Il Lunedì del Cinema: online il 27 ottobre ‘I figli del fiume giallo’, struggente epopea di fedeltà e sopravvivenza
In bilico tra il mélo e il gangster movie, I figli del fiume giallo segna uno dei vertici della filmografia di Jia Zhang-ke, il cineasta che più di ogni altro ha saputo tradurre in immagini il volto mutevole della Cina contemporanea.
Protagonista è Qiao (una straordinaria Zhao Tao, musa del regista), compagna di Bin, un piccolo boss di provincia. Li vediamo muoversi tra sale da biliardo, locali notturni e paesaggi industriali in dismissione: un’umanità sospesa fra miseria e desiderio, fra tradizione e scorie del capitalismo.
Il lunedì del cinema, in streaming il 27 ottobre il film ‘I figli del fiume giallo’
Presentato in concorso a Cannes, il film s’inscrive in quella linea poetica che da Platform a Still Life racconta, attraverso storie d’amore e disillusione, l’impatto devastante della modernizzazione sulla memoria, sui legami e sui corpi. Ma qui Jia raggiunge una limpidezza stilistica e un’intensità emotiva che fanno pensare a un’epopea sentimentale capace di farsi insieme cronaca e elegia.
Quando Bin viene aggredito da una banda rivale, Qiao gli salva la vita sparando con la sua pistola: un gesto d’amore e di fedeltà assoluta, ma anche la sua condanna. Arrestata, trascorre cinque anni in prigione; al suo ritorno, l’uomo che aveva difeso non la aspetta più.
Da questo punto in poi, I figli del fiume giallo diventa un viaggio di metamorfosi: Qiao attraversa città fantasma, villaggi sommersi dal progresso, paesaggi dominati da dighe e treni ad alta velocità. Tutto è cambiato, tranne lei. La donna che riemerge dal carcere è più forte, ma anche più sola: testimone di un mondo che non riconosce più.
La sua ostinazione non ha nulla di eroico: è una forma di sopravvivenza interiore, un modo per restare umani dentro la marea impersonale del mutamento economico.
Jia Zhang-ke orchestra questo percorso con una struttura in tre atti che attraversa quindici anni di storia cinese, mescolando digitale e pellicola, realtà documentaria e finzione melodrammatica.
Nella seconda parte, il tono si fa quasi mistico: Qiao vaga lungo il fiume Yangtze, emblema di una nazione che scorre inarrestabile, travolgendo tutto ciò che incontra.
Come nei migliori film del regista, lo spazio assume una funzione drammatica: le miniere abbandonate, i casinò improvvisati, i paesaggi post-industriali parlano più delle parole, restituendo la sensazione di un tempo che divora se stesso.
Qiao diventa così un personaggio quasi bressoniano, attraversato da una grazia ostinata, da un sentimento di resistenza che sopravvive alla delusione, al cinismo, al collasso delle illusioni collettive.
Il Lunedì del Cinema, ogni settimana un grande film in streaming da vedere insieme. Ecco i prossimi appuntamenti
Alla fine, Qiao resta ferma, immobile, a contemplare ciò che resta del suo mondo. Non c’è catarsi, né redenzione, ma una dolce accettazione della caducità. Come la corrente del fiume, il tempo non si ferma; eppure, nelle pieghe di quell’inarrestabile scorrere, Jia Zhang-ke trova il luogo segreto in cui il cinema – e forse la vita stessa – può ancora fermare un volto, un gesto, un amore.
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