Il Lunedì del Cinema: online il 3 marzo Il caso Spotlight, film spartiacque vincitore di due premi Oscar
A dieci anni dall’uscita nelle sale, Repubblica e MYmovies, in collaborazione con BiM, presentano la visione collettiva su MYmovies ONE del film di Tom McCarthy vincitore della statuetta più prestigiosa alla cerimonia degli Oscar nel 2016.
Il film, che in quell’edizione vinse anche il premio per la Miglior Sceneggiatura, superò la concorrenza di candidati come Mad Max: Fury Road di George Miller, Il ponte delle spie di Steven Spielberg, La grande scommessa di Adam McKay, Sopravvissuto – The Martian di Ridley Scott, Revenant – Redivivo di Alejandro González Iñárritu.
Spotlight è il nome del team investigativo della redazione del Boston Globe che nel 2001 inizia ad indagare e fare luce su numerosi casi di preti pedofili insabbiati dall’Arcidiocesi di Boston (non esiste dunque nessun “caso Spotlight”, come nel fuorviante titolo italiano).
Il film ripercorre la vera storia dell’inchiesta — che nel 2003 valse al Boston Globe il premio Pulitzer per il servizio pubblico — potendo contare su una sceneggiatura serrata e limpida, premiata come dicevamo anch’essa con l’Oscar.
Il caso Spotlight recupera la tradizione e il fervore del grande cinema civile americano, con un chiaro richiamo a Tutti gli uomini del presidente (1976) di Alan J. Pakula, riproponendo l’immagine di un giornalismo eroico che non arretra davanti a un potere forte in nome della verità e della giustizia.
Se nel film di Pakula con Dustin Hoffman e Robert Redford sul Watergate nato dall’inchiesta del Washington Post il bersaglio potente era la presidenza Nixon, qui lo scandalo riguarda l’autorità ecclesiastica e assume dimensioni impressionanti (circa 250 sacerdoti coinvolti, per 1500 vittime di abusi sessuali nel corso dei decenni).
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La regia di McCarthy è asciutta, onesta e non retorica, al servizio della storia esattamente come il cast di primo livello. Liev Schreiber è il nuovo direttore del Boston Globe Marty Baron che decide di scuotere la città più cattolica d’America spingendo alle indagini la sua squadra di giornalisti, in particolare Michael Rezendes (Mark Ruffalo), Walter Robinson (Michael Keaton), Sacha Pfeiffer (Rachel McAdams), Matt Carroll (Brian d’Arcy James).
Dialogo dopo dialogo, tutti loro ci comunicano sia l’etica del mestiere e gli sforzi per abbattere il muro di omertà, sia lo smarrimento e i dubbi di fronte al progressivo svelamento della verità.
Senza trionfalismi, il film riflette sulle responsabilità non solo dei vertici della Chiesa che hanno colpevolmente occultato lo scandalo ma anche di chi, pur essendone venuto a conoscenza (e pure all’interno dello stesso Boston Globe), per lungo tempo non ha aperto bocca.
Ambientato all’inizio del nuovo millennio, appena prima dell’11 settembre, Il caso Spotlight è in fondo anche un film su un giornalismo che non c’è più, in cui risuona ancora il rumore novecentesco della carta stampata. Di lì a poco l’avvento dell’era di internet e dell’online avrebbe cambiato tutto. E la velocità dell’informazione ne avrebbe fagocitato il peso e l’accuratezza.
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