta della sua famiglia dopo un attacco dell’esercito israeliano. Gli audio delle telefonate in cui la bimba disperatamente chiede aiuto, resi noti da Repubblica, sono diventati simbolo e prova dei crimini di guerra commessi nella Striscia. Il direttore Alberto Barbera durante la presentazione del programma si è commosso raccontando la storia del film e si è augurato che la proiezione susciti “emozione e non polemiche”, anche per il metodo che è stato utilizzato, ovvero ricostruire in fiction la storia ma utilizzando le autentiche telefonate della bambina con lo zio, la mamma che non era in auto e i volontari.
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